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Fatturazione elettronica, tempo di bilanci

Fatturazione elettronica, tempo di bilanci
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L’obbligo della fatturazione elettronica è entrato in vigore dal 1° gennaio 2019. Nello specifico, è stato allargato a tutti i soggetti, poiché in realtà questo era già previsto nei rapporti economici che coinvolgevano un privato e le PA (Pubbliche Amministrazioni).

Ora invece l’obbligo è stato generalizzato a tutte le transazioni economiche, quindi anche per operazioni B2B (da azienda ad azienda) e B2C (da azienda a consumatore privato). Dato quindi il forte incremento di questa prassi, è possibile ora trarre i primi bilanci sull’andamento di questo provvedimento.

Una precisazione però va fatta in relazione alle Partite IVA a regime forfettario, cioè quelle il cui fatturato non supera i 65000 euro. Queste sono infatti escluse dall’obbligo di fatturazione elettronica – almeno per il momento, poiché attualmente il governo in essere sta considerando se allargare l’obbligo anche a questo regime, nell’ottica di bandire una lotta senza quartiere all’evasione fiscale. La cosa tuttavia non è affatto confermata e resta al momento del tutto ipotetica.

I numeri del provvedimento

Dopo dieci mesi, è tempo di trarre le prime somme sull’andamento della fatturazione elettronica e capire se dunque si riscontra una reale efficacia oppure se tutto sommato l’impatto non ha rivoluzionato il mercato più di tanto. Il dato sarà importante anche per constatare se il provvedimento riesce effettivamente nella missione principale per la quale era stato prefissato, cioè la lotta all’evasione fiscale.

Ebbene, i dati per i primi tre mesi dell’anno sembravano da questo punto di vista confortanti, in quanto si rilevava una crescita del 4,7% di gettito fiscale rispetto agli stessi mesi del 2018 (in cui non vi era obbligo di fattura elettronica). Questa percentuale corrisponde a 1,15 miliardi di euro, cifra molto vicina alla proiezione che era stata fatta per l’intera annualità del 2019 (cioè 1,95 miliardi).

Dopo una prima fase di generale giubilo, sono arrivati però altri dati a smentire che questo extragettito sia dovuto al nuovo provvedimento: l’incremento di gettito IVA sembra infatti da ascriversi non tanto alla E-fattura, quanto piuttosto a una generale crescita degli scambi interni (+6% rispetto a 2018). Nello specifico, il settore del commercio segna un +4,5% (con quello all’ingrosso che raggiunge addirittura +13,8%) e industria al +2,9%.

Qualcuno potrebbe pensare anche in questo caso che il merito dell’emersione degli scambi interni sia da attribuire proprio alla fattura elettronica, tuttavia sempre il Mef smentisce tale ipotesi. A gennaio infatti si sono effettuati i versamenti d’imposta relativi all’ultima mensilità del 2018 (senza E-fattura) e sembra quindi essere questa la spiegazione all’aumento del gettito (nell’ordine del 17,9%).

In sostanza, sebbene la norma abbia dei lati positivi, per il momento non sembra essere questo il motivo trainante della crescita del gettito IVA. Quest’ultimo infatti ha un trend di crescita già da diversi anni (+4,3 per il 2016, +4,2% per il 2017 e +3% per il 2018) ed è perciò ascrivibile a situazioni congiunturali il fatto che l’introito sia anche quest’anno in aumento.

Facilitazione delle comunicazioni

Ad ogni modo, il provvedimento in sé – secondo le aziende e i professionisti che quindi hanno iniziato a usufruirne nella loro totalità – ha consentito una generale facilitazione dei processi aziendali.
Precedentemente infatti era onere dell’azienda o del professionista classificare, rendicontare e trasmettere le fatture (a commercialista o Agenzia delle Entrate), mentre invece le norme più recenti implicano che ci sia una trasmissione diretta e automatica di ogni singola transazione, che spesso viene anche automaticamente classificata e trasmessa dalle aziende tramite l’utilizzo di speciali software gestionali che aiutano proprio in questo compito di facilitazione dei processi aziendali.

Solo un piccolo numero di imprenditori, spesso titolari di imprese familiari o comunque di dimensioni molto piccole, hanno rilevato una maggiore difficoltà dei processi gestionali. Tuttavia, un così esiguo numero di giudizi negativi non basta a scalfire la nomea positiva che questo provvedimento ha saputo costruirsi, soprattutto in termini di gestione delle comunicazioni finanziarie.

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