Dolzago

Meroni, la "Signora dell’Est Europa"

L’ex presidente di Confindustria Est Europa: «Percorso straordinario, quattro anni intensi e vissuti con grande passione»

Meroni, la "Signora dell’Est Europa"
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Per quattro anni ha guidato Confindustria Est Europa, nata nell’ottobre 2010 per offrire all’imprenditoria italiana un approccio nuovo nei i Paesi dell’Europa Orientale. Una realtà che oggi raggruppa oltre 1.000 imprese fortemente interessate a cercare nuove opportunità di business in Albania, Bosnia, Bulgaria, Macedonia del Nord, Montenegro, Polonia, Romania, Serbia, Slovenia e Ungheria. Maria Luisa Meroni, Ceo della Meroni Fratelli di Dolzago, ha concluso il suo mandato con un pizzico di sincera emozione: “E’ stato un percorso straordinario, quattro anni intensi e vissuti con grande passione, numerosi chilometri percorsi, che mi ha permesso di rappresentare, insieme a una squadra incredibile, la forza e la determinazione dell’imprenditoria italiana nell’Est Europa. Abbiamo affrontato momenti complessi – dalla pandemia alle crisi geopolitiche – ma con coraggio e visione abbiamo rafforzato le nostre relazioni istituzionali, consolidato le Rappresentanze internazionali, avviato nuovi progetti. E’ stata un’esperienza estremamente interessante e stimolante”. 

Quali sono i progetti di cui va maggiormente fiera? 

Integrazione, autorevolezza e crescita sono le parole e gli obiettivi che hanno mosso il mio mandato e la mia condotta dal giorno che assunsi la Presidenza. In questi anni abbiamo lavorato molto affinchè la Federazione si consolidasse , a Abbiamo realizzato la nostra prima Assemblea Generale e nel 2022 è nato il progetto Guida Paesi, per offrire uno strumento funzionale ed innovativo che aiuta ad orientarsi tra le sfide e le opportunità di business nei paesi dell’Est Europa per gli imprenditori che stanno guardando a quest’area con significativo interesse. Per far conoscere l’Associazione abbiamo promosso una decina di road show sul territorio nazionale, dal Trentino alla Sicilia, incontrando sempre un grande interesse da parte degli imprenditori, realizzando oltre 800 incontri B2B. Abbiamo fatto un lavoro di quantità ma anche di qualità ed i numeri, che a noi imprenditori piacciono sempre tanto, ne sono la testimonianza.. Non da ultimo , Confindustria Est Europa. oggi è cresciuta, abbiamo stipulato dei memorandum con la Repubblica Ceca e la Croazia, ed è diventata molto più autorevole e riconosciuta anche all’interno di Confindustria nazionale. 

Quali? 

“Abbiamo realizzato per la prima volta  il Rapporto sul potenziale dell’Export del Made in Italy nei paesi dell’Europa centro-orientale realizzato dall’ Advisory del Centro Studi di Confindustria e, con la preziosa collaborazione di Unicredit, main sponsor che da anni ci sta affiancando in questo progetto di internazionalizzazione. Il Rapporto ha messo in luce che l’Italia gode di un’interazione commerciale significativa con i Paesi di quest’area con un valore di 48 miliardi di euro; tuttavia, abbiamo ancora, ma con un potenziale di incremento significativo di ulteriori 17 miliardi di euro in diversi settori chiave quali l’alimentare, i macchinari e la chimica farmaceutica. Dobbiamo guardare a questi paesi con uno sguardo rinnovato soprattutto perché sono i paesi che secondo le stime del Fondo Monetario Internazionale stanno registrando una crescita più dinamica rispetto ai vicini dell’Europa occidentale”. 

Beh, le imprese guardano con interesse i mercati dell’Est Europa soprattutto perché il costo del lavoro è inferiore… 

“Questo era la visione di qualche anno fa, ma oggi non è più così, il paradigma è cambiato. Innanzitutto, accanto alle grandi imprese italiane oggi in questi Paesi ci sono anche molte Pmi che hanno 

seguito i loro clienti internazionali che avevano bisogno della loro presenza sul posto. Queste Pmi non sono entrate in questi mercati per risparmiare sulla manodopera o per ridurre altri costi, bensì per crescere in altri territori, per conquistare nuovi mercati e per internazionalizzarsi, rafforzando allo stesso tempo anche l’headquarter italiano. Sono numerose le ragioni che rendono questi territori particolarmente attrattivi dall’affinità culturale che ci lega a queste zone, alla manodopera altamente qualificata e la disponibilità di fonti primarie. Sono mercati preparati, strutturate con una gran voglia di fare, di cogliere nuove sfide”. 

Quali sono le filiere italiane maggiormente presenti? 

“Tutte. Si va dalla meccanica al tessile, passando per le imprese che si occupano di infrastrutture e che hanno accompagnato questi Paesi a crescere e innovare. Alcuni territori, anche grazie al nostro know- how, sono cambiati, in questi anni hanno fatto passi da gigante. Infatti, il rapporto tra le imprese italiane e quelle dell’Est Europa è cresciuto notevolmente”. 

Al Consiglio Generale di dicembre, concluso il suo mandato quadriennale, ha ricevuto molti complimenti. A partire da quelli di Giulio Fumagalli, che guida la SolCommentato uno dei gruppi internazionali più importanti del nostro Paese. Si aspettava tutti questi riconoscimenti? 

“Sinceramente no. Ho fatto il mio lavoro mettendo entusiasmo e passione, cercando dare il massimo per guidare la Federazione e la mia azienda. Poi, certo, i complimenti inattesi di tanti colleghi imprenditori importanti e che stimo mi hanno fatto molto, molto piacere. La fiducia che mi hanno accordato quattro anni fa ha rappresentato una responsabilità che ho portato avanti con orgoglio e dedizione, lavorando affinché la nostra Federazione fosse sempre più incisiva, rispettata e radicata nel sistema associativo e nel mondo imprenditoriale. È stato per me un immenso onore guidare Confindustria Est Europa, contribuendo, con tutta la squadra, al suo consolidamento, al rafforzamento delle relazioni con le istituzioni italiane e internazionali, e alla crescita delle nostre Rappresentanze”. 

Il 2025 si è aperto con qualche criticità di troppo, non solo per l’automotive. Quali sono le sue sensazioni? 

“Questo sarà un anno difficile per tutti i settori, forse ad esclusione del medicale, dell’aerospace, ITC e la difesa militare. Sarà un anno delicato e di transizione, non solo per la filiera dell’automotive, ma non sono preoccupata. Noi imprenditori siamo abituati a fare i conti con tante criticità, siamo dei visionari, siamo quelli che non si scoraggiano di fronte alle criticità; e in questi ultimi anni ci state numerose difficoltà, dalla pandemia, all’aumento dei costi delle materie prime, passando per le guerre e che hanno determinato una nuova ridefinizione degli equilibri geopolitici. Noi imprenditori  siamo attrezzati. Anche noi alla Meroni Fratelli dobbiamo riorganizzare l’azienda: lo impone il forte rallentamento del settore dell’automotive, il mercato che sta cambiando, ma sono stimolata  a cercare nuovi business. Sono certa che i mercati dell’Est Europa possano aiutare tutti i miei colleghi ad attutire le difficoltà che stiamo incontrando e che incontreremo sui mercati tradizionali.”

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