Virus ed Economia

La protesta pacifica ma ferma di baristi e ristoratori lecchesi: "La misura è colma"

Fipe e Confcommercio a sostegno degli esercenti pubblici nella richiesta di date certe per la riapertura e ristori adeguati.

La protesta pacifica ma ferma di baristi e ristoratori lecchesi: "La misura è colma"
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I pubblici esercizi, baristi e ristoratori, meritano di sapere come e quando ripartire. Ma anche di avere risarcimenti adeguati alle perdite subite. Queste le rivendicazioni avanzate quest'oggi, martedì 13 aprile 2021, da Fipe (Federazione Italiana Pubblici Esercizi) con l'iniziativa "Assemblea in Piazza". Promossa a livello nazionale, a Lecco si è svolta simbolicamente riunendo nell'auditorium di Palazzo Commercio diversi imprenditori che hanno dato voce e volto alla categoria.

Il grido di allarme di baristi e ristoratori

"Anche Lecco oggi dice la sua in maniera pacifica ordinata, ma non per questo meno forte e ferma" hanno ribadito Marco Caterisano, presidente provinciale di Fipe e Alberto Riva, direttore di Confcommercio Lecco. "Abbiamo sempre preso le distanze dalle manifestazioni di protesta non autorizzate - ha ricordato Riva - Ma riteniamo giusta le rimostranze delle imprese che chiedono una data certa per la riapertura e contestano ristori che finora, in Italia, sono stati insufficienti e inadeguati. A questo proposito Fipe ha sempre condotto una interlocuzione pacifica, fuori dai riflettori, ma costante con il Governo".

Alberto Riva direttore di Confcommercio Lecco
Marco Caterisano, Fipe Lecco

"La situazione è drammatica" ha sintetizzato Caterisano. "Le imprese del nostro settore sono al capolinea, perché non c'è più liquidità, perché non vediamo la luce in fondo al tunnel, perché mancano politiche economiche efficaci e lungimiranti a tutela dei posti di lavoro" ha aggiunto. "Noi abbiamo fatto la nostra parte per contenere il contagio, ma tutte le conseguenze stanno ricadendo su di noi. Siamo in balia dei dpcm: ogni qual volta chiudiamo, dobbiamo sperare che arrivi un aiuto adeguato per noi e i nostri dipendenti". Finora le aspettative sono andate deluse. "e questo è il primo di una serie di grida di allarme".

Capasso: "Servono indennizzi veri, non l'elemosina"

"Servono indennizzi veri, non l'elemosina. Non solo per ripartire, ma per non chiudere" ha chiosato Michele Capasso, titolare del Bar Visconti in piazza Manzoni. Ché poter riaprire avendo una data certa per poter programmare non è ormai più la soluzione a tutto. "Si sono fatti debiti per sopravvivere, debiti per ripagare i quali occorrerà del tempo" la situazione della categoria spiegata da Caterisano.

Michele Capasso, "Bar Visconti" Lecco

Dadati: "Paghiamo noi le mancanze del Governo"

Fabio Dadati, imprenditore del settore ricettivo turistico,  ha sottolineato tutte le mancanze da parte del Governo che hanno prodotto la drammatica situazione. "Non si è mai realizzato un vero tracciamento dei contagi, né dato impulso all'assistenza medica territoriale che avrebbe potuto gestire a domicilio i malati. Non si è gestita la mobilità, non il trasporto pubblico. E' di questi giorni il rapporto dei Nas che analizzando bus e metrò in diverse città hanno rinvenuto tracce di Covid. Il problema, la gente ammassata per oltre dieci minuti in un piccolo ambiente chiuso era lì, non nei bar o nei ristorante per mettere in sicurezza i quali abbiamo investito fior di soldi. Evidente il cambio di passo del Governo Draghi rispetto al predecessore Conti, ma resto perplesso di fronte all'approccio economico. Non si capisce la priorità di andare ora al rinnovo del contratto per il pubblico impiego, categoria che non ha certo subito i contraccolpi della crisi economica determinata dalla pandemia. Mentre la nostra situazione è stata affrontata dopo, con un 5% di ristoro riconosciuto sulla scorta del fatturato dell'anno precedente".

Fabio Dadati Albergo Promessi sposi" e ristorante "Da Giovannino" Malgrate

Colombo: "Riaprire i bar si può, con il servizio limitato ai tavoli"

Sulla stessa lunghezza d'onda Roberto Colombo, titolare della birreria "La Botte" di Malgrate: "Occorre un vero risarcimento, non briciole. Per chi ha un locale che prima della pandemia lavorava quasi esclusivamente in fascia serale notturna, non c'è convenienza a tenere aperto per l'asporto fino alle 18. Riaprire si ò, con la regola che il servizio sia soltanto ai tavoli. In questo modo si eviterebbe il rischio degli aperitivi in piedi assembrati, dove il titolare deve fare il carabiniere con i propri clienti".

Roberto Colombo titolare della birreria "La Botte" di Malgrate

Curti: "utile ottenere una sospensione delle tasse"

Riapertura certa, ristori adeguati, indennizzi, ma serve anche bloccare i costi a carico degli esercizi pubblici. Una sospensiva nel versamento di  "tasse e contributi" come ha auspicato  Oreste Curti del ristorante "Al Pontile" di Lecco. "Il problema è anche stato che si è allargata la platea degli aventi diritto ai 24 miliardi di ristori disposti in prima battuta dallo Stato" ha ricordato Marco Caterisano. "Abbiamo ricevuto cifre inferiori rispetto alla prima tranche. Il Governo Draghi ha detto che stanzierà altri 40 miliardi per far fronte ai crediti di imposta, ma non è ancora sufficiente per sostenere il debito   nel frattempo maturato per sopravvivere, non per rilanciare la propria attività".

Oreste Curti, ristorante "Al Pontile" Lecco

>A livello di tassazione locale, il pagamento della Tosap resta sospeso fino al 30 giugno. "Confcommercio è al lavoro per far includere anche altre tipologie di esercizi che pur lavorando su suolo pubblico finora non avevano beneficiato di questa esenzione" ha detto il direttore Alberto Riva. "La Tari non si paga per quattro mesi, mentre l'anno scorso era stato riconosciuto uno sconto del 30%. Ma i Comuni dovranno ben considerare che chi è chiuso, non lavora, quindi non produce rifiuti, quindi non si avvale del servizio di smaltimento degli stessi che pure è chiamato a pagare con la Tari" ha argomentato Caterisano.

Un settore che ha perso dal 50% al 100% del fatturato

Quanto alle perdite patite, i dati sono quelli di Confcommercio a livello nazionale: mediamente i pubblici esercizi hanno perso il 50-60% del fatturato annuale, in qualche caso  si sale all'80-90%, per raggiungere il 100% con le discoteche e le ditte operanti nel banketing.
"La misura è colma"  ha chiosato Alberto Riva.

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