Young Inclusion

Violenza di genere, fragilità, disagio psichico: la mappatura della situazione a Lecco

Un’indagine per capire servizi e diffusione di problematiche quali disturbo di personalità borderline e grave disabilità

Violenza di genere, fragilità, disagio psichico: la mappatura della situazione a Lecco
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Violenza di genere, fragilità, disagio psichico: la mappatura della situazione a Lecco .Un’indagine per capire stato dei servizi e diffusione di alcuni target di fragilità, come disabili da incidente, donne in situazioni di disagio e disturbo di personalità borderline. Tre direzioni diverse, accomunate però da un’unica matrice, quella di Young Inclusion, il progetto sostenuto dal programma Interreg che nelle scorse settimane ha reso pubblici i risultati della sua mappatura, realizzata tra il 2020 e il 2021 in collaborazione con alcuni partner di progetto come Ats Brianza, le cooperative Sentiero e Clessidra, l’Ospedale San Raffaele di Milano, la cooperativa comasca Sim-Patia e, dalla Svizzera, Supsi e Clinica Santa Croce.

Violenza di genere, fragilità, disagio psichico: la mappatura della situazione a Lecco

“Fragilità, desiderio e inclusione. Mappatura dei servizi per disturbo di personalità borderline, violenza di genere e grave disabilità attraverso i partner di Young Inclusion” riguarda le province di Lecco, Monza, Como e Varese, ed è stata recapitata ormai da qualche giorno a diversi utenti del territorio lecchese e brianzolo potenzialmente interessati.


«Il lavoro è stato curato da un gruppo di studiosi della Supsi di Lugano», spiega Nicola Celora, membro del team office di Young Inclusion, che ha coordinato il tutto. «Dai partner privati abbiamo ricevuto informazioni sulla qualità dei servizi, dagli enti pubblici invece dati quantitativi. Ci siamo mossi usando questionari, ma abbiamo dovuto dialogare molto con i partner per personalizzare i questionari calandoli nelle situazioni specifiche. La vera finalità di questa mappatura era tarare le iniziative e le mosse che il progetto porterà avanti nei prossimi 12 mesi di attività, e condividerle con i partner».

Nicola Celora

Un esempio? «Il coinvolgimento delle famiglie, o delle scuole: si nota come entrambi siano anelli deboli, in particolare per il disturbo borderline. È importante favorire un avvicinamento di questi ambienti nella cura e nell’accompagnamento di tale malessere».

Un’attenta raccolta di dati per informare e formare

Nella mappatura di Young Inclusion un ruolo di spicco lo ha giocato Ats della Brianza, in qualità di partner di progetto. «In particolare ci siamo occupati della mappatura dei fabbisogni socio-sanitari e del quadro delle situazioni di disagio e marginalità, attraverso la raccolta di dati quali-quantitativi relativi ai soggetti target: invalidi con disabilità motoria grave», spiega Roberto Rossi, responsabile dell'Unità Operativa Analisi della Domanda di Ats.

Roberto Rossi

«Tale mappatura è stata effettuata attraverso l’osservazione di dati disponibili nell'Anagrafe della Fragilità, banca dati che riunisce diverse fonti informative quali invalidità civile, dati di presa in carico delle neuropsichiatrie infantili, riabilitazione ambulatoriale ecc. Tali dati sono stati successivamente integrati con altre informazioni in possesso degli enti partner di progetto nonché con i dati emersi dalla somministrazione di questionari ad istituzioni socio-sanitarie ed Enti pubblici/privati che operano direttamente con i soggetti target della ricerca».

 

Paola Passoni

Prosegue poi Paola Passoni, responsabile Unità Operativa Fragilità e Cronicità: «I dati rilevati hanno costituito la base per la predisposizione di materiale informativo (un opuscolo descrittivo delle ricerca e un depliant sul disturbo borderline) da diffondere sul territorio a tutti i portatori di interesse: scuole, Asst, medici di Medicina Generale, pediatri di Libera Scelta e amministrazioni comunali. Sono stati infine organizzati eventi formativi sul Disturbo di Personalità Borderline rivolti a docenti delle scuole medie superiori, ad operatori sociali e ad operatori sanitari. Nello specifico sono in corso di realizzazione tre differenti percorsi formativi, con l’obiettivo di mettere a disposizione dei professionisti strumenti per la lettura del fenomeno, per un approccio alle problematiche ad esso connesse e all’orientamento verso i servizi di diagnosi e cura».

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