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Infermiere diabolico uccide lo zio della compagna manomettendo il macchinario dei sedativi

Dopo aver somministrato l'overdose letale, aveva anche comprato un bilgietto aereo per fuggire all'estero.

Infermiere diabolico uccide lo zio della compagna manomettendo il macchinario dei sedativi
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E' accusato di aver ucciso lo zio della moglie, manomettendo il macchinario dell'ospedale che gli forniva sedativi. Un gesto diabolico, compiuto, secondo quanto ipotizzato dagli inquirenti, dal più insospettabile degli infermieri. Ma ciò che sfugge è il movente che ha portato l'uomo a commettere l'omicidio.

Uccide lo zio manomettendo un macchinario

Da Prima Milano Ovest

Tutto è iniziato il 12 ottobre 2020 quando è stata formalizzata una denuncia da parte di un medico in servizio al "Salvini" di Garbagnate, nell'Alto Milanese. Il dottore, descrivendo la situazione di un malato terminale sottoposto a ventilazione polmonare meccanica in trattamento con terapia sedativa a pompa, aveva rilevato una somministrazione in due giorni precedenti di una dose particolarmente elevata di farmaci sedativi, dovuta alla manomissione della programmazione del macchinario utilizzato. E questo ne aveva provocato, presumibilmente, il decesso.

Le indagini

Gli accertamenti da parte dei Carabinieri sono partiti immediatamente. E le indagini hanno subito sortito effetti: il personale medico ha raccontato ai militari dell'Arma di aver notato un soggetto di sesso maschile intento ad "accudire" la vittima. Per gli infermieri l'uomo era il nipote. Ma non c'era la certezza assoluta. Per chiudere il cerchio è stato necessario acquisire molte più informazioni.

Gli accertamenti

La cartella clinica del deceduto rilevava una totale convergenza dei dati clinici con le dichiarazioni rese dai sanitari. Inoltre grazie all’analisi del “data logger” (registro eventi) del macchinario di infusione dei medicinali da parte di personale tecnico specializzato è stato possibile verificare che, esattamente nelle serate del 9 e 10 ottobre, il macchinario aveva registrato rispettivamente 3 e 2 “boli”, vale a dire delle infusioni immediate di un quantitativo di medicinali a velocità notevolmente superiore a quella prevista dalla terapia prescritta al paziente.

Un controllo incrociato

Le successive analisi dei filmati di videosorveglianza dell’ospedale, a seguito anche di controllo incrociato con i dati ricavati dall’analisi dei tabulati telefonici dell’utenza mobile in uso all’indagato - risultato essere un infermiere professionale e già operatore di rianimazione, nonché conoscitore del funzionamento della pompa di infusione - hanno consentito di appurare l’esclusiva presenza dello stesso ad accudire la vittima nei giorni in questione. Circostanza corroborata dal fatto che quest’ultimo, a causa delle restrizioni all’accesso dovute all’attuale pandemia da virus SARS-COV-2, era l’unico detentore dell’apposito pass rilasciato dall’ospedale per le visite in favore del defunto.

Il piano di fuga

Infine, durante il monitoraggio degli spostamenti dell’indagato, i Carabinieri hanno scoperto che lo stesso, la mattinata del 22 ottobre, non si era presentato a lavoro senza nessun valido motivo. L’immediata analisi dei tracciati del dispositivo G.P.S. installato sull’autovettura del sospettato ha però fatto emergere come il veicolo fosse in sosta nel parcheggio dell’aeroporto di Milano – Linate e che il 49enne aveva prenotato un volo di sola andata per Parigi.

Un piano diabolico, ma perché?

Il più insospettabile degli infermieri che diventa un omicida. Ma perché? E' un vero e proprio giallo quello che si è consumato nell'ospedale di Garbagnate Milanese. Ma se sulla dinamica del fatto ci sono ormai ben pochi dubbi, sono le motivazioni a sfuggire alla comprensione.

Da quanto tempo l'infermiere covava il piano diabolico? E la compagna era d'accordo? E quale sarebbe il vantaggio di compiere un tale gesto? Per gli inquirenti è impossibile al momento escludere tutte le piste. Da un lato, al vaglio, ci potrebbe essere stata la volontà di evitare all'anziano ulteriori sofferenze, dall'altro lato, però, potrebbe esserci una ragione economica. E l'eventuale coinvolgimento della sorella.

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