Il futuro dell'Europa

Panza: "L’Unione Europea riveda i suoi piani"

Dal Pnrr al Fit for 55 l’eurodeputato leghista Alessandro Panza chiede un cambio di passo in virtù dei mutamenti globali

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"Urge una revisione del Pnrr. 230 miliardi sono un bel gruzzolo, ma rischiamo di non centrare gli obiettivi esponendoci ulteriormente a debito. Non saremo pronti neppure per la transizione verde entro il 2030, l'unico modo per rientrare nei parametri fissati sarà stare al buio o al freddo". E’ un duplice avvertimento quello che arriva dall’europarlamentare della Lega Alessandro Panza, ospite della colazione di lavoro targata Netweek e andata in scena lunedì 5 dicembre al Ristorante La Salette.

La colazione di lavoro con l'On. Panza

Un ’occasione di confronto tra gli stakeholder del territorio e il membro della Commissione per lo sviluppo regionale che ha proposto un’analisi lucida sui temi di Pnrr, crisi energetica e climatica, Guerra in Ucraina e nuovi assetti nello scacchiere internazionale. Nato a Domodossola, vigezzino e milanese d’adozione, Panza è stato eletto infatti nel Parlamento Europeo per la prima volta nel 2019 con la Lega. Laureato in Scienze politiche, sposato con tre figli, ha iniziato il suo percorso nel Carroccio nel 2009, lavorando come assistente dell’onorevole Matteo Salvini al Parlamento europeo VII legislatura, per poi nel 2017 ricevere l’incarico di Responsabile organizzativo federale e nel giugno del 2020 la nomina a responsabile delle politiche montane della Lega.

Un ’esperienza che gli ha consentito e gli consente di analizzare i dossier più caldi che stanno dominando il dibattito all’interno dei 27 dell’Ue, a partire, per esempio, dagli obiettivi contenuti nel piano per la riduzione delle emissioni nette di gas a effetto serra di almeno il 55% entro il 2030.

"La crisi climatica non si risolve eliminando i saponi monouso e le bustine di zucchero. Provvedimenti su packaging, plastic e sugar tax sono ideologici e finiscono per avere ripercussioni negative per le nostre imprese".

La situazione del settore automotive

Nel mirino del piano varato da Bruxelles spunta inevitabilmente il settore dell’automotive, un vero e proprio perno dell’economia italiana sul quale Panza chiede una levata di scudi:

"La Commissione europea va avanti con il piano, nonostante tutto. La verità è che noi come altri Paesi dell’Ue non riusciremo a centrare gli obiettivi, a meno di non rimanere al buio o al freddo e di fermare le produzioni". In questo modo, "mettiamo davvero in ginocchio le nostre aziende, le quali saranno costrette a fermare tutto. Pensiamo, infatti, che un Paese all’avanguardia come la Svizzera ha deciso che se ci saranno problemi di approvvigionamento energetico la prima cosa che fermerà saranno le macchine elettriche, in quanto comportano un assorbimento troppo alto".

Guardando in casa nostra, ha proseguito Panza:

"bene ha fatto l’assessore lombardo allo Sviluppo economico Guido Guidesi a firmare l’Alleanza delle regioni dell’automotive, che punta a chiedere un meccanismo europeo a sostegno di una transizione giusta ed equa delle produzioni industriali del settore automotive, ben tenendo in considerazione gli effetti sui distretti produttivi nelle regioni".

Nel sistema Italia, tuttavia, la direzione a cui guardare è un’altra:

"L’energia nucleare, di cui siamo stati pionieri. Basti pensare agli studi fatti da Enrico Fermi in questo campo".

La necessità di rivedere il Pnrr

Centrale poi nella disamina di Panza la revisione del Pnrr:

"Continuiamo a chiedere che quest’ultimo venga rivisto. Da quando è stato pensato a quando è stato messo in campo, nel frattempo si sono verificate una guerra, una crisi importante nella catena del valore, difficoltà negli approvvigionamenti e speculazioni".

Cosa importante, ha detto, è che da opportunità (mette sul piatto 230 miliardi, ndr) non si trasformi in carico di lavoro ulteriore per gli Enti locali.

"Non deve andare a finire come accade per i fondi di coesione, che, una volta erogati, in alcune regioni d’Italia vengono addirittura restituiti al mittente. La capacità di assorbimento di questi ultimi è pari al 50%".

Fondamentale, nell’immediato che "l’Europa riveda complessivamente il Recovery Resilience facility, su cui poggia il piano stesso, per ottenere maggiore flessibilità".

Tra le opere che potrebbero presto rientrare nella partita dei fondi europei, ci sono una serie di situazioni sulle quali il nostro Paese sconta ritardi. E’ il caso del Ponte sullo Stretto, della Tav, del Corridoio per il Terzo valico e della linea di Chiasso. Su queste, ha ammesso Panza sottolineando l’interlocuzione positiva avuta dal ministro Salvini, "abbiamo registrato aperture da parte dell’Unione europea".

Come stanno cambiando gli equilibri in Europa

Pure i mutamenti e i consolidamenti nello scacchiere internazionale hanno trovato spazio inoltre nel confronto tra Panza e gli imprenditori:

"Da una parte abbiamo la Cina, che sta mettendo in pericolo le nostre imprese e destinata, secondo gli analisti, a surclassare gli Stati Uniti come potenza economica entro 10 anni. Dall’altra ci sono le incognite su come reagiranno proprio gli Usa di fronte alla crescita costante cinese".

In tutto questo, "il Vecchio Continente appare debole agli occhi del resto del mondo", ha scandito Panza che intanto guarda con interesse all’appuntamento delle elezioni europee previste per il 2024, momento entro il quale

"cambierà il vento. Ci sarà infatti un nuovo paradigma dettato dalle nuove governance in Spagna e Italia, dove sono stati eletti esecutivi di centro destra, nel Nord Europa, storicamente roccaforte del centro sinistra (al momento in Svezia i neofascisti risultano forza esterna ma di governo), quindi in Danimarca, dove governa il centro sinistra che è tuttavia vicino ai temi cari allo schieramento opposto. In Germania, invece, c’è un governo Arlecchino che non piace né ai tedeschi né all’Europa. Di recente il cancelliere Olaf Scholz ha dimostrato ancora una volta di fare gli interessi tedeschi, portando in trasferta in Cina 500 imprenditori dell’automotive stringendo accordi commerciali bilaterali. Il che non fa bene al mercato unico come all’Eurozona in generale. Al di là delle considerazioni personali, Angela Merkel è stata un elemento stabilizzante per la tenuta dell’Unione. Ora avvertiamo la mancanza di una leadership forte. Inoltre, questo bisogna dirlo, in tanti ci hanno accusato di affossare l’operato dell’ex premier Mario Draghi. Ricordiamoci che la battaglia sul price cap al gas non è stata vinta, nonostante il carisma che quest’ultimo esercitava. E’ stato fissato un prezzo massimo al Ttf di Amsterdam. Che rischia di diventare il prezzo del gas. Sarebbe servito invece un regolamento del Ttf che mettesse al riparo il prezzo dalle oscillazioni giornaliere".

Tutte considerazioni che hanno spinto il protagonista del pranzo a trarre le sue conclusioni con questo spirito:

"La nave, ossia l’Italia, non si abbandona. Ci sono tutti i margini per tornare ad essere protagonisti, nonostante le difficoltà incombenti. Quello che dobbiamo fare è ricalibrare la nostra azione e ascoltare le proposte degli imprenditori, i quali danno lavoro alle famiglie e creano ricchezza"

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