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DAD un anno dopo, parlano gli studenti

Durante le lezioni il 96% ha chattato con i compagni, l'88% ha mangiato e quasi 1 su 4 ha cucinato.

DAD un anno dopo, parlano gli studenti
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Dopo un anno di didattica a distanza, oltre il 40% degli studenti ha percepito un peggioramento nelle proprie attività di studio e il 65% fatica a seguire le lezioni. Il 96% durante la DAD ha chattato con i compagni, l’89% è stato sui social media, l’88% ha consumato cibo e il 39% ha cucinato. È quanto emerge da una ricerca di Parole O_Stili e Istituto Toniolo, condotta con il supporto tecnico di Ipsos, su oltre 3.500 studenti della scuola secondaria di secondo grado e su circa 2.000 insegnanti della scuola primaria e secondaria.

Cos'è mancato in un anno di DAD

Tra le mancanze più evidenti c’è la distanza “relazionale” tra i compagni di classe e tra studenti e professori Uno studente su quatto ha sofferto un peggioramento del rapporto e del dialogo con l’insegnante. Oltre il 70% ha beneficiato di un rilevante supporto da parte dei familiari, che però hanno dovuto compensare una carenza di competenze tecnologiche.

L’uso fatto a scuola degli strumenti digitali ha consentito di svolgere lezione a distanza (per il 79% il giudizio è favorevole su questa funzione), ma molto meno ha invogliato a studiare (23%) o ha consentito di apprendere in modo più efficace (35%). Inoltre, gli intervistati dichiarano di aver compreso l’utilità e i vantaggi degli strumenti digitali (75%). Addirittura il 50% ha promosso con un “sufficiente” e “buono” il livello di digitalizzazione degli insegnanti, quota che sale leggermente quando valutano la capacità della scuola di fornire le infrastrutture digitali necessarie. Ciononostante però il 77% dei ragazzi in ogni caso vuole tornare in presenza.

Le relazioni nell'era del digitale

Molti studenti hanno sperimentato il digitale in modo spontaneo e creativo, non solo per confrontarsi tra loro durante le lezioni, ma anche per svolgere attività autonome fuori dall’orario di lezione (per ricerche e gruppi di studio a distanza).

Infatti, gli studenti dichiarano un incremento del tempo trascorso sui social del +73%: sul podio WhatsApp, utilizzato dal 99% degli intervistati, Instagram dal 94%, YouTube dall’86% e, infine, Tik Tok, utilizzato dal 66% degli intervistati. Soltanto il 17% dei genitori ha imposto limitazioni sulle ore trascorse allo smartphone, il 14% sui social il 13% sui videogiochi.

“Studenti, docenti e genitori sono stati un po’ abbandonati in questo lungo anno di didattica a distanza. Non basta avere gli strumenti digitali che funzionino: non c’è apprendimento significativo senza una relazione significativa - afferma Rosy Russo, presidente di Parole O_Stili – Vivere il digitale non si improvvisa, richiede educazione e cultura. È per questo che chiediamo al Ministero dell’Istruzione di introdurre in tutte le scuole un’ora di cittadinanza digitale alla settimana a partire dal mondo dell'infanzia.”

"Non è questa la scuola che vogliono gli studenti"

Afferma Alessandro Rosina, Docente di Demografia e Statistica Sociale (Università Cattolica) e coordinatore scientifico di Laboratorio Futuro dell’Istituto Toniolo:

“La didattica a distanza è stata vissuta con molta difficoltà e fatica dalla grande maggioranza degli studenti italiani. La mancanza dell’interazione diretta, della dimensione relazionale di classe, assieme ad un uso delle nuove tecnologie adattate alle modalità di lezione tradizionale, ha impoverito tutte le dimensioni del processo formativo. Questo ha provocato una riduzione della motivazione e dell'impegno soprattutto nelle componenti più fragili a rischio di abbandono. La richiesta è quella di tornare in presenza ma traendo dall’emergenza anche la spinta per un uso più positivo ed efficace degli strumenti digitali. Sia studenti che insegnanti vorrebbero un maggior uso in futuro del digitale, non in funzione sostitutiva ma come arricchimento dell’attività didattica”.

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