Escalation della violenza in città: più vigili nelle strade
Dalle risse tra barboni, con sediate e trauma cranici, alle botte da orbi somministrate da giovani sciagurati a un cittadino coraggioso che voleva difendere la propria figlia, è una escalation che va fermata ora, prima che la cronaca nera si colori di viola

Di Marco Calvetti
Niente Arancia meccanica, né Bronx o Far West: evitiamo di liberare la fantasia con similitudini azzardate, ma non liquidiamo i recenti episodi di violenza consumati in città come espressioni di bulleria di teste calde.
Escalation della violenza in città: più vigili nelle strade
Dalle risse tra barboni, con sediate e trauma cranici, alle botte da orbi somministrate da giovani sciagurati a un cittadino coraggioso che voleva difendere la propria figlia, è una escalation che va fermata ora, prima che la cronaca nera si colori di viola. Quello dei funerali. Non voglio chiamare in causa il covid, ormai gettonato come una sorta di prezzemolo per interpretazioni sociologiche sulle condizioni del genere umano.
E giro al largo sui cambiamenti prodotti dalla paura, dalle bare senza nome, dal lockdown, anche se mi sento di escludere che l’epidemia ci abbia reso più docili e solidali.
La città va monitorata, senza demonizzare né criminalizzare nessuno, ma neppure permettendo che piazze e vie del centro diventino il rifugio permanente di barboni o presunti tali, pronti a scaldarsi e a farsi aggressivi con la comicità di birra a go go e di vino a garganella, come testimoniano le bottiglie ed i vetri sparsi durante le notti ad alta gradazione alcolica.
Occorre rinnovare l’alleanza tra forze dell’ordine e polizia locale, perfezionare l’intesa e l’attribuzione dei compiti, magari anche riprendendo il discorso sulla opportunità di armare i “ghisa”. L’idea non mi stuzzica, ma preferisco di gran lunga un vigile con la pistola che un pistola di vigile.