All'Oto Lab di Rancio la mostra fotografica di Beatrice Mazzucchi "Mani libere"
La mostra resterà aperta anche nei giorni 14 e 15 novembre con orario 10-13 / 15-19 con ingresso libero.
La mostra "Mani libere", allestita all'Oto Lab di Rancio e realizzata dalla giovane lecchese Beatrice Mazzucchi, è nata con l'intento di raccontare la vita dei detenuti sull'Isola di Pianosa.
"Mani libere" racconta un progetto di recupero e reinserimento
Gli scatti realizzati dalla Mazzucchi hanno l'intento di far conoscere e dare risalto a un progetto di recupero e reinserimento unico in Europa: quello dei detenuti in regime di Art. 27, che scontano la pena sull'Isola di Pianosa. Secondo l'Articolo in questione "Le pene (...) devono tendere alla rieducazione del condannato".
La funzione primaria del carcere
Seguendo ciò che l'Art. 27, il carcere dovrebbe avere come funzione primaria quella di eliminare o ridurre il pericolo di reiterazione dei reati, favorendo il reinserimento del detenuto nella Società attraverso la creazione di opportunità e aumentandone l’autostima e il rispetto per sé stesso e per le regole del vivere civile.
Il carcere di Pianosa
La concessione dell’Art. 21 sulla semilibertà lavorativa trova, nel Carcere di Portoazzurro, di cui la sezione di Pianosa fa parte, l’ottimale applicazione dei principi costituzionali e la sintesi dei criteri educativi di rieducazione e recupero di soggetti che hanno intrapreso un percorso virtuoso e anelano oltre che alla libertà, al proprio riscatto.
Un progetto unico in Europa
Un progetto unico in Europa, riconosciuto e valorizzato, anche recentemente, dal Ministero della Giustizia. Un progetto fragile su un’Isola dall’equilibrio fragile, che non sempre ha incontrato, e incontra, l’apprezzamento e la condivisione che merita, anche da Enti e Strutture pubbliche operanti in loco, e che invece andrebbe valorizzato e portato ad esempio per altre carceri.
Le parole della fotografa
“Per una settimana ho avuto l’opportunità di vivere sull’Isola di Pianosa, nell’Arcipelago Toscano, a stretto contatto con i Detenuti che lì scontano gli ultimi anni di pena usufruendo dei benefici dell’ART. 21 che, a fronte di un comprovato percorso di pentimento e revisione dei propri errori, consente, attraverso la semilibertà lavorativa, il recupero delle persone e il loro reinserimento nella società civile. Il lavoro quotidiano, svolto in libertà, senza le costrizioni tipiche del carcere, il contatto con liberi cittadini e Turisti, l’utilizzo dei mezzi di comunicazione quali cellulare e internet: tutti strumenti per il riscatto e il recupero della propria dignità di uomini che si, hanno sbagliato, e per questo pagano il loro debito alla Società, ma hanno saputo intraprendere un cammino virtuoso che è sfociato in questo progetto, unico in Europa.”
I detenuti i Pianosa
A Pianosa, la ventina di Detenuti inseriti nel progetto, godono di un’ampia libertà, possono muoversi autonomamente sull’Isola, anche al di fuori dei compiti lavorativi loro assegnati, e la sera rientrano in una struttura che li accoglie ma dalla quale sono state eliminate sbarre, porte blindate, chiavi e catenacci. E’ la vecchia sezione del Sembolello, famosa perché, negli anni ’20, vi fu rinchiuso l’allora ritenuto sovversivo Sandro Pertini.