Lutto a Lecco

L’ultima “volata” per Virginio Pozzi “Gigetto”

E' morto lo storico e “vulcanico” imprenditore lecchese, legato al mondo del ciclismo.

L’ultima “volata” per Virginio Pozzi “Gigetto”
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Lecco piange Virginio Pozzi, storico e “vulcanico” imprenditore lecchese, legato al mondo del ciclismo.

L’ultima “volata” per Virginio Pozzi “Gigetto”

Virginio Pozzi, classe 1928, imprenditore, grande appassionato di ciclismo, da quasi settant’anni ha legato il suo nome alla ditta Pozzi Virginio Strade. Personaggio poliedrico e originale, fu ciclista professionista, ai tempi di Coppi e Bartali, vincendo anche una gara internazionale. Abbandonato le corse, fece lo stradino per il Comune di Lecco, l’operaio alla Snam, per poi fondare, nella seconda metà degli anni cinquanta, la Pozzi & Invernizzi, poi divenuta Pozzi Strade, nota azienda di edilizia stradale del territorio. Dopo la scomparsa del fratello Alberto, con lo scoppio di una mina, prese in carico anche l’attività di demolizioni con esplosivo, con lavori che segnarono, non senza controversie, la storia della città. Tra questi  la demolizione del grande masso, caduto nel vallo con la frana del S. Martino nel ‘78, o la pericolosa eliminazione dello sperone incombente sull’abitato di Chiuso, dopo la frana nel ex cava Rovelli (nella quale furono necessari ben tre quintali di esplosivo).

La passione per il ciclismo

La passione per ciclismo che, rimasta nel cuore, lo accompagnò per tutta la vita, lo vide organizzatore di gare di ciclocross negli anni settanta, fondatore, con un gruppo di appassionati, della società ciclistica “Pedale Lecchese”, collaborare con l’amico Vincenzo Torriani, storico patron del Giro, nella segnalazione e sicurezza del “Giro d’Italia”. Visionario e idealista, avrebbe voluto, una volta, far concludere “il Giro” a Lecco, con l’arrivo in un velodromo costruito per l’occasione. Grande amante degli animali, sostenne per anni il neonato gruppo cinofilo lecchese.

Un pezzo di storia di Lecco

 

Con più di mezzo secolo di attività dell’azienda, con la realizzazione di strade ritenute impossibili, con una vita “sopra le righe”, come solo quelle generazioni sapevano portare, piena di aneddoti (come quando si “sedette” su una mina, facendola poi scoppiare, per dimostrare la non pericolosità) se ne va un pezzo di storia della città. Purtroppo negli ultimi anni una malattia degenerativa lo aveva allontanato dalla scena pubblica, ma chi lo ha conosciuto lo ricorda per il carattere vulcanico e impulsivo, per l’intraprendenza e l’audacia, per il suo stile genuino, ma soprattutto per il grande cuore e generosità, che ha sempre dimostrato nei tanti anni di attività.

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