L'intervento

"Cave sul Magnodeno, la storia (passata e recente) individua le responsabilità"

"Il Comune si è impegnato e ha incassato un progetto ancora più negativo rispetto alla ri-armonizzazione ambientale e alla ridestinazione ad uso pubblico."

"Cave sul Magnodeno, la storia (passata e recente) individua le responsabilità"
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Di Comitato "Salviamo il Magnodeno"

Con l’autorizzazione al PAUR di venerdì 14 maggio, la Provincia di Lecco ha rilasciato la disponibilità tecnica per autorizzare l’escavazione di 2.791.000 m3 dalla cava di Vaiolo Alta a Lecco. Un’autorizzazione sostenuta anche dai pareri favorevoli degli uffici tecnici del Comune di Lecco e di Regione Lombardia. Il progetto proposto da Unicalce S.p.a. ha così superato la valutazione d’impatto ambientale (VIA).

L’ampliamento nasce dall’approvazione nel 2015 del Piano Cave Provinciale, uno strumento di pianificazione individuato dalla Legge regionale 14/98. Nonostante la puntuale inchiesta di Qui Lecco Libera, il Comune di Lecco, guidato dalla giunta “Brivio I”, approvò il piano con il favore della Lega, qualche astenuto nelle file sia della maggioranza che della minoranza e un solo voto contrario, quello del consigliere della lista Rifondazione-Sel, appena uscita dalla maggioranza, che nel 2021 si denota non trovare continuità in “Con la Sinistra cambia Lecco”.
Marzo 2020, sotto la giunta “Brivio II”, viene proposto l’attuale progetto. Assessore all’ambiente, Alessio Dossi, oggi consigliere portavoce di Ambientalmente e presidente della Commissione II, che include “partecipazione dei cittadini”. Ai tempi, gli uffici comunali sollevarono alcune questioni andando ad esprimersi anche su aspetti non prettamente di competenza comunale, fatto previsto dalla legge 241/90 che regola il funzionamento della Conferenza di Servizi (CdS). Un parere, complessivamente, sintetico ma con criticità, dichiaratamente favorevole su aspetti non prettamente di competenza come la gestione delle emissioni delle polveri. Polveri che oggi sono sotto la lente d’ingrandimento, grazie ad un’attenta valutazione e documentazione del Comitato e di ARPA.
ARPA, fin dal principio e con svariate pagine di osservazioni, sollevò altri aspetti molto critici e si espresse con valutazioni di perplessità confermate fino al termine del procedimento.
Settembre 2020, nel bel mezzo della campagna elettorale si tiene un incontro pubblico molto partecipato, a cui erano presenti numerosi candidati e dove prese parola l’assessore uscente Corrado Valsecchi.
Le sue parole di allora sono incredibilmente le stesse della maggioranza di oggi: “è una questione di competenza provinciale, è già tutto fatto”.
Il silenzio in sala, il silenzio di quei candidati poi diventati consiglieri di maggioranza.
In ottobre, si costituisce il Comitato “Salviamo il Magnodeno” e si procede con la lettura, l’analisi e la valutazione dello Studio d’impatto ambientale (SIA) proposto dall’azienda. Iniziano gli accessi agli atti, le interlocuzioni con la giunta, le missive a tutti i consiglieri comunali (tutti, nessuno escluso). Poche le risposte, se non di circostanza.
Marzo 2021: la CdS si avvicina e il Comitato si manifesta pubblicamente. Arrivano le nostre osservazioni tecniche accompagnate da un fiume di firme: 25 mila in 10 giorni per dire no all’escavazione (oggi quasi 34mila).
Tra queste solo due firme di amministratori eletti: una dalla maggioranza, una dalla minoranza, nessun membro della Giunta.
Il Comune tentenna, dopo aver lavorato -ci dicono- intensamente per oltre un anno, sospende il parere di quello che sembrava l’ultimo atto (31 marzo) e convoca il Comitato il 24 marzo, al cospetto di Sindaco, Assessore, Tecnici e capigruppo di maggioranza, presentando all’ultimo un parere sospensorio il 26 marzo oltre due mesi dopo la presentazione delle integrazioni da parte dell’azienda. Evidente il disappunto dello stesso Presidente della Provincia Usuelli su un provvedimento ormai agli sgoccioli e preso in mano dal Comune, malgrado tutto, con estremo ritardo.

