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Progetto "Belli dentro", inaugurate l'area verde e la palestra nella casa circondariale di Lecco

L'obiettivo? Valorizzare il tempo trascorso dalle persone detenute tra le mura, rendendolo di qualità, in ottica di sviluppare "un ponte" per il dopo

Progetto "Belli dentro", inaugurate l'area verde e la palestra nella casa circondariale di Lecco
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Inaugurate nella mattinata di oggi, martedì 20 maggio 2025, nella casa circondariale di Lecco, l'area verde e la palestra all'interno del progetto "Belli dentro 2.0", sostenuto da Fondazione Comunitaria del Lecchese e da altri enti, tra cui Bcc Valsassina, Rotary Club, Panathlon Club, Fondazione Enrico Scola, di cui è capofila il Centro di Servizio per il Volontariato di Lecco.

Progetto "Belli dentro", inaugurate l'area verde e la palestra nella casa circondariale di Lecco

Ad introdurre la conferenza stampa la direttrice della casa circondariale, Luisa Mattina, che ha illustrato il progetto "Belli dentro 2.0", un mosaico di iniziative rivolte agli ospiti e al personale della casa circondariale al fine di valorizzare la vita all'interno delle mura, cercando, come suggerisce il nome del progetto, il bello in ogni situazione, in ogni luogo e in ogni persona. Un progetto che persegue l'idea del carcere come opportunità di cambiamento, ed è fondamentale che sia così non solo per il singolo individuo, ma per l'intera collettività, perché se la persona detenuta, una volta scontata la pena, non commette più reati, la vittoria è della società.

Roberto Butta, professionista del settore, ha illustrato la riqualificazione degli spazi adibiti a palestre, uno per ogni piano della casa circondariale (tre in tutto), spiegando come fosse emersa da tempo la necessità si spazi e attrezzi adeguati (le persone detenute ne avevano già realizzati da sè utilizzando bottiglie riempite con la sabbia e manici di scopa a mo' di bilancieri).

Gli spazi sono stati imbiancati dai detenuti e sul pavimento è stata posizionata l'apposita gomma anti-trauma. I locali sono stati quindi riforniti di attrezzatura polivalente con supporti fissi (per motivi di sicurezza), cyclette e una panca da supporto per qualsiasi tipo di esercizio ginnico. "Fare attività sportiva è diverso da fare attività fisica - ha spiegato Butta - Attraverso lo sport le persone iniziano a pensare all'idea di migliorarsi; è il primo passo per acquisire disciplina e costanza".

L'architetto Enrica Quinto ha invece illustrato il progetto di riqualificazione dell'area verde, l'area compresa tra il muro esterno dell'edificio della casa circondariale e la cinta muraria. "Ci siamo trovati di fronte ad un 'non luogo', al confine tra la casa circondariale e il muro di cinta; l'obiettivo è diventato proprio quello di rompere metaforicamente questo muro, ricreando le montagne che si vedono oltre, come se il muro non esistesse. L'obiettivo era infatti quello di dare un senso di libertà, rafforzato anche dal lavoro degli studenti del liceo Medardo Rosso di Lecco, coordinati dall'artista Afran, che hanno creato delle 'finestre' che guardano oltre al muro; all'interno di ognuna di esse gli studenti dovevano rappresentare la propria idea di libertà. L'area è così diventata una galleria d'arte a cielo aperto".

Inoltre, sono stati realizzati degli orti (cinque cassette in tutto) dove i detenuti hanno piantato erbe aromatiche che poi utilizzeranno loro stessi in cucina; appese al muro, di fronte alle "finestre" realizzate dagli studenti del Medardo Rosso, in prossimità degli orti, ci sono invece delle gigantografie che ritraggono fotogrammi di attività lavorative che gli stessi detenuti potranno fare una volta usciti dalla casa circondariale.

Infine, è stata allestita un'area recintata destinata ai colloqui con i familiari, provvista anche di giochi per i bambini (un tunnel-bruco e una casetta).

"La casa circondariale era provvista di pochi spazi - la riflessione di Lucio Farina, garante per le persone private della libertà personale - era necessario valorizzarli affinché le persone detenute potessero passare del tempo qualitativo e riflessivo. Il progetto 'Belli dentro' vuole sottolineare che il 'bello' è qualcosa che appartiene a tutti, nasce per garantire dei diritti, che sono diversi dai semplici bisogni: si tratta di fornire delle occasioni in cui tutti possano usufruire di qualcosa".

Come ha spiegato Maria Grazia Nasazzi, presidente della Fondazione Comunitaria del Lecchese, la Fondazione ha sostenuto il progetto nell'ambito del Fondo Aiutiamoci Contrasto alla Povertà, "che vuole spalancare le porte del mondo delle carceri, un mondo spesso evitato o nascosto, un mondo di sofferenza ma anche di tanta speranza. Un luogo che, attraverso la riqualificazione degli spazi per il bene non solo dei detenuti, ma di tutti, diventa una comunità".

A chiusura l'intervento del sindaco Mauro Gattinoni: "Prendersi cura dei luoghi significa prendersi cura delle persone. Il carcere non è una gabbia, bensì uno strumento che deve rieducare: imparare un metodo, imparare la disciplina e la costanza porta ad acquisire competenze che servono anche fuori. L'obiettivo è costruire un ponte per il dopo". Infine, rivolgendosi alle persone detenute presenti, ha concluso: "Questo progetto è un investimento su di voi: noi vi aspettiamo fuori, come comunità non possiamo permetterci di perdere nessuno!".

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