Auguri di capodanno tra tweet e frasi fatte L'EDITORIALE

Auguri di capodanno tra tweet e frasi fatte L'EDITORIALE
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Quando scocca l'ora degli auguri di Capodanno, invidio il laconico linguaggio dei tweet. 280 battute e via andare, compreso l'esonero dagli arabeschi che farciscono i piatti del buonismo, parente stretto dell'ipocrisia.

Auguri di capodanno tra tweet e frasi fatte

Ci scansa, il tweet dall'obbligo del galateo che impone di dipingere di rosa un orizzonte che più cupo non si può. Non ci tutela per altro dall'inflazione dei luoghi comuni, materia della quale spiccano fior di diplomati, anche se va riconosciuto che l'esiguo numero delle parole ci risparmia dalla liturgia degli auspici corredati da domande e affermazioni tatuate nella banalità.

Eppure, costretto anche dalla mia insipienza tecnologica preferisco ancora sviluppare un ragionamento, esprimere un sentimento, che vada oltre qualche acronimo multiuso.

Lo scavallamento dell'anno è in sé un giro dell'orologio e non c'è cartomante o presidente del Consiglio che possa vaticinarlo "bellissimo" come capitò a Giuseppi nel 2018.

Sono convinto che le uniche sterzate dal cammino disegnato altrove sono quelle che ciascuno di noi saprà imprimere, provando a modificare di un millimetro il corso dell'umanità. O almeno della tua comunità. Non mi piacciono le persone che davanti ad atteggiamenti discutibile e financo fastidiosi per il prossimo dichiarano, allargando le braccia, che "sono fatto così" giustificandosi e infischiandosi dei cosiddetti risvolti sociali. Diffidate di coloro che, specie nella sfera pubblica, vogliono cambiare il mondo ma rifiutano di cambiare se stessi. Di sicuro la notte di San Silvestro, di là dalla spensieratezza, e dalle trasgressioni lecite (un ossimoro che può evitare drammi) è uno scrigno più adatto per conservare o eliminare "reliquie" intime, che non per tracciare progetti universali. Il mondo non si mette a posto con un flute.

Non so dare consigli e non ne ho il titolo, ma permettetemi di chiudere con un aneddoto personale che suggerisce una morale autentica e non parruccona. Una trentina di anni fa, telefonai a Indro Montanelli, che mi onorava di leggere e apprezzare qualche mio corsivo, per gli auguri di Capodanno. Conversando mi confidò che non aveva voluto diventare padre perchè non avrebbe sopportato lo squillo del telefono nel cuore della notte.

Ve lo dico con un tweet: ragazze e ragazzi andate piano col gomito e con l'auto.

Marco Calvetti

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