Musica

Tutti i segreti del Nameless spiegati dal suo inventore

Il 39enne di Castello Brianza Alberto Fumagalli racconta come è nato il festival che ha conquistato la Brianza e non solo

Tutti i segreti del Nameless spiegati dal suo inventore
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«Dico sempre che il mio lavoro è come giocare a tetris: bisogna incastrare palchi, artisti, di tutto»: e grazie alla sua grande passione per la musica Alberto Fumagalli, inventore del Nameless music festival, a tetris ci sa giocare benissimo.
Non tutti i paesi hanno la fortuna di aver visto nascere e crescere persone di talento, che senza arrendersi mai sono riuscite a costruire qualcosa di grande, restando sempre legate al loro territorio: Castello Brianza può dire di avercela fatta e nella serata di venerdì 12 aprile è stato felice di accogliere Alberto Fumagalli, 39 anni, inventore del noto festival che ormai dal 2013 si svolge nel Lecchese. Il promoter ha incontrato in una serata interessante cittadini di tutte le fasce di età, che si sono riuniti curiosi di ascoltare la sua storia.

Tutti i segreti del Nameless: a raccontarli Alberto Fumagalli

Tutto è cominciato ben 21 anni fa, quando Fumagalli ha deciso di organizzare uno dei tanti piccoli eventi che animavano l’oratorio del suo paese d’origine.
«Quello è stato l’inizio: ancora non avevo idea di cosa avrei fatto nella vita, facevo eventi solo per passione e non avrei mai pensato di poterci vivere. Ho continuato a lavorare e intanto facevo quello che mi piaceva, girando per discoteche, locali e ogni posto in cui si potesse fare musica. Facevo anche 100 km a serata per fare quello che mi piaceva» ha spiegato il promoter, ricordando i primi passi di quella che sarebbe diventata una grande carriera.

"Senza pazienza, passione e convinzione non sarebbe stato possibile"

A tutti coloro che chiedono incuriositi come sia riuscito effettivamente a raggiungere i livelli del Nameless, Alberto Fumagalli spiega prima di tutto: «Senza pazienza, passione e convinzione in ciò che fai, non puoi entrare nel mondo della musica». Un mondo complesso di cui ha svelato le difficoltà. «E’ come un’industria, è chiuso e molto spesso ci si entra con incastri o raccomandazioni».
Spinto dalla sua passione ha quindi cominciato a seguire, in Italia ma soprattutto all’estero, gli eventi che più gli piacevano, scoprendo presto che nel nostro Paese mancavano festival come quelli organizzati altrove. I tre aspetti principali? Eventi diurni, più palchi in contemporanea e regole ferree sulla sicurezza: è partendo da qui che Nameless è diventato ciò che è oggi.
«Dovevamo trovare un motivo per cui le persone volessero venire al festival: spostandoci tra le montagne abbiamo creato la sensazione di un’esperienza unica che il cliente cercava, questo ha fatto crescere il festival e lo ha reso uno dei due più grandi in Italia».

Un successo che continua dal 2013

Dopo la prima edizione a Lecco del 2013 infatti l’evento si è ingrandito sempre più e dopo 11 anni a volerci partecipare sono sempre più persone, clienti ma anche artisti. Dalle 5mila persone al giorno del 2015 si è arrivati alle 17mila del 2019 e i numeri sono ancora in crescita.
La sua gratitudine va certamente, prima che a chiunque altro, al gruppo che è riuscito a creare attorno a sé, che l’ha sostenuto e che oggi conta figure professionali che stanno alla base del Nameless.
«Nessuno di noi pensava di arricchirsi con la musica, forse questo è il motivo principale per cui siamo arrivati a creare tutto questo».
Fumagalli ha ammaliato il pubblico con la sua storia, raccontata dettagliatamente e con grande simpatia, senza dimenticare gli aneddoti più divertenti né le verità riguardo ai primi problemi. Interessante è stato per esempio ascoltare i motivi della scelta del nome del festival: «Nel 2013 cercavamo di fare il festival e neanche sapevamo cosa stessimo facendo, ci dissero che per convincere la Giunta comunale di Lecco ad autorizzare il festival serviva un progetto legato al lago, alla montagna, oppure ai Promessi sposi. E così, pensando all’opera di Manzoni, ecco l’idea dell’Innominato: Nameless» ha raccontato divertito il promoter.

"Tante soddisfazioni in questi anni"

Dopo le difficoltà iniziali, legate a problemi burocratici ma soprattutto alle persone che non capivano ed erano scettiche riguardo a cosa si facesse all’intero del festival, Nameless è riuscito ad ingranare.
«Le soddisfazioni che abbiamo ottenuto sono state tante: nasci e cresci sognando un determinato mondo e eventi con certi artisti, e poi ti trovi davvero con quegli artisti che ti chiamano per venire al tuo festival. Le persone ormai vengono al festival per il festival, non per il cast, anche se comunque è necessario mantenere un buon livello».
Gli obiettivi per i prossimi anni sono molti, sicuramente Fumagalli punta sul miglioramento dei servizi interni e sul raggiungere, nel giro dei prossimi tre anni, le 50mila presenze giornaliere. E a chi ha chiesto se Nameless ha intenzione di spostarsi, il promoter ha risposto che non succederà. La serata si è conclusa dopo le domande che hanno soddisfatto tutte le curiosità del pubblico, che si aspetta ormai grandi cose per le prossime edizioni.
Emma Ripamonti

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