Nel mentre, è il 30 marzo, anche Legambiente e WWF iniziano a dire la loro presentando delle brevi ma qualificate osservazioni, successivamente approfondite.
Il Comune finalmente risponde. Il Comitato intanto fissa così un primo spartiacque: il piano cave è uno strumento di pianificazione, non è un’autorizzazione. Politicamente non si potrà dire “non cavare” ma tecnicamente è ancora tutto da decidere su come farlo e se sarà possibile farlo. Inoltre, il Comune di Lecco, coinvolto su aspetti di competenza ma sempre in grado di esprimersi in CdS a 360 gradi, emerge come attore dotato di ampio margine d’intervento sia sulla natura del parere (favorevole/contrario) sia sulle definizioni di COME cavare.
Perché la legge chiama il procedimento “autorizzazione” se questa non fosse un’autorizzazione?
Perché altrimenti chiedere un parere al Comune di Lecco se non fosse possibile rispondere che favorevolmente?
È aprile e partono i Tavoli della sostenibilità (due incontri di cui uno il giorno prima dell’autorizzazione) impostati sull’approccio: “qui non si parla dell’autorizzazione ma si parla della nuova Convenzione che verrà”. Si accetta l’approccio, per quanto discutibile, contraddittorio e “perdente”, ma si fa notare che, nonostante tutto, in Convenzione il Comune non potrà ottenere tutto quello che vuole visto che, in ultima istanza, la ditta potrà non firmare l’accordo andando a stipulare una convenzione con un commissario probabilmente in sede provinciale. Tutto noto, tutto chiaro.
Il Comune sembra si muova ma con una lentezza, che non è congrua né a recuperare i mesi di ritardo della giunta Brivio 2 e i primi mesi di Gattinoni né ad arrivare in tempo sulla scadenza: il Comune esegue un sopralluogo tecnico al 14 di aprile a cui seguirà un sopralluogo politico il 13 maggio da parte della Commissione V ambiente. Saranno presenti quasi tutti i consiglieri.
La Commissione V Ambiente è attualmente presieduta da Vittorio Campione del PD, già Assessore all’ambiente nel 2014 della “Giunta Brivio”, che in Comune approvò il piano cave provinciale. Ci domandiamo se non esista una continuità politica de facto tra il 2014 e il 2021.
Nel mentre, il Comitato chiede che il Comune inviti ufficialmente ARPA in CdS e che venga audito in Commissione ambiente prima del sopralluogo dei consiglieri.

Tuttavia ciò non avviene e così, a meno di 24 ore dall’autorizzazione e durante il sopralluogo dei consiglieri, alcuni membri del Comitato si trovano sul torrente Tuff a documentare l’ennesima situazione delle acque rese fangose da qualcuno o qualcosa a cui non si è voluto dare nome. A poche centinaia di metri quasi tutti i consiglieri comunali, a bordo di furgoncini tornano senza visitare un torrente di competenza comunale, delle cui condizioni avevamo personalmente avvisato, con mail e materiale video, gli stessi molti mesi prima.
Apprendiamo di comunicati in cui si dice che il Comune poteva solo dire COME cavare.
FALSO.
Il parere poteva essere negativo e questo avrebbe permesso allo stesso Comune, o alle associazioni e comitati, di ricorrere in appello al TAR. Altrimenti perché chiedere un parere al Comune?
E ancora: se si poteva almeno dire COME cavare, perché la Provincia presenterà prescrizioni tecniche su quasi tutti gli aspetti ambientali (a dimostrare la scarsa qualità del progetto aziendale)?
Con quale criterio il Comune ha ritenuto che tutte le verifiche fossero andate a buon fine?
Sarebbe opportuno fornire le spiegazioni di un parere favorevole.
Inoltre, sul tema del ripristino ambientale, perché accettare che nel secondo quinquennio l’azienda non debba rimodellare i fronti, se il Comune è convinto che dopo il 2034 quell’area sarà destinata al pubblico?

Va sottolineato un aspetto: malgrado il Comune si sia mosso, rispetto alla proposta iniziale di marzo 2020 il progetto è stato cambiato e peggiorato. Si è passati da avere le due fasi di cinque anni caratterizzate dal ripristino ambientale con previo rimodellamento dei fronti a un progetto in cui la seconda fase, senza rimodellare, “enfatizzerà” la morfologia dell’escavazione, uno “scempio artificiale”. Il Comune si è impegnato e ha incassato un progetto ancora più negativo rispetto alla ri-armonizzazione ambientale e alla ridestinazione ad uso pubblico.
Sarebbe stata questo l’illecita invasione di campo da parte della politica nell’ambito tecnico?!
Ci è stato detto: “Perché chiedete solo a noi?“
Perché siete un organo democraticamente eletto, perché avete fatto della sostenibilità il vostro programma elettorale, perché non cerchiamo avversari ma cerchiamo attori competenti e responsabili.
Perché a chi dovrebbero chiedere i cittadini?
Non cercavamo tappeti rossi, ma nemmeno di venire investiti da un fiume di fango, là sotto, nella valle del Tuff.

Comitato "Salviamo il Magnodeno"

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