L'intervento

"Magnodeno, non si metta la testa sotto la calce"

"Il tempo stringe e il momento delle scelte radicali, per quanto ci riguarda, non è più rinviabile"

"Magnodeno, non si metta la testa sotto la calce"
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Di Costantino De Capitani del dipartimento ambiente provinciale di Sinistra e Lavoro Lecco

Sono cento anni che le varie aziende che si sono succedute nel tempo hanno realizzato e continuano a realizzare enormi profitti sfruttando l’ambiente, il territorio, escavando materiale dal Magnodeno.

Ora la richiesta di Unicalce, per ampliare la possibilità di escavare  altri aggiuntivi 2,8 milioni di metri cubi,  quando ne ha ancora a disposizione 2 dei quattro improvvidamente autorizzati fino al 2024, è quanto meno per quanto ci riguarda da considerarsi come una istigazione a fare profitti da violenze ambientali.

In concreta funzione attiva interna al GREEN NEW DEAL italiano, che indica negli interventi interni al grean city e territorio il pieno recupero delle aree degradate, aumentando del 30% le aree da tutelare, auspichiamo che il Comune di Lecco respinga senza se e senza ma la richiesta di Unicalce per ottenere l’autorizzazione ad incrementare di 2,8 milioni la già pesante per i cittadini e l’ambiente convenzione in essere che scadrà nel 2024. Convenzione che, per gli anni a venire, nonostante le aggrovigliate e arzigogolate competenze e legislazione che coinvolgono in vario modo Regione, Provincia e Comune non dovrebbe più essere rinnovata.

Ad Unicalce, che nel suo manifesto etico pubblicato sulla stampa locale chiede perché questi timori ad ampliare, senza alcuna spocchia osserviamo che la cava non è una piantagione profumata di limoni e cedri, ma un velenoso ed obbrobrioso attacco ambientale, che può e deve essere stoppato. 

L’estrazione di materie prime nel XXI secolo è aumentata di ben 23 volte: non è sostenibile. Qualcuno l’ha già capito: Amsterdam per esempio, ha deciso per una netta “economia circolare” nel 2050 tutti i materiali da utilizzare nei nuovi cantieri saranno riciclati da vecchie costruzioni. A Zurigo già adesso costruiscono palazzi con cemento riciclato al 90%(fonte “il venerdi” di Repubblica del 26 marzo 2021).

A chi pone giustamente l’attenzione sui problemi occupazionali, che potrebbero essere usati come ricatto dalla parte aziendale, in un momento fra l’altro di crisi economica, aggravata anche dalla pandemia, ci permettiamo sommessamente di appuntare che i lavori di ripristino, recupero e valorizzazione ambientale del Magnodeno e la messa in sicurezza da rischi idrogeologici di tutto il territorio, non solo assorbirebbero gli attuali addetti, ma allargherebbero anche la buona occupazione.

La condivisione pressoché unanime per una promozione della transazione ecologica dell’economia impone che l’ambiente, in questo caso il recupero del Magnodeno, non sia più un problema di nicchia, ma diventi nei fatti e non nelle sole parole questione strategica anche per l’economia.

Il Comune ri-disegni, ri-colori, ri-qualifichi quindi il Magnodeno, per tutti e non per i profitti privati.

Per quanto riguarda poi il problema centrale del recupero delle parti di Magnodeno, adeguatamente fruibili e ambientalmente valorizzati, che devono ritornare, pur nei tempi e nei modi giuridici e politici necessari, ai cittadini, forse è il caso che il Comune chieda subito, ora, un supporto di idee tecnico progettuali al Dipartimento di Scienze dell’Ambiente  e del territorio e di Scienze della terra dell’Università di Milano-Bicocca.

Il tempo stringe e il momento delle scelte radicali, per quanto ci riguarda, non è più rinviabile.

Costantino De Capitani del dipartimento ambiente provinciale di Sinistra e Lavoro Lecco

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