Pranzi e "abbuffate" di Natale: i consigli del dottor Marco Missaglia per rimanere in forma senza rinunciare al gusto
Il medico sarà anche in onda il giorno di Santo Stefano su Rai Due nel programma di approfondimento "Medicina 33" per parlare di cibo e salute
Il menu del pranzo di Natale è solitamente ricco e supercalorico ma chiaramente si tratta di un’occasione speciale, per la quale è concesso il cosiddetto “strappo alla regola”, a patto che rimanga tale e che non sia che in questo periodo di festa le regole della buona alimentazione vengano costantemente strappate. Vero l’adagio infatti secondo cui la dieta non va fatta da Natale a Capodanno bensì da Capodanno a Natale. Il dottor Marco Missaglia, medico di Mandello Specialista in Scienza dell'Alimentazione e Dietologia e in Endocrinologia Sperimentale, ci aiuta a comprendere come evitare di ritrovarci il giorno di Santo Stefano con un girovita che farebbe invidia a Santa Claus. Fra l’altro proprio il giorno di Santo Stefano il dottor Missaglia sarà in onda nuovamente su Rai Due nella rubrica del TG2 Medicina 33 per parlare di alimentazione e di come si possa controllare l’apporto calorico senza rinunciare al gusto.
Pranzi e "abbuffate" di Natale: i consigli del dottor Marco Missaglia per rimanere in forma senza rinunciare al gusto
"Ogni regione e ogni famiglia Italiana ha un suo menu di Natale, quindi è difficile fare una stima delle calorie che verranno consumate il 25 Dicembre, tuttavia, pensando a un pranzo che prevede una serie di ricchi (e grassi) antipasti, un primo “sostanzioso”, un secondo con contorno, i dolci tipici del periodo, frutta fresca e secca, si può ipotizzare che si arrivi alle 2500-3000 kcal: decisamente troppe per chi non ha un rapporto del tutto idilliaco con la bilancia. Per chi soffre già problemi di sovrappeso ci sono delle 'astuzie' che possono essere tranquillamente messe in pratica. Prima di tutto, anche se può sembrare scontato, bisogna ricordare che le calorie possono salire anche di molto se una volta seduti a tavola, in attesa della prima portata, o tra una portata e l’altra, si mangiucchia pane o altri prodotti da forno come grissini e tartine. Anche tra un pasto e l’altro sarebbe meglio evitare spuntini troppo ricchi a base di stuzzichini o frutta secca. Se proprio si ha l’esigenza di una merenda meglio optare per la frutta fresca. Buona norma sarebbe anche quella di arrivare ai pranzi delle feste non dopo diverse ore di digiuno e fare precedere il pasto stesso da una insalata o altre verdure come di abitudine avviene già in altri paesi europei. Tornando al nostro pranzo di Natale, per quanto riguarda gli antipasti sarebbe meglio limitare quelli a base di salse come insalata russa e gamberetti in salsa rosa. Attenzione anche al salmone affumicato, che è sì ricco di Ω3 (acidi grassi polinsaturi amici delle nostre arterie), ma che apporta 180 kcal/etto di prodotto. Tra i salumi attenzione a quelli con il grasso bianco visibile, (come il salame), e chi ha problemi di sovrappeso dovrebbe evitare il lardo di Colonnata, che ci regala fino a 890 kcal per etto di prodotto! Le peculiarità gastronomiche delle regioni italiane fanno sì che per il primo piatto ci sia davvero una vasta varietà di scelta. In genere però ci si orienta sulla pasta al forno ripiena. Non potendo nemmeno noi dietologi chiedere di rinunciarvi il giorno di Natale, il consiglio per chi ha già qualche chilo in più è almeno di limitare le porzioni ed evitare tassativamente il bis. Per quanto riguarda il secondo piatto, essendo in genere di carne, (il pesce tradizionalmente appartiene alla Vigilia), meglio sarebbe preferire le carni bianche, come coniglio o pollo, cucinate senza troppi grassi. Anche per il contorno sarebbe meglio optare per le verdure fresche, una bella insalata condita con olio extra vergine d’oliva, aceto balsamico e limitando al massimo l’uso del sale, sarà perfetta".
Dulcis in fundo….
"E’ vero, ogni pranzo di Natale che si rispetti deve finire con una fetta di panettone o di pandoro ma anche qui attenzione ai bis: dietro quelle forme soffici e invitanti si nascondono delle vere e proprie bombe caloriche. I “puristi” che concluderanno il loro pranzo natalizio con il panettone - il “pan del Toni”, il servitore di Ludovico il Moro che inventò questo dolce destinato a diventare uno dei simboli gastronomici di Milano, tanto che è stato il primo prodotto del capoluogo lombardo a ottenere l’IGP (indicazione geografica protetta) – dovranno fare i conti con le circa 335 kcal di una fetta del dolce meneghino. Chi non ama uvette e canditi invece sceglierà senza dubbio il pandoro della tradizione veronese, ma dovrà fare attenzione alle 440 kcal di una fetta di questo dolce. Se poi parliamo di panettone o pandoro farciti, allora dobbiamo aggiungere anche le circa 450 kcal/etto di prodotto del mascarpone, usato per la farcitura. Non dobbiamo dimenticare inoltre che solitamente pandoro e panettone sono accompagnati dal classico spumante per l’immancabile brindisi, che apporta da solo circa 100 kcal. Un altro dolce tipico di Natale, che dalla tradizione cremonese ormai si trova su tutte le nostre tavole, è certamente il torrone. Questo dolce ha origini antiche, documentate per la prima volta in occasione delle nozze di Bianca Maria Sforza a Cremona nel 1541, anche se il largo utilizzo di miele nella sua preparazione abbia fatto pensare ad alcuni gastronomi che il torrone abbia addirittura origini arabe. Certamente si sa che nel medioevo era diffuso il consumo di un dolce a base di mandorle zucchero e miele, che i pasticceri cremonesi nel XIV secolo personalizzarono con l’aggiunta di chiara d’uovo. L’antica ricetta del torrone dunque si basa su di un composto di miele, zucchero, albume al quale vengono aggiunte le mandorle e le nocciole tostate. Questa ricetta ha poi subito numerose varianti, tra cui quella più golosa (e pericolosa per la nostra linea) è quella che prevede la copertura del torrone con il cioccolato, rigorosamente fondente. Per quanto riguarda il suo valore nutrizionale, si può dire che il torrone sia un alimento completo, in quanto unisce agli zuccheri tutte le proteine dell’uovo e le mandorle che contengono acidi grassi insaturi e una buona dose di Ω3. Certo come sempre non bisogna eccedere, soprattutto se lo si consuma dopo pranzi e cene che già di per sé sono ricchi e pesanti. Ricordiamoci che 10 grammi di torrone, che per intenderci equivalgono più o meno a una barretta di quelle comunemente commercializzate, danno circa 40 cal o 50 se con cioccolato. Un torrone alla mandorla apporta all’incirca 500 kcal per etto di prodotto. Il torrone, anziché al termine del pasto, risulterebbe più indicato come “rompidigiuno” proprio per la sua densità calorica e gli zuccheri semplici disponibili: energia a portata di mano”.