Economia

Osservatorio di Confindustria: le aziende tengono ma i dipendenti mancano

Il fatturato delle aziende tiene ma peggiorano i rapporti con le banche

Osservatorio di Confindustria: le aziende tengono ma i dipendenti mancano
Pubblicato:

L’Osservatorio Congiunturale dei Centro Studi di Confindustria Lecco e Sondrio e Confindustria Como traccia, per la seconda metà del 2023 rispetto ai dati dell’indagine precedente, una decelerazione di domanda, produzione e fatturato. Si conferma in tenuta l’occupazione, e metà del campione di imprese incontra difficoltà nell’individuare persone con le competenze necessarie alle attività.

Le realtà medie hanno più tenuta

Nel confronto con il periodo gennaio-giugno dello scorso anno, i tre indicatori (domanda, produzione e fatturato) ) si attestano in media al -5,4%, mentre la variazione tendenziale, che ha come orizzonte di confronto i livelli del semestre luglio-dicembre 2022, risulta mediamente pari al -3,9%.  Le realtà fino a 50 occupati (75,8%) hanno indicato una capacità media più elevata rispetto a quella registrata dalle imprese di dimensioni più grandi (71,3%). Per quanto concerne i settori merceologici, l’utilizzo degli impianti risulta più elevato perle imprese metalmeccaniche (79,6%), mentre è inferiore per le realtà tessili (64,6%) e per quelle afferenti agli altri settori (71,5%).La produzione che le imprese lecchesi, sondriesi e comasche non realizzano direttamente, ma gestiscono ricorrendo a pratiche di subfornitura, determina un contributo di oltre sette punti percentuali (7,1%).

Verso una maggiore internazionalizzazione

Le imprese confermano una spiccata propensione all’internazionalizzazione e, nel secondo semestre 2023, segnalano una quota di fatturato oltre confine pari ad oltre un terzo del totale (33,8%). Le aziende di medio-grandi dimensioni realizzano oltre la metà delle proprie vendite attraverso l’export (in media 53,1% del totale), mentre per le realtà sino a 50 occupati la quota di fatturato generato al di fuori dell’Italia supera un quinto del totale (21,7%). In accordo con quanto esaminato nel corso delle precedenti edizioni dell’indagine, il principale mercato di riferimento oltre confine è l’Europa (19,8%) e in particolare i Paesi occidentali (16,5%). Ulteriori aree di interesse sono gli Stati Uniti (4,1%), l’Est Europa (3,3%), l’Asia Occidentale (1,9%) e l’America Centro-Meridionale (1,8%). I giudizi espressi dalle realtà del campione riguardo all’evoluzione delle vendite tra ottobre e dicembre indicano un rallentamento generale degli scambi, sia a livello domestico sia per l’export. Il fatturato in Italia è considerato in conservazione rispetto ai livelli della prima metà del2023 per il 30,9% del campione, in espansione per il 27,4% e in diminuzione per il41,7%. Le esportazioni sono stabili per il 29,1% del campione, in crescita per il 23,3% e in diminuzione per il 47,6%. Le aziende aderenti all’osservatorio mostrano un allentamento delle pressioni negative sul fronte dell’approvvigionamento delle materie prime, in continuità con l’andamento della prima metà dell’anno. Sebbene siano ancora riscontabili alcune criticità, l’impatto sulle realtà dei tre territori è limitato.

L'aumento dei listini

Tra luglio e settembre la quota di imprese costrette a far fronte ad aumenti dei listini si è attestata al 23,4%, mentre il 26,6% ha segnalato una diminuzione. Tra ottobre e dicembre l’apprezzamento dei costi delle commodities ha interessato il13% del campione, mentre per una realtà su quattro (25,1%) è stato indicato un miglioramento. Con riferimento alle distorsioni determinate lungo le catene di fornitura, il 23,8% del campione ha segnalato un’estensione dei tempi di consegna delle materie prime (era il 28,2% per la prima metà del 2023), il 13,4% ha indicato problemi da parte dei fornitori nel rispettare le quantità richieste (il 15,3% nello scorso osservatorio), mentre il 7,5% ha comunicato un peggioramento della qualità delle merci ricevute (il 14,8% in precedenza). Le criticità fin qui indicate hanno continuato a generare effetti negativi sulla gestione dell’attività aziendale: la limitazione di parte dell’attività per il 7,8% del campione (era il9,5% nei primi sei mesi del 2023), la necessità di riorganizzare il lavoro e l’attività produttiva per il 13,9% (23,4% nel precedente osservatorio), impatti significativi sui costi di produzione per il 28,8% (44,8% nella prima metà dell’anno) e una contrazione della redditività aziendale per il 42% (il 63,9% in precedenza).

Peggiorano i rapporti con le banche

Sul fronte dei rapporti tra le imprese e gli Istituti di credito si riscontra un peggioramento riguardante le condizioni praticate: per oltre una realtà su tre (33,7%) ,infatti, è stato indicato un inasprimento delle spese e delle commissioni nonché della richiesta di garanzie e tassi. Per quanto concerne la disponibilità degli Istituti a concedere credito, nel 90,2% dei casi il quadro è risultato stabile, nel 5,9% è stato caratterizzato da una minor apertura mentre nel restante 3,9% da una maggior predisposizione ad esaudire le richieste aziendali.

Il fatturato si mantiene stabile

Fra gli indicatori esaminati, quello associato al fatturato registra le diminuzioni più contenute. Le variazioni, al pari di quanto esaminato per gli ordini e per la produzione, sono in contrazione su entrambi gli orizzonti temporali d’analisi, ma in modo meno marcato. Il confronto con la seconda parte del 2022 evidenzia una variazione del -2,8%. L’analisi con i livelli del semestre gennaio-giugno 2023, periodo per il quale le vendite erano aumentate dell’1,9% rispetto ai precedenti sei mesi, rivela invece una decelerazione di quasi cinque punti percentuali (-4,8%), al di sotto delle previsioni precedentemente formulate (-0,7%).

Occupazione

A differenza di quanto esaminato per gli indicatori associati a domanda, produzione e fatturato, i giudizi qualitativi formulati riguardo all’andamento occupazionale tratteggiano un quadro di generale e diffusa stabilità. Per circa due realtà su tre (66,1%) è stato segnalato un mantenimento mentre, in caso di variazione, le indicazioni di diminuzione(17,2%) e di aumento (16,7%) hanno assunto entità simili, bilanciandosi. Nonostante la congiuntura, quali la metà del campione (45,1%) evidenzia difficoltà nel reperire sul mercato del lavoro personale con le competenze desiderate. Le aspettative occupazionali per la prima metà del 2024 si confermano prevalentemente orientate al mantenimento dei livelli (66,1%); è comunque rilevabile una maggior incidenza delle previsioni di espansione (20,8%) rispetto a quelle di riduzione (13,1%).

Seguici sui nostri canali