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Ristorazione, ripartenza graduale e complessa: bilancio alimentare in rosso

A Como-Lecco situazione aggravata dall’azzeramento del turismo internazionale

Ristorazione, ripartenza graduale  e complessa: bilancio alimentare in rosso
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Resta in rosso il bilancio alimentare legato alla ristorazione, con molti locali che ancora non hanno riaperto e un mercato che, in ogni caso, stenta a riprendersi. I numeri sono lontani, lontanissimi dalla fase di pre-lockdown, complice la riduzione dei coperti disponibili, ma anche un gran numero di lavoratori ancora in smart-working che ha portato a una forte riduzione delle presenze per la pausa-pranzo di mezzogiorno. E se il settore della ristorazione - compresa quella agrituristica – sta pagando in prima persona un conto salatissimo per gli effetti dell’allarme Covid nelle province di Como e Lecco, sono immediati i riflessi sulla filiera agroalimentare, con una richiesta di forniture fortemente ridotto rispetto al periodo antecedente la crisi.

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Ristorazione, ripartenza graduale e complessa: bilancio alimentare in rosso

Il crollo delle attività di ristorazione per lo stop forzato di alberghi, bar, trattorie, ristoranti, pizzerie e agriturismi ha quindi avuto un effetto negativo a valanga sull’agroalimentare con una perdita di fatturato di almeno 1,5 miliardi su base nazionale per i mancati acquisti in cibi e bevande nel trimestre considerato.

“Il lungo periodo di chiusura – sottolinea il presidente di Coldiretti Como Lecco Fortunato Trezzi – ha avuto effetti pesanti anche sulle imprese agricole:  dalla carne alla frutta alla verdura, al vino, ai salumi le richieste dei ristoratori sono fortemente ridimensionate, e con una cassa di risonanza ancor maggiore nelle nostre province, che in questo periodo si trovano a dover fare i conti con il crollo del mercato turistico: mancano gli stranieri e ci sono centinaia di migliaia di coperti in meno nei locali di ristorazione. Ad essere preoccupate sono anche le piccole attività che trasformano direttamente i loro prodotti, come gli allevatori che producono i formaggi tipici di montagna e che, molto spesso, trovano nel rapporto fiduciario con i ristoratori locali un importante canale di vendita”.

In alcuni settori, come vitivinicolo, la ristorazione – precisa la Coldiretti lariana - rappresenta addirittura il principale canale commercializzazione per fatturato. Si spera che con il prossimo libera allo sconfinamento tra regioni e alla riapertura delle frontiere si possano alimentare nuovi flussi turistici nelle città d’arte, nelle località di mare, in montagna e nelle campagne.

Gli agriturismi

Senza una decisa svolta, le 245 strutture agrituristiche presenti nelle due province lariane (166 nel Comasco e 79 nel Lecchese) rischiano perdite molto ingenti: su base nazionale, si parla addirittura di un tracollo pari a un miliardo di euro a fine 2020 dopo che – precisa la Coldiretti – la chiusura forzata ha fatto saltare sia il periodo pasquale sia i ponti del 25 aprile e del 1° maggio.

“Vero, come detto a pesare sul territorio ,oltre al calo della domanda interna, è il crollo del turismo internazionale con gli stranieri che rappresentano il 59% dei pernottamenti complessivi senza dimenticare – sottolinea Emanuele Bonfiglio, presidente dell’associazione agrituristica Terranostra – le cancellazioni forzate delle cerimonie religiose (cresime, battesimi, comunioni, matrimoni) che si svolgono tradizionalmente in questo periodo dell’anno”.

In primavera – conclude Coldiretti Como Lecco – si concentrano anche tutte le attività di fattoria didattica che molti agriturismi svolgono per dare la possibilità ai ragazzi di stare all’aria aperta in collaborazione con le scuole, ora chiuse.

“Siamo ovviamente solidali con l’intero mercato della ristorazione – conclude il presidente Trezzi – al quale lanciamo un appello: facciamo squadra per promuovere, nel campo come a tavola, i nostri prodotti declinati in ricette di tradizione e avanguardia: il valore indiscusso della ristorazione comasca e lecchese, unito alla narrazione territoriale, alla rintracciabilità d’origine delle materie prime e al legame con il territorio agricolo possono e debbono essere un asso nella manica importante su cui poter contare per la ripartenza di tutti noi”.

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