Lecco

Cerimonia commemorativa per le vittime degli scioperi del 7 marzo 44

“Il 7 marzo 1944 è una data fondante dell’identità antifascista e democratica della città di Lecco, medaglia d’argento al valore militare".

Cerimonia commemorativa per le vittime degli scioperi del 7 marzo 44
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Cgil, Cisl, Uil, Anpi, Comune e Provincia di Leccohanno celebrato oggi, domenica 7 marzo 2021, il 77esimo anniversario degli Scioperi del 7 marzo 1944. In questo giorno si ricorda il sacrificio di lavoratrici e lavoratori lecchesi per la libertà e il riscatto dell'Italia dalla dittatura. Furono 22 gli operai deportati nei lager nazisti, solo per aver scioperato, chiedendo condizioni di vita migliori e la fine dell’occupazione nazifascista, tra cui c’era anche Giuseppe “Pino” Galbani, prezioso testimone dell’Olocausto che per anni ha raccontato ai più giovani gli orrori del campo di concentramento.

Cerimonia commemorativa per le vittime degli scioperi del 7 marzo 44

Nella mattinata di oggi sono stati omaggiati questi lavoratori con una breve cerimonia al Parco 7 Marzo di corso Matteotti a Lecco e davanti alla lapide dei Caduti in via Castagnera, quest'ultima benedetta da don Mario Fumagalli. Alla manifestazione, contenuta per rispettare le norme antiCovid, hanno partecipato autorità civili e militari, tra cui Claudio Usuelli, presidente della Provincia di Lecco, Mauro Gattinoni, sindaco di Lecco, che hanno ricordato l'importanza degli scioperi del marzo 1944 per la costituzione dell'attuale società democratica e solidale. Non è voluta mancare alla cerimonia Giancarla Riva Pessina di Anpi Lecco, una delle ultime testimoni di quel giorno.

Non potendo organizzare la tradizionale iniziativa con l’incontro nell’aula magna dell’istituto Bertacchi di Lecco, a causa dell’emergenza sanitaria, è stato prodotto un documentario, insieme a Teleunica, con le testimonianze in video di Pino Galbani, Regina Aondio e Lino Funes, deportati nei lagar nazisti. Nel video intervengono anche Angelo De Battista (storico), Enrico Avagnina (presidente di Anpi Lecco) e Diego Riva (segretario generale Cgil Lecco, in rappresentanza di Cgil, Cisl e Uil).

“Non dobbiamo scordarci delle gravi responsabilità che ha avuto il fascismo italiano, con le leggi raziali del 1938: solo conoscendo la storia possiamo affrontare meglio il presente e il futuro – afferma Riva –. È stato soprattutto il mondo operaio delle fabbriche che, lottando contro il regime, ha creato le basi per una nuova società, per la libertà, per i diritti e per una tutela sociale. Questi scioperi sono stati importantissiminche per il mondo del lavoro di oggi e ci hanno insegnato che ogni volta che le lavoratrici e i lavoratori si uniscono possono fare la differenza. In questa ricorrenza ricordiamo anche Pino Galbani, deportato nel campo di concentramento di Mauthausen, scomparso quattro anni fa”.


“Gli Scioperi del 1944 sono forse il momento più alto di una lunga serie di mobilitazioni che iniziarono un anno prima – spiega De Battista –. Hanno avuto una chiara caratteristica di opposizione al regime e si è trattato di un evento unico della Resistenza italiana nel panorama europeo, ha rafforzato molto tutto il movimento. Allo sciopero parteciparono lavoratrici e lavoratori di importanti fabbriche della città, come Rocco Bonaiti, Badoni, Arlenico e Faini. Gli uomini furono portati a Mauthausen, le donne, invece, finirono ad Auschwitz”.

“Il 7 marzo 1944 è una data fondante dell’identità antifascista e democratica della città di Lecco, medaglia d’argento al valore militare – sottolinea Avagnina –. Si tratta di un momento in cui si parla della Resistenza come fattore collettivo. Anche grazie a questi atti siamo arrivati alla redazione della Costituzione e, quindi, al nostro Stato democratico. Ricordiamo che la nostra città ha tre date che la distinguono nella sua identità democratica e antifascista: oltre il 7 marzo 1944 non possiamo dimenticare il 17 ottobre 1943, data della battaglia di Erna, e il 12 luglio 1944 con la strage di Fossoli. In quei giorni, si espressero la resistenza degli operai, dei partigiani, dei cattolici, delle donne”.

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