Il premio Oscar Piovani conquista la città
La musica dei grandi film ha fatto da leitmotiv all'incontro su sessualità ed erotismo nelle composizioni.
In un auditorium della Casa delle economie di via Tonale, non proprio gremito di gente, il premio Oscar Nicola Piovani, ha incantato i lecchesi con la sua musica, ieri sera venerdì 27 settembre 2024, ma anche con le sue argute argomentazioni.
Piovani dialoga con Barbieri
In un dialogo con Guido Barbieri, Piovani, con ironia e sincerità, ha parlato di eros e musica durante la serata nell'ambito del "Festival Treccani della lingua italiana #le parole valgono". "Il Prélude à l’après-midi d’un faune di Debussy ha per me una fortissima carica erotica - ha detto - che però non esplode come nel Bolero di Ravel. Ma tutta la grande musica ha una componente erotica, non fisicamente o meccanicamente ma per chi sa intendere. Così come tutta la grande musica ha una componete sacra. Può sembrare strano ma io non vedo un confine netto fra i due aspetti»".
Un compositore trasferisce se stesso nella musica
Il maestro ha poi spiegato come un compositore trasferisca se stesso nella propria musica. "Per chi scrive un pezzo di musica, sia esso bello, brutto, riuscito oppure no, c’è un meccanismo che non ha nulla a che vedere con i contenuti. Perché io, come qualsiasi collega, sento qualcosa di non verbalizzabile, qualcosa che non si può dire a prole, ma che si vuole comunque condividere. L’ambizione massima di un compositore è che mentre suona una melodia, nella platea del pubblico, qualcuno riesca ad entrare in sintonia con quell’indicibile".
"La mia musica mi somiglia"
"La musica che scrivo è qualcosa che mi somiglia - ha aggiunto Piovani - E’ una regola etica, non posso scrivere un brano che non mi appartenga. Ce ne sono alcuni che mi rassomigliano di più e che quindi sento più miei. Un pezzo a cui sono molto legato, che ogni tanto quando preparo i concerti tolgo dalla scaletta, ma poi ce lo devo sempre rimettere, è un adagio che viene dal film “Caro diario” di Moretti. Un pezzo che racconta la solitudine del personaggio, ma che negli anni ha iniziato a camminare da solo".
"La vita è bella" di Benigni
Non poteva ovviamente mancare un excursus sulla colonna sonora di "La vita è bella" la cui colonna sonora gli è valsa il premio Oscar nel 1999. "Il tema ”Buongiorno principessa” mi ha richiesto due mesi - ha detto - quando l’ho scritto mi sono venuti in mente i consigli di un mio vecchio insegnante di composizione (dal quale sono scappato) che sosteneva che “la musica da Stravinskij in poi era morta”. Un giorno, mentre andavo da lui, accanto alla sua casa romana suonavano i Beatles e lui era così contrariato... Per me è stata un’ispirazione".
L’Auditorium è quindi risuonato di alcune delle celebri colonne sonore di film composte dal grande maestro, ben 220 nel corso della sua carriera: da «La voce della Luna di Fellini» a «Caro diario» di Moretti, fino a «La vita è bella» di Benigni con cui ha conquistato l’Oscar per la miglior colonna sonora.