Rimborsopoli in Lombardia, arriva la sentenza di primo grado: 52 condannati LE PENE DEI LECCHESI
La pena più pesante è stata inflitta a un nostro ex consigliere, Stefano Galli, già capogruppo della Lega in Regione. Condannati anche Boscagli, Parolo e De Capitani.
E’ stata emessa questa mattina, 18 gennaio, la sentenza di primo grado per il processo sulle cosiddette spese pazze in Regione Lombardia che aveva ben 57 imputati. La pena più pesante è stata inflitta a un nostro ex consigliere, Stefano Galli, già capogruppo della Lega in Regione.
La sentenza
Il Tribunale di Milano ha condannato in primo grado 52 dei 57 ex assessori ed ex consiglieri regionali accusati di peculato. Fra i condannati anche volti molto noti della politica come Renzo Bossi, per lui il giudice ha disposto una pena di 2 anni e 6 mesi, e Nicole Minetti, 1 anno e 8 mesi. In generale le pene sono andate da un anno e 5 mesi fino a 4 anni e 8 mesi. Assolti o prescritti 5 ex consiglieri: Davide Boni (prescrizione per l’accusa di truffa) e assolti Romano Colozzi, Daniel Luca Ferrazzi, Carlo Maccari, Massimo Ponzoni.
Stefano Galli, Giulio Boscagli e Giulio De Capitani-
La pena più alta, 4 anni e 8 mesi, è stata inflitta al lecchese Stefano Galli, ex capogruppo della Lega in Regione. Galli è accusato di peculato e truffa. Per il pm Paolo Filippini avrebbe pagato con soldi pubblici il matrimonio della figlia a e avrebbe fatto assumere dal Pirellone il genero con uno stipendio di 196mila euro lordi per 19 mesi di lavoro. Condannato anche l'ex sindaco di Lecco Giulio Boscagli. A lui è stata inflitta una pena di 2 anni e 7 mesi. Un anno invece ad un terzo lecchese, il leghista Giulio De Capitani. Infine un anno e sei mesi con pena sospesa anche per Ugo Parolo
Rimborsopoli
Lo scandalo delle spese pazze in Regione era scoppiato nel 2012; secondo i pm gli ex assessori e gli ex consiglieri regionali avrebbero speso illecitamente 3 milioni di euro, facendoli figurare come spese di rappresentanza e chiedendo, e ottenendo, il relativo rimborso spese. Nelle spese contestate ad alcuni imputati c’erano gratta e vinci e fuochi d’artificio.