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L’agricoltura sostiene il rilancio della montagna

Il ruolo fondamentale di malghe e alpeggi che non sono solo mucche e formaggi, ma anche turismo, eventi, ristorazione e ospitalità

L’agricoltura sostiene il rilancio della montagna
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La montagna lombarda è uno scrigno di tesori naturali, storici, culturali e agroalimentari. In questo contesto un ruolo fondamentale è svolto dalle aziende agricole che presidiano il territorio e preservano le tradizioni locali. Luoghi simbolo sono gli alpeggi e le malghe, che proprio in questi mesi vengono visitati dall’assessore all’Agricoltura, Alimentazione e Sistemi verdi della Regione Lombardia, Fabio Rolfi, in un percorso volto a promuovere i prodotti agroalimentari di montagna.

Regione Lombardia promuove la montagna

Assessore Rolfi, recentemente avete studiato un progetto di rilancio per i territori montani, in collaborazione con l’assessore regionale a Enti locali, Montagna e Piccoli Comuni, Massimo Sertori.

"Esattamente, con Arest (Accordo di rilancio economico sociale e territoriale della montagna), abbiamo introdotto uno strumento di negoziazione diretta, andando oltre i bandi, individuando tre ambiti che riteniamo più interessanti per le prospettive di crescita: zootecnia, frutticoltura e forestale. Abbiamo ricevuto tantissime domande di interesse, faremo le graduatorie e selezioneremo i primi progetti che finanzieremo dal 2022. L’aspetto innovativo è che i progetti devono prevedere un partenariato tra pubblico e privato, coinvolgendo ad esempio caseifici, aziende agricole e consorzi. Un segnale importante che stimoli il fare rete. Crediamo che l’agricoltura di montagna sia la base sulla quale si innestano molte altre opportunità, non ultima il turismo".

Qui entrano in gioco alpeggi e malghe, luoghi ideali per scoprire il mondo della montagna?

"Come Ersaf in tanti casi è riuscita a dimostrare, la malga deve diventare multifunzionale, come le moderne aziende agricole. Questa è la chiave per la sostenibilità economica: non solo si allevano mucche e si produce formaggio, ma si vendono i prodotti, si racconta la loro storia, si ospitano eventi culturali, ci si connette con i percorsi escursionistici e ciclabili, si offrono buona cucina e posti letto. Questo è il futuro della malga, che porta con sé una visione imprenditoriale in grado di attrarre giovani".

Con il giro che avete avviato settimana scorsa volete incontrare e capire i bisogni degli operatori?

"Assolutamente sì. In tre anni abbiamo visitato migliaia di aziende e lo faremo fino a fine mandato. E’ altrettanto doveroso anche per la montagna, prima di tutto per far sentire la vicinanza dell’istituzione, perché non esiste un’agricoltura di serie B. Poi, vogliamo capire, alla luce della prossima programmazione dei bandi derivanti dalla Pac, che ruolo potrà avere l’agricoltura in alta quota. Un confronto a tutto campo su presente e futuro, e il modo migliore per confrontarsi è saltare le intermediazioni e andare direttamente dagli agricoltori".

Nuovi provvedimenti in programma

A proposito di Pac, quali sono i prossimi passi?

"Faremo i bandi per il cosiddetto biennio di transizione 2021-2022. Abbiamo chiuso tardi l’accordo tra le Regioni per la ripartizione delle risorse: grazie a un fronte ampio e trasversale di 15 regioni siamo riusciti a cambiare i criteri di ripartizione, così porteremo a casa 40 milioni di euro in più per questo biennio. Sono molto orgoglioso per questa battaglia portata avanti in diversi anni e che siamo riusciti a vincere. Per i bandi del biennio di transizione faremo scelte importanti sulla sostenibilità ambientale, in particolar modo per il comparto zootecnico, con un occhio di riguardo alle filiere. Nel frattempo portiamo avanti la discussione e il confronto sulla nuova programmazione, che pone sfide molto forti in campo ambientale. La nostra visione di sostenibilità non è una punizione ponendo limiti e divieti, ma incentivando le imprese a innovarsi:’innovazione genera sostenibilità ambientale ed economica, il divieto mette fuori mercato".

Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza potrà avare ricadute positive anche sulla montagna?

"Sono convinto che l’agricoltura di montagna è meno esposta al tema ambientale, perché è già sostenibile di per sé. Ma ci sono certamente sfide da cogliere: il Pnrr finanzia l’efficientamento energetico, penso ai pannelli solari, e lo smaltimento dell’eternit, che purtroppo riguarda ancora molte aziende. Un altro grande tema è quello infrastrutturale: facciamo prodotti eccezionali ma fuori Lombardia facciamo fatica a farli conoscere e a portarli sul mercato, direttamente a casa del turista che magari li scopre nelle nostre malghe. Inoltre, anche le infrastrutture immateriali sono importanti: per fare e-commerce e agricoltura di precisione serve una connettività adeguata. Non ultima, c’è una sfida culturale che interessa tutto il sistema Italia: abbiamo bisogna di una burocrazia al passo coi tempi".

Gli alpeggi rimandano a mucche, latte e formaggi: come sta andando per i nostri produttori?

"Il tema resta come valorizzare e far conoscere i nostri prodotti, per poterli vendere bene. Inoltre, dobbiamo saper offrire quello che i consumatori chiedono e cercano. Sono anche convinto che si debba ragionare su misure che tengano conto dei diversi costi logistici, per una questione di competitività e sostenibilità ambientale. Non bisogna dimenticare, poi, che gli agricoltori in montagna si fanno carico della tutela del paesaggio e del territorio, che sono beni pubblici. Quindi dovremmo immaginare un sostegno ai costi produttivi non quale assistenzialismo ma come giusto riconoscimento per una funzione pubblica che l’agricoltura e la zootecnia in montagna svolgono".

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