I fossili del Grignone finiscono in mostra
Andrea Tintori, in un recente articolo scientifico, ha ipotizzato che un ittiosauro di diversi metri di lunghezza potesse attaccare i pesci più grandi di allora come quelli del Grignone (che raggiungevano il metro e mezzo di lunghezza)
I fossili rinvenuti negli ultimi anni durante gli scavi paleontologici agli Scudi sul versante meridionale del Grignone saranno presto visibili anche nelle Dolomiti e in particolare nel Museum Gherdëina ad Ortisei.
I fossili del Grignone finiscono in mostra
Il gemellaggio scientifico è dovuto ai ritrovamenti avvenuti in rocce coeve in Grignone e sul Monte Seceda in Val Gardena. Occorre infatti tener presente che le nostre montagne più famose (le Grigne e il Resegone) sono costituite dalle stesse rocce che formano i massicci più importanti delle Dolomiti dal Civetta alla Marmolada al Sassolungo alle Odle. Non dobbiamo quindi stupirci che si possano trovare fossili simili qui o in Dolomiti o, come in questo caso, associazioni complementari che ci permettono di completare la ricostruzione degli antichi ambienti e dei loro abitanti.
L’occasione per ‘prestare’ i fossili del Grignone alla Val Gardena è stata la recente inaugurazione di un nuovo allestimento presso il Museum Gherdëina per valorizzare il fossile più importante della loro collezione paleontologica, i resti di un grande ittiosauro (probabilmente di almeno 5 m di lunghezza) rinvenuto oltre 50 anni fa in cima al Monte Seceda. La nuova esposizione ruota attorno alla ricostruzione tramite realtà virtuale dell’animale e del suo modo di vivere preparata dal paleoartista Nicola Castelnuovo.
Ma, dice Andrea Tintori, il paleontologo che ha seguito i lavori ma ha anche diretto gli scavi in Grignone, "non abbiamo voluto fermarci al ‘virtuale’ per affascinante che sia, per cui la postazione è circondata da fossili reali testimonianti quelli che erano gli abitanti di quel mare 240 milioni di anni fa. Ed è qui che entra in scena il Grignone perché proprio qui sono stati rinvenuti molti pesci ben conservati che invece mancano in Gardena. Ecco quindi la possibilità di un prestito di alcuni esemplari che sono conservati presso il Dipartimento di Scienze della Terra dell’università di Milano. Certo, la trafila burocratica è abbastanza complessa, per cui per ora abbiamo esposto le fotografie dei fossili nella speranza che tra pochi mesi i reperti possano andare in Gardena".
Gli stretti rapporti tra i due siti paleontologici sono anche supportati dal ritrovamento in Grignone di resti di grandi Saurichthys, i barracuda del tempo, che presentano evidenti tracce di predazione. Andrea Tintori in un recente articolo scientifico ha ipotizzato che proprio un ittiosauro di diversi metri di lunghezza potesse attaccare i pesci più grandi di allora come quelli del Grignone che raggiungevano il metro e mezzo di lunghezza.