Dai campionati giovanili alle Olimpiadi: tre arbitre italiane che brillano nel Taekwondo

Dai campionati giovanili alle Olimpiadi: tre arbitre italiane che brillano nel Taekwondo
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Nella crescita del taekwondo italiano, c'è una certezza che la Federazione Italiana Taekwondo (FITA) ha trasformato in filosofia operativa: il merito non conosce genere. La classe arbitrale azzurra ne è l'esempio più cristallino, dove competenza e professionalità disegnano gerarchie che guardano solo alla qualità del lavoro svolto.

Tre nomi emergono come simboli di questa crescita: Kimberly e Ilaria, coordinatrici arbitrali negli eventi nazionali, ed Erica Fornaro, prima ufficiale di gara italiana a raggiungere dopo un lungo percorso il palcoscenico olimpico. Tre percorsi diversi, tre contesti distinti, un'unica testimonianza della maturità raggiunta dal movimento arbitrale del taekwondo italiano.

Il lavoro di squadra: Kimberly e Ilaria coordinano l'eccellenza

Le vedi muoversi tra i campi come direttrici d'orchestra che coordinano una sinfonia complessa. Kimberly e Ilaria hanno assunto il ruolo di team leader degli ufficiali di gara durante gli eventi nazionali, gestendo una macchina organizzativa che coinvolge decine di arbitri distribuiti su tutti i campi di gara.

"Il taekwondo ha tante sfaccettature", spiega Kimberly mentre coordina con cenni d'intesa il lavoro dei colleghi. "Puoi fare carriera come atleta, allenatore, ma anche come ufficiale di gara. I percorsi sono molteplici." La loro responsabilità va oltre la semplice direzione: supervisionano team leader che gestiscono ogni singolo campo, intervengono nelle situazioni complesse, garantiscono standard qualitativi costanti.

Il lavoro di squadra è il vero segreto del successo. "Sotto di noi abbiamo nominato dei team leader che gestiscono, con la loro squadra arbitrale, ogni singolo campo di gara", precisa Kimberly. "Se ci dovessero essere questioni di difficile risoluzione, interveniamo noi come responsabili ultime." Una struttura gerarchica dove ogni livello ha responsabilità precise e la competenza diventa l'unico parametro di valutazione.

La crescita del movimento arbitrale: professionalità senza distinzioni

"Se ripenso a tutta la strada fatta per arrivare sin qui: un lungo percorso", riflette Ilaria con quella consapevolezza che appartiene a chi ha attraversato ogni gradino della crescita. "Non crediate che anche qui non ci sia stata una gavetta da affrontare."

Il suo percorso racconta un'intera generazione: responsabile del peso degli atleti, poi al video replay, sui campi di gara come giudice d'angolo e arbitro centrale, fino al ruolo di team leader. Ogni gradino conquistato con dedizione e professionalità.

La FITA ha fatto una scelta precisa: eliminare qualsiasi distinzione di genere nell'assegnazione dei ruoli di responsabilità. "Ho sempre fatto tutto con amore e passione, rendendomi il più disponibile possibile, a partire dalle gare regionali", continua Ilaria con commozione evidente.

"La cosa che mi piace del taekwondo è che è alla portata di tutti: bambine e bambini, ragazze e ragazzi, donne e uomini", riflette. Una filosofia che si riflette nell'organizzazione arbitrale: merito e preparazione come unici criteri di selezione.

Erica Fornaro: dal Kim&Liù alle Olimpiadi di Parigi 2024

In un contesto completamente diverso ma altrettanto significativo, Erica Fornaro ha scritto una pagina di storia diventando il primo arbitro italiano a dirigere gare ai Giochi Olimpici. "Le Olimpiadi rimarranno per sempre indelebili nella mia mente", confessa con un'emozione ancora palpabile, quella stessa commozione che l'ha portata alle lacrime di gioia nel momento più alto della sua carriera.

Il suo percorso rappresenta l'apice di una crescita che parte dal basso e tocca ogni tappa del movimento arbitrale: "Kim & Liù, Campionati Italiani, Mondiali, Europei sino a Parigi 2024." Un'ascesa metodica che ha richiesto anni di preparazione maniacale e aggiornamento costante, dove ogni fischietto suonato è stato una lezione appresa.

"È stato il frutto di un percorso di cui sono orgogliosa: una strada che è partita dal basso e dalla voglia e dalla mentalità di considerare ogni singola gara davvero importante come se fosse un'Olimpiade", riflette Erica. La sua presenza sui tatami olimpici non è stata solo un traguardo personale, ma il simbolo dell'eccellenza raggiunta dall'intero movimento arbitrale italiano, la dimostrazione che la preparazione italiana può competere ai massimi livelli mondiali.

Una classe arbitrale che cresce: il futuro del taekwondo passa attraverso la competenza

Il quadro che emerge è quello di una classe arbitrale italiana in costante evoluzione. Come sottolinea Ilaria, "gli arbitri si allenano e si aggiornano costantemente per una disciplina che cambia le sue regole", dimostrando che la preparazione richiede lo stesso impegno degli atleti.

Il riconoscimento di queste eccellenze conferma che il movimento italiano sa valorizzare i propri talenti. La FITA ha dimostrato che quando il merito guida le scelte, i risultati arrivano naturalmente, creando un ambiente dove competenza e professionalità sono gli unici parametri che contano.

Il futuro del taekwondo italiano passa attraverso queste storie di crescita silenziosa ma costante, dove ogni fischietto diventa strumento di eccellenza e ogni decisione contribuisce a scrivere pagine di storia sportiva che guardano avanti con fiducia e determinazione.

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