Soda Fall travolta e abbandonata lungo la Provinciale: inizia il processo

La giovane di origini senegalesi era stata investita mentre tornava a casa dal lavoro dal camper di un 46enne di Cornate d'Adda.

Soda Fall travolta e abbandonata lungo la Provinciale: inizia il processo
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Soda Fall quel maledetto sabato pomeriggio stava tornando a casa a piedi dopo aver lavorato in un'azienda di Robbiate. Ma mentre camminava lungo il ciglio della strada alla Sernovella era stata travolta dal camper guidato da Giuseppe Mazza, autotrasportatore residente a Cornate d'Adda. Che ieri, venerdì, ha risposto in tribunale dell'accusa di omissione di soccorso nella prima udienza del processo che ha visto la partecipazione anche dei due podisti che trovarono la giovane agonizzante la mattina seguente. E anche della stessa Soda Fall, che oggi ha 24 anni e che sostiene di non ricordare nulla di quella drammatica notte trascorsa al freddo, stesa in un campo.

Soda Fall inizia il processo

La vicenda risale al tardo pomeriggio di sabato 21 novembre 2015. A ritrovare la giovane di origini senegalesi e residente a Osnago, gravemente ferita e agonizzante, erano stati la domenica mattina Oscar Colombo ed Emanuele Brivio che erano usciti di buon'ora per una corsa. I soccorritori avevano salvato la vita alla giovane, che aveva trascorso l'intera notte in uno stato di semi-coscienza nel fosso a margine della Provinciale in zona Sernovella a Robbiate. A risalire al responsabile dell'investimento erano stati i Carabinieri di Merate, grazie a un'indagine brillante che, partendo da un frammento di specchietto rinvenuto sul posto, li aveva portati a setacciare tutte le immagini delle telecamere di videosorveglianza giungendo fino a casa del cornatese.

Ieri la prima udienza

Davanti al giudice Maria Chiara Arrighi, ieri, la ragazza ha ammesso di non ricordare nulla di quell'episodio. Che è stato invece ricostruito dal padre. I podisti che hanno di fatto salvato la vita a Soda hanno invece ripercorso la mattina del ritrovamento, mentre il luogotenente Emanuele Peritore ha spiegato come si sono svolte le indagini per risalire al responsabile. Il cornatese, difeso dall'avvocato Noemi Mariani di Monza, ha sostenuto la sua buona fede affermando di essersi accorto sì dell'urto che aveva mandato in frantumi lo specchietto, pensando però si trattasse di un palo e non di una persona. E di aver saputo solo la sera successiva, quando del resto si è trovato i Carabinieri a casa, dell'accaduto. Il processo è stato dunque aggiornato al 9 novembre, quando altri due carabinieri intervenuti quella mattina verranno ascoltati per ricostruire ulteriormente quel drammatico episodio.

 

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