Strazio In Valle San Martino

Addio Maurizio, alpino dal cuore d'oro "andato avanti" in sella alla sua amata moto

A vegliare sul feretro per tutta la durata della funzione, il picchetto d’onore degli alpini di Torre de’ Busi. Le penne nere hanno voluto omaggiare quello che prima di essere un compagno, era soprattutto un amico.

Addio Maurizio, alpino dal cuore d'oro "andato avanti" in sella alla sua amata moto
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“L’alpino Maurizio è andato avanti”. È con queste parole, utilizzate dalle Penne Nere per onorare la perdita di un proprio compagno, che nella mattinata di oggi, mercoledì 29 giugno 2022, si è aperta la cerimonia funebre di Maurizio Rota, 41 enne di Torre de’ Busi scomparso tragicamente nella notte tra domenica e lunedì in un incidente stradale a Garlate.

Addio Maurizio, alpino dal cuore d'oro  "andato avanti" in sella alla sua amata moto

Per cause ancora da chiarire poco dopo la 1.30 di notte, mentre percorreva via Statale a Garlate in direzione Lecco, ha perso il controllo dello scooter su cui viaggiava ed è caduto rovinosamente a terra. Devastante l’impatto e troppo gravi i traumi riportati: le sue condizioni sono apparse subito gravi e per i sanitari intervenuti sul posto non è stato possibile far altro che constatare il decesso.

Classe 1980, alpino e di professione meccanico a Pontida, Maurizio era residente con la famiglia a Torre de’ Busi nella frazione di San Gottardo dove era molto conosciuto per la sua allegria e vivacità.
In molti, tra compaesani e amici, hanno voluto tributargli un ultimo saluto, questa mattina, nella piccola ma gremita chiesetta di San Gottardo dove sono stati celebrati i funerali alla presenza del sindaco Eleonora Ninkovic, del consigliere Ana di Bergamo Stefano Biffi e di tutti i rappresentanti dei gruppi alpini della Valle San Martino e della Bergamasca.

Il picchetto d’onore degli alpini di Torre de’ Busi

A vegliare sul feretro per tutta la durata della funzione, il picchetto d’onore degli alpini di Torre de’ Busi. Le penne nere hanno voluto omaggiare quello che prima di essere un compagno, era soprattutto un amico.

Toccante l’omelia del parroco don Daniele Plebani: “La morte è un po’ come un ladro, sopraggiunge sempre quando meno te l’aspetti. Se il padrone di casa sapesse quando arriva il ladro, certo non lo farebbe entrare e così noi faremmo con la morte. Purtroppo, la perdita di una persona cara ci ruba la felicità, ma ruba anche la serenità e la pace a tutti quelli che a quella persona volevano bene”.

Il parroco ha poi continuato spiegando la Morte di Rota si "incarni" in  quelle parole che per gli alpini sono una sorta di motto sacro, quell’immagine dell’“andare avanti” che sta a simboleggiare il distacco di una persona dai propri cari, ma solo temporaneamente, precedendo gli amati  per poi ricongiungersi una volta alla meta.

“Purtroppo - ha continuato il parroco - perdere la vita in questo modo, a 41 anni, è davvero straziante, e tutta la comunità non può far altro che stringersi intorno a questa famiglia e sostenerla lungo il cammino che ancora li attende. Sono certo che l’abbraccio di tutta la nostra gente possa davvero farsi sentire nel cuore di queste persone e aiutarle a superare anche il dolore immenso per la perdita di un figlio e di un fratello”.

All’uscita dalla chiesa, dopo la lettura della preghiera dell’Alpino e sulle note del silenzio d’ordinanza, la salma è stata accolta dagli onori dei gruppi Alpini della Valle San Martino, schierati in rigoroso silenzio, e da due ali di folla che si sono volute stringere in un ultimo grande abbraccio ai genitori, Carlo e Letizia, e alla sorella Francesca.

Luca de Cani

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