Economia

Volete conquistare l’America? Rivolgetevi allo Studio Della Bella

I professionisti lecchesi sono partner di AmCham per le province di Lecco e di Sondrio

Volete conquistare l’America? Rivolgetevi allo Studio Della Bella
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Volete conoscere nel dettaglio il mercato americano? Volete acquisire nuovi clienti negli Usa? Preferite aprire una filiale produttiva delle vostra azienda negli States? La soluzione migliore è affidarsi ad AmCham Italy, cioè alla Camera di Commercio Americana di Milano. Questa istituzione, come è noto, è presente in tutti i Paesi del mondo ed è una sorta di Confindustria che raggruppa ben 50 milioni di imprese a stelle e strisce. Fa lobby, fa pressione sui governi e sulle istituzioni nell’interesse delle sua aziende. Un’attività trasparente, riconosciuta e regolamentata in America a differenza di quanto avviene nel Belpaese.AmCham è presente in Italia dal lontano 1929 e nelle province di Lecco e Sondrio è rappresentata dallo Studio Della Bella Associato di Lecco, un network di professionisti che garantisce qualificati servizi commerciali e legali che ha saputo distinguersi e affermarsi grazie al suo approccio multidisciplinare e personalizzato.

Volete conquistare l’America? Rivolgetevi allo Studio Della Bella

Un’attività di lobby - quella di AmCham - che negli ultimi anni è notevolmente cresciuta soprattutto in concomitanza con il progetto Select Usa lanciato nel 2011 dal Governo Obama. «Select Usa è stato varato quando gli americani si sono accorti di avere un deficit produttivo enorme, tanto che il 70% dei loro prodotti arrivano dall’estero, con conseguente perdita di competenze e posti di lavoro - ci ha spiegato l’avvocato lecchese Lorenzo Della Bella, titolare con il fratello Stefano dell’omonimo studio di Lecco - AmCham, istituzione privata, da una parte, e i Consolati, istituzione pubblica, dall’altro, hanno concentrato i loro sforzi nella ricerca di imprese italiane interessate ad aprire una filiale commerciale e/o produttiva negli Usa. Gli Stati Uniti hanno il più attraente contesto per gli investimenti al mondo, gli stessi Stati sono in competizione tra loro per offrire le migliori condizioni non solo dal punto di vista fiscale. La mission di AmCham è quella di diventare interlocutore principale nello sviluppo di attività di business negli Usa, organizzando incontri e convegni con i principali decision-makers internazionali, offrendo inoltre alle aziende una corsia privilegiata per comunicare direttamente con i più alti rappresentanti delle istituzioni economiche e politiche attraverso l’attività di advocacy».

Il vostro studio quando è diventato partner della Camera di Commercio Americana?

«All’inizio del 2019. I responsabili di AmCham Italy, dopo aver fatto una prima selezione degli studi professionali lecchesi e valtellinesi, a metà 2018 hanno organizzato una serie di colloqui e alla fine ci hanno scelto. Per noi ovviamente è stata una grande soddisfazione».

In cosa consiste il vostro lavoro?

«Le linee operative sono fondamentalmente due. La prima è quella di mappare la presenza delle multinazionali americane sul territorio delle due nostre province, caratterizzata ad esempio da colossi come era la General Electric per Morbegno. La seconda è quella di trasferire la cultura americana alle imprese lecchesi e valtellinesi che vogliono guardare avanti, migliorare il proprio business. E poi in un attimo arrivano le Olimpiadi Invernali di Milano e Cortina e il turismo – se organizzato – può attrarre molto denaro dagli Usa».

Si spieghi meglio…

«Ci sono tante imprese che sono andate negli Usa per conto proprio, attraverso importanti studi professionali milanesi o associazioni di categoria. Ma ce ne sono tante altre che hanno tutte le caratteristiche per avere successo negli States. Noi possiamo aiutarle perché rappresentiamo un partner diretto, siamo in grado di accompagnare le aziende nei loro progetti di sviluppo negli States perché conosciamo quel mercato e le esigenze di quelle imprese, respiriamo la cultura americana. Facciamo indagini di mercato, studiamo i prodotti delle aziende italiane e diamo un valore a quel prodotto. Ma non è tutto. Facilitiamo i contatti con i vertici delle più importanti multinazionali: da Boeing a Mc Donalds, da GE a Tesla, passando per Coca Cola, Facebook, Google, Esso, American Express, Microsoft, Kpmg, HP, Ibm…».

Un’attività rivolta soprattutto per le nostre multinazionali tascabili, per le aziende di medie dimensioni.

«Assolutamente no. Il nostro lavoro è rivolto innanzitutto alle aziende del Made in Italy che si vende da solo e comprende anche piccole imprese con fatturati di pochi milioni di euro, ma che hanno forti competenze tecniche nel settore della manifattura, della meccatronica, dell’elettronica, ma pure dell’oil&gas, della nautica, del medicale e del food. Gli Usa guardano con grandissimo interesse al Made in Italy e alle piccole imprese ricche di competenze, che sanno innovare. Vanno benissimo anche le realtà che vogliono crescere e che cercano un partner».

Cioè che vogliono comprare aziende lecchesi e valtellinesi?

«È solo una delle opzioni. Gli americani però non sono come i cinesi, che vogliono comprare pezzi di italianità. Preferiscono un rapporto più costruttivo, di partecipazione al capitale, di crescita, di sviluppo...».

AmCham Italy ha debuttato a Lecco nel novembre scorso con un incontro pubblico al Palazzo delle Paure. Come siete stati accolti?

«Molto bene. La sala era gremita e abbiamo avuto la possibilità di presentare la convenzione con Confindustria Lecco e Sondrio e API Lecco e Sondrio; con loro abbiamo stretto un’alleanza che rafforza i loro servizi di internazionalizzazione. Quell’evento ci ha pure permesso di attivare un rapporto diretto con il Politecnico di Lecco e far capire che gli ingegneri specializzati lecchesi hanno competenze decisamente superiori a quelli Usa e possono guadagnare stipendi da favola negli States. Ad esempio: gli operatori addetti ai torni, possono andare negli Usa a insegnare le loro competenze con compensiche possono facilmente superare anche i 100.000 dollari; pensate un ingegnere competente».

Quante aziende lecchesi e valtellinesi avete messo in contatto le imprese americane?

«Siamo partiti da poco e il Covid-19 ha subito rallentato la nostra attività. Però abbiamo aiutato diversi imprenditori locali, anche attraverso le loro associazioni di categoria, a riprendere i viaggi negli States, a gestire le loro unità commerciali e produttive americane. Stiamo mettendo a punto due progetti per altrettante aziende del settore automotive, entrambe con un fatturato di quasi 10 milioni di euro e una della provincia di Sondrio interessata al settore medicale, che nell’arco di due o tre anni potrebbero raddoppiare il loro volume d’affari. E abbiamo in corso diverse altre opportunità. Fare cultura del “think big” e del “let’s do business” richiede pazienza e costanza. Ma quelle non mi mancano».

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