Lutto a Lecco

Giovanni Ratti è sulla vetta più alta: addio al decano dei Ragni di Lecco

I maglioni rossi: "Ciao Giovanni, è stato bello e importante averti con noi per così tanto tempo. Adesso però è arrivato il momento di lasciarti andare dai tuoi vecchi amici."

Giovanni Ratti è sulla vetta più alta: addio al decano dei Ragni di Lecco
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Ora è sulla vetta più alta, la più difficile da scalare sebbene lui, di montagne ne affrontate e vinte tante, tantissime. Giovanni Ratti, il decano dei Ragni di Lecco si è spento ieri, lunedì 31 maggio 2021 a 96 anni. Era nato il 14 settembre del 1926 e per buona parte della sua esistenza aveva indossato quel maglione rosso, vestito per la prima volta nel 1946.

Giovanni Ratti è sulla vetta più alta: addio al decano dei Ragni di Lecco

Dalla prima impresa sulla sua amata Grignetta, lui che originario di Rancio era nato e vissuto all'ombra del Medale, Ratti affronto salite su tutte le alpi  con compagni storici come Carzaniga, Castelnuovo, Castagna aprendo vie che sono rimaste nella stria dell'alpinismo. Un esempio per tanti e saranno certamente tanti quelli che mercoledì 2 giugno vorranno tributargli un ultimo doveroso omaggio durante la cerimonia funebre che verrà celebrata nella chiesa di Rancio Alto.

L'omaggio dei maglioni rossi

"Ciao Giovanni, è stato bello e importante averti con noi per così tanto tempo. Adesso però è arrivato il momento di lasciarti andare dai tuoi vecchi amici.
Di sicuro ti staranno aspettando attrezzati di tutto punto per andare a scalare. O forse no, forse sono lì con qualche cordaccia di canapa raccattata chissà dove e ai piedi "la cassette dei garofani", quegli scarponacci che van bene solo per gli avvicinamenti e che, una volta sotto alla parete, te li devi cavare per salire "de ungia".
Proprio come si faceva allora. Con la stessa povertà nelle tasche e la stessa speranza infinita e irresistibile nel cuore".

Foto Ragni

Dal libro “I Ragni di Lecco – Una storia per immagini”

"Quel pomeriggio trascorso a chiacchierare nella sua casa di Brogno, sotto alle rocce della Medale, è stato un viaggio a ritroso nel tempo.
Le sue parole sembravano raccontare di amici ancora vicini e di fatti accaduti solo il giorno prima. Non mi sarei stupito se, ad un certo punto, dal piccolo cortile fra le quattro case della frazione, fosse arrivato il richiamo del Bigio, del Nisa o del Castagna, che venivano a cercarlo per andare a scalare.
Anche io ero li con loro. Per qualche ora ho respirato l'aria elettrica che riempiva i polmoni dei figli di quell'Italia martoriata e stracciona ma invincibile, perché il baratro della guerra era alle spalle e davanti c'era solo l'orizzonte senza confini di una vita tutta da inventare: la più grande ed entusiasmante delle avventure.
Le vicende che riempiono queste pagine in fondo non sono altro che uno spicchio di quell'orizzonte, un capitolo di quell'avventura. Se, leggendole, qualcuno sentirà nell'aria la stessa elettricità, se gli verrà voglia di mettersi in viaggio, non importa verso quale meta, allora la mia fatica di narratore non sarà stata del tutto inutile".

(Dal libro "I Ragni di Lecco - Una storia per immagini")

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