Lecco capitale della cultura e della riflessione

Capolavoro per Lecco: nell'opera di Michelangelo l'amore è libertà

Inaugurato oggi il grande evento culturale a Palazzo delle Paure

Capolavoro per Lecco: nell'opera di Michelangelo l'amore è libertà
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"Quello che viene sacrificato sul monte Moriah non è un uomo, bensì l'idea del possesso. Dio fa capire ad Abramo che quel figlio tanto desiderato e amato non è una sua proprietà. Perché l'amore è libertà e questo tema, al giorno di oggi, anche alla luce dei tanti, troppi femminicidi, è un messaggio che dobbiamo sempre ricordare". Così il prevosto di Lecco don Davide Milani (che proprio oggi, martedì 5 dicembre ha festeggiato il suo compleanno), ha descritto il soggetto del Capolavoro per Lecco che quest'anno illuminerà i cuori e le menti di quanti visiteranno l'esposizione "Il mistero della paternità. Il segno di Michelangelo" che è stata inaugurata, come da tradizione, alla vigilia della festa patronale di San Nicolò a Palazzo delle Paure. Un evento culturale di respiro grandioso che, ancora una volta, accende i fari su Lecco e la rende una capitale culturale e una meta di turismo di qualità, di turismo del bello, di turismo dell'anima.

Capolavoro per Lecco: nell'opera di Michelangelo l'amore è libertà

Sì perché  oggi, martedì 5 dicembre 2023, si è alzato il velo sulla quinta edizione  dell'iniziativa culturale promossa Comunità pastorale Madonna del Rosario in collaborazione con il Comune di Lecco che darà la possibilità di ammirare  il "Sacrificio di Isacco",disegno apparso in pubblico un’unica volta in mostra dopo il restauro del 2017 che ha permesso di ritrovare l’immagine delineata dall’artista sul verso del foglio.

Non utilizziamo intenzionalmente il termine mostra non solo perchè la parola è forse riduttiva, ma perché Capolavoro per Lecco è un progetto che va ben al di là di una vetrina d'arte.

E' lo stesso don Milani a spiegare perché. "Noi, come parrocchia, annunciamo il Vangelo, lo facciamo entrare  nelle vite delle persone e lo facciamo anche con la cultura. L'arte ha la capacità di portare con sé riflessione e ragionamento. E noi abbiamo scelto di portare questa iniziativa non in un luogo della parrocchia ma in un luogo della città, per dialogare con essa senza trombe o prove di forza. Qui, in questa splendida cornice di Palazzo delle Paure non facciamo prediche, ma parliamo ai cuori di tutti".

A differenza delle edizioni passate, quando le opere esposte avevano tematiche, come annunciazioni o natività, legate al Natale (fatta eccezione per lo scorso anno quando Capolavoro si concentrò sulla figura del patrono di Lecco), quest'anno il tema sembra molto poco natalizio.

"Ma è apparenza. Il Natale viene spesso sviluppato o approfondito da un punto di vista materno, ma la paternità ha un ruolo centrale. Quello che da oggi i visitatori avranno la possibilità di compiere è un percorso che non potranno fare da soli. Un percorso mediato, da una parte dai tre curatori, Susanna De Maron, Giorgio Melesi e Laura Polo d’Ambrosio, e dall'altra dai 200 ragazzi delle scuole del territorio che, nell'ambito di un  PCTO sono stati coinvolti e faranno da guida."

Il sindaco Mauro Gattinoni dopo avere salutato il numeroso pubblico presente e Don Davide e i suoi collaboratori per il grande lavoro svolto, ha ricordato il saggio del filosofo danese Soren Kierkegaaard  “Timore e tremore” in cui si fanno quattro ipotesi di soluzione del “sacrificio”: “Da uomo curioso credo la ricerca di un perchè dei grandi temi della vita sia il motivo che ispira nell’utilizzo del messaggio dell’arte, che è un messaggio per definizione aperto a cui, con delicatezza è possibile suggerire alcune risposte”.

Durante il vernissage di oggi pomeriggio la curatrice aura Polo d’Ambrosio ha ripercorso le tappe che hanno portato alla mostra, senza nascondere l’emozione e le sfide che hanno attraversato il gruppo di lavoro e dei curatori: “Confrontarsi con la grandezza di Michelangelo, farlo rispettando le idee e la libertà di tutti e confrontarsi con un disegno, considerato il “padre” di ogni forma d’arte”. La  professoressa d’Ambrosio ha poi raccontando le opere in mostra e mettendo in relazione la necessità di contestualizzare l’opera michelangiolesca con gli altri capolavori esposti.

Da parte sua  presidente della Fondazione Casa Buonarroti Cristina Acidini ha poi contestualizzato il disegno in mostra. In una sorta di piccola lectio magistralis partendo da casa Buonarroti ha ripercorso le manifestazioni giovanili del genio di Michelangelo, la natività in “stiacciato” e una seconda opera giovanile decisamente più muscolare in cui si evidenziava già la tensione dello sforzo e lo studio dei muscoli “a cui Michelangelo di dedicherà poi”. Ha raccontato i tesori di casa Buonarroti, un palazzo definito “modesto rispetto ai grandi palazzi fiorentini” ma che conserva un vero tesori: oltre 200 disegni di Michelangelo “salvati dalla distruzione che lui stesso ne fece prima di morire e dalle vendite operate dai suoi eredi”: un viaggio dentro l’arte del genio toscano conclusosi proprio con l’opera in mostra.

Le altre opere in mostra

In mostra accompagnano il disegno di Michelangelo altre tre opere di analogo soggetto: la seicentesca tela del “Sacrificio di Isacco” dipinta da Giuseppe Vermiglio e le repliche delle due formelle a rilievo create nel 1401 da Filippo Brunelleschi e Lorenzo Ghiberti.

 

Le repliche delle due formelle, con cui i due massimi artefici del primo Rinascimento fiorentino parteciparono al concorso indetto dall’Arte della Seta o di Calimala per affidare la realizzazione della porta nord del Battistero, esemplificano la varietà di soluzioni figurative che gli artisti seppero trarre dalla sostanziale fissità e inalterabilità del tema dato. È proprio con quel concorso in apertura del XV secolo che si fa iniziare il primo Rinascimento fiorentino. Dunque tali opere rappresentano il punto di origine, ma anche la soglia da oltrepassare da parte dello stesso Michelangelo. Infine in mostra è  presente anche una delle tele raffiguranti il Sacrificio di Isacco del pittore milanese Giuseppe Vermiglio, artista ammirato dallo stesso Roberto Longhi come “uno dei più sinceramente caravaggeschi” tra quelli presenti a Roma nei primi anni del Seicento.

 

Ma se in quelle prime variazioni sul tema del Sacrificio di Isacco il Vermiglio rivela una stretta dipendenza dai modelli del Merisi, nei dipinti di analogo soggetto databili agli anni Venti del Seicento, quando il Vermiglio ritorna a Milano, il pittore elabora invece una concezione compositiva di sapore classicistico. Il Sacrificio di Isacco della Fondazione Gastaldi Rotelli presente in mostra appartiene a questo secondo gruppo di opere.

Il progetto Capolavoro per Lecco è coordinato da un gruppo di lavoro di cui fanno parte, oltre al presidente dell’Associazione culturale Madonna del Rosario Mons. Davide Milani: Giorgio Cortella, Angela D’Arrigo, Susanna De Maron, Giancarlo Ferrario, Rosita Forcellini, Mario Galli, Laura Polo D’Ambrosio, Giorgio Melesi.

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