Scarica di sassi in Grignetta: scatta la denuncia per due alpinisti
L’alpinista infortunato in Grignetta racconta e accusa

«L’incidente che ha coinvolto l’alpinista Ivano Zanetti, poi recuperato dal Soccorso Alpino con un’eliambulanza, non è stato provocato da un evento naturale che ha generato una scarica di sassi casualmente staccatisi dalla montagna, ma è stato provocato da un errore umano di una cordata che saliva con eccessiva inesperienza a fianco a quella dell’alpinista ferito». E’ un’accusa precisa, soprattutto pubblica, quella con cui lo stesso Zanetti (tramite il proprio avvocato Susanna Catenacci) circostanzia l’incidente che sabato 24 agosto ha subito mentre arrampicava in Grignetta con alcuni amici.
Il racconto dell'alpinista
La ricostruzione dei fatti riportata dal 57enne alpinista milanese e da alcuni testimoni è ora raccolta in una denuncia sporta ai Carabinieri di Lecco. «Una testimonianza di come sia fondamentale approcciare alla montagna con la giusta preparazione e cognizione di causa, oltre che umanità» aggiunge l’avvocato catenacci. «La montagna non è solo sport, ma soprattutto una palestra di vita – dice Zanetti - prima ancora di imparare ad arrampicare, è necessario imparare a comportarsi con senso civico e responsabilità verso la montagna stessa, gli altri alpinisti e in ultimo se stessi e il proprio piacere. Ci sono regole non scritte, ma insite tra gli appassionati di montagna, che regolano le ascese di ogni tipo».
Zanetti rimarca che i due scalatori non hanno semplicemente staccato un pilastro di roccia dallo spigolo di Vallepiana creando una violenta scarica di sassi: «Hanno creato un pericolo per diverse persone che poteva essere tranquillamente evitato usando la necessaria diligenza che appartiene a sport come l’arrampicata e l’alpinismo».
Scarica di sassi in Grignetta: scatta la denuncia per due alpinisti
«Se infatti i due avessero adeguatamente letto la relazione dell’itinerario della via facile e storica che stavano salendo, si sarebbero accorti che il passaggio era in una parte solida e sicura della parete e non alla sua destra dove le rocce erano instabili e rischiose - spiega il rocciatore milanese - Oltre poi alla totale inesperienza tecnica che ha generato i danni alla montagna e alle persone, i due “rocciatori” si sono anche eclissati non curandosi affatto di ciò che avevano provocato, del pericolo generato a cinque persone e dei danni fisici procurati all’alpinista poi recuperato in Elisoccorso».
Ivano Zanetti, il suo compagno di cordata e altri due scalatori sono riusciti a raggiungere il rifugio Rosalba, dove poi è intervenuto il Soccorso Alpino per portare Zanetti all’ospedale Manzoni di Lecco, solo grazie alla propria esperienza e prudenza, «Non certo perché aiutati o confortati dai due fautori della scarica di sassi».
«Neppure nei giorni seguenti, quando i giornali della zona hanno raccontato l’accaduto, i responsabili dei fatti hanno avuto interesse a conoscere lo stato di salute del ferito» fa sapere l’avvocato Catenacci.
Drastica involuzione dell’alpinismo
Continua Zanetti: «In generale penso che queste persone siano talmente inesperte che non abbiano neppure minimamente compreso il pericolo che recano a se stessi e agli altri. Inoltre, il fatto di non avere consapevolezza delle proprie reali capacità e di come queste debbano essere impiegate in montagna, fa di questi soggetti vere e proprie mine vaganti. In tanti anni di alpinismo, segnati da ascese chiavi su pareti difficili come Pilone Centrale e Nord del Cervino oltre a Eiger, Monte Bianco e Grandes Jorasses, raramente mi sono imbattuto in situazioni di questo tipo. Purtroppo il timore è che negli ultimi anni stiamo assistendo ad una drastica involuzione dell’alpinismo legata al fatto che le persone si approcciano a questa disciplina per moda o improvvisazione, con scarsa preparazione e poca coscienza».