Inchiesta polstrada

Corruzione: chiesta la condanna per il comandante che indagò sul crollo del ponte di Annone

La Procura ha chiesto una pena di due anni e otto mesi di carcere

Corruzione: chiesta la condanna per il comandante che indagò sul crollo del ponte di Annone
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Corruzione: chiesta la condanna per il comandante che indagò sul crollo del ponte di Annone che il 28 ottobre del 2016  "franò" sotto il peso di un camion spezzando  la vita al 68enne Claudio Bertini di Civate. Stiamo parlando di Gabriele Fersini, già comandante della Stradale, che seguì l'indagine della terrificante tragedia testimoniando anche durante il processo.

Fersini è accusato di presunti reati di corruzione da parte di imprenditori seregnesi, per far evitare i controlli sui camion di questi ultimi in cambio di sponsorizzazioni all’attività di pilota di go kart del figlio del poliziotto, residente a Muggiò, all’epoca in cui era comandante dell’allora sezione di Polizia stradale. Come riportano i colleghi di Primamonza ora la Procura ha chiesto per lui una condanna a due anni e otto mesi di carcere.

Stessa pena, nell’ambito del processo celebrato con il rito abbreviato, chiesta anche per gli imprenditori seregnesi  Emilio Giussani,  Ivano Santambrogio   e  Salvatore Rombolà. Al termine dell’udienza celebrata a Palazzo di giustizia a Monza, l’altro  poliziotto Pasquale Ponticelli    e l’imprenditore di Desio Salvatore Prestifilippo, sono stati rinviati a giudizio a gennaio. Il 25 novembre è attesa la decisione sugli abbreviati e sui patteggiamenti chiesti dal terzo agente di polizia coinvolto nell’inchiesta, Alessandro Masella,  e dall’avvocata monzese Angela Mazzocchi. Prime sentenze in vista, dunque, sul presunto scandalo corruzione scoppiato alla Polizia stradale di Seregno (sezione in seguito assorbita dalla Questura di Monza).

Le accuse per presunti reati di corruzione

Il dirigente della Questura Fersini è accusato di presunti reati di corruzione  ad opera degli imprenditori seregnesi. L’inchiesta aveva portato ai domiciliari Fersini, gli imprenditori Giussani, Santambrogio, Prestifilippo e l’avvocato Mazzocchi. All’epoca il Tribunale aveva disposto invece la custodia cautelare in carcere per Ponticelli e Masella, mentre per l’altro imprenditore di origine calabrese Rombolà era stata decisa la misura dell’obbligo di firma.

Il Riesame aveva annullato le ordinanze cautelari

Nel corso dell'udienza hanno preso parola anche gli avvocati della difesa, forti di una precedente pronuncia del Tribunale del Riesame di Milano, che aveva annullato per mancanza di gravi indizi di colpevolezza le ordinanze cautelari nei confronti dei tre imprenditori (invece l’annullamento era avvenuto per mancanza di esigenze cautelari per Prestifilippo), a cui era seguito il ritorno a piede libero anche per l’ex comandante Fersini. Le contestazioni riguardano presunti favori da parte di Fersini, che avrebbe "chiuso un occhio" su multe e controlli sui camion delle ditte degli imprenditori seregnesi, in cambio di sponsorizzazioni per le gare di go kart del figlio.

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