La lettera

Il cappellano della Polizia: "La speranza dev'essere più contagiosa del virus"

Don Andrea Lotterio ha scritto una lettera a tutti i poliziotti invitandoli a trarre dall'emergenza elementi positivi per migliorare

Il cappellano della Polizia: "La speranza dev'essere più contagiosa del virus"
Pubblicato:
Aggiornato:

Lontano dagli occhi, ma vicino con il cuore: il cappellano della Polizia di Stato don Andrea Lotterio scrive una lettera a tutti i poliziotti incoraggiandoli a tenere duro nel loro difficile compito in prima linea e a fare in modo di trarre comunque il "bene" da questa difficile situazione da cui prendere spunti per migliorarsi: "Non vorrei che, passata questa tempesta, tutto ritornasse come era prima, come se questo deserto che stiamo attraversando fosse solo da dimenticare".

Il cappellano della Polizia: "Vi sono vicino nella preghiera"

"Tento di raggiungervi con queste poche parole, in questi duri giorni, anche se non fisicamente presente (il signor Questore sa che non credo di avere paura del virus, ma paura di portarlo inconsapevolmente si) e vorrei semplicemente dirvi che vi penso e vi sono vicino nella preghiera per tutti voi ogni giorno. Anche le nostre comunità cristiane cercano di farlo, dove abitiamo, anche se solo attraverso i vari social".

Si legge nella lettera di don Andrea, parroco di Malgrate oltre che cappellano della Polizia di Stato.

"La speranza deve essere più contagiosa del virus!"

"Il momento che stiamo vivendo è complesso, il nostro cuore è turbato e tanti, vicini o lontani, stanno vivendo anche grandi sofferenze. Credo che sia un tempo da abitare in tutte le sue sfumature. Sentiamo il bisogno di ascoltare quello che stiamo vivendo e riconoscere e assumere con consapevolezza e libertà il bene che ogni situazione, anche la più tragica, “contiene”. Non vorrei che, passata questa tempesta, tutto ritornasse come era prima, come se questo deserto che stiamo attraversando fosse solo da dimenticare. Vi penso molto provati, in prima linea a gestire l'ordine e la sicurezza pubblica, anche a rischio della vostra incolumità. Penso alle fatiche di casa e dei vostri familiari e a tutte le preoccupazioni che avete in questi momenti. Penso anche ai malatiche ci possono essere e tra questi il poliziotto appartenente al Commissariato di Spinaceto, ricoveratoa Roma, che da pochi giorni è stato estubato e respira autonomamente. In mezzo a tanta sofferenza, “Dio c’è: è nei gesti d’amore” e “La nostra speranza deve essere più contagiosa del virus!”

L'emergenza vista come occasione per migliorarsi

"Quello che accade può essere trasformato da tutti in occasione di amare, e per chi è cristiano di essere segno della presenza di Dio nel mondo. Chiediamoci allora non di chi è la colpa di tutto questo, ma cosa posso fare di tutto quello che sto vivendo, e come posso usarlo per raggiungere al meglio la mia vera fisionomia di persona, di figlio di Dio. Cerchiamo di avere sguardi di tenerezza, discambiare parole che aiutino la convivenza, di amarci come viandanti che sanno che il viaggio finisce. Perché ciò che davvero conta è come si è percorso insieme il viaggio della vita.Continuiamo a sostenerci a vicenda in questa guerra contro un nemico invisibile ...L’oscurità non viene da Dio; Dio invece la abita, la condivide, nel Figlio Gesù.E affidiamoci a San Michele, che ancora oggi combatte la lotta contro ogni male per la serenità di questa nostra terra. Un abbraccio anche solo virtuale a tutti e tutte".

Il testo completo della lettera è consultabile sul sito della Questura di Lecco.
Seguici sui nostri canali