Panathlon Club Lecco e Politecnico: la scienza incontra lo sport, lo sport diventa inclusione
Ospiti d'onore Andrea Panizza, medaglia d'argento nel canottaggio alle Olimpiadi di Parigi 2024, con Alessia Gatti e Andrea Monti della Nazionale skeleton
Valutazione funzionale della performance dell'atleta, biomeccanica e prevenzioni infortuni, sport e disabilità… Tutto questo, e molto di più, è quanto accade nel laboratorio di ricerca del Politecnico di Lecco: Human Performance Laboratory. Un laboratorio le cui porte ci erano state aperte lo scorso anno, quando si trattava ancora di un progetto tutto da realizzare. Ieri sera, martedì 10 settembre 2024, la stampa e i numerosi presenti hanno potuto osservare in particolare il macchinario di simulazione in programma lo scorso anno e oggi finalmente funzionante: si tratta della "Hexa Lab", un simulatore multi-sport con una pedana soggetta a movimenti e vibrazioni, unica in Italia. Un progetto, questo, portato avanti grazie agli studi scientifici del Politecnico di Milano – Polo territoriale di Lecco e grazie al finanziamento di Panathlon Club Lecco.
La serata è stata costituita da tre momenti: in un primo momento è stato visitato il laboratorio, è seguita poi l'illustrazione dei risultati della partnership Panathlon Lecco/Politecnico e tre progetti sul tema disabilità e sport. Infine, l’evento si è concluso con l’intervista ai tre ospiti d’onore: Andrea Panizza, medaglia d’argento nel canottaggio alle Olimpiadi di Parigi 2024, con Alessia Gatti e Andrea Monti della Nazionale skeleton.
Panathlon Club Lecco e Politecnico: la scienza incontra lo sport, lo sport diventa inclusione
Risale al 12 settembre dell'anno scorso l'agreement formalizzato dal Panathlon Club Lecco con il Politecnico, e ieri sera i numerosi presenti hanno potuto ammirare i risultati di questa fruttuosa partnership. Come spiegato dal presidente del Panathlon Club Lecco, Andrea Mauri, e dagli ingegneri Marco Tarabini, responsabile scientifico dello Human Performance Laboratory, e Filippo Bertozzi del Politecnico, nel laboratorio in questione sono stati testati un centinaio di atleti in tutto, soprattutto ragazzini e bambini dell’età della scuola dell’infanzia. Test che sono risultati gratuiti grazie al finanziamento di Panathlon Club Lecco, un investimento che ammonta a circa 1 milione di euro.
Numerosi test sono stati realizzati anche su organizzazioni sportive e atleti lecchesi, come la Picco, Lorenzo Beltrami, che è arrivato secondo al campionato mondiale di corse di montagna, e Beatrice Colli, che ha partecipato alle Olimpiadi di Parigi nello speed climbing. Questi test hanno permesso di raccogliere una notevole quantità di dati e sono molto vantaggiosi per gli atleti del territorio, che hanno così la possibilità di misurare diversi parametri e studiare le strategie migliori ad un passo da casa, e quindi con una maggiore frequenza, mentre solitamente questo tipo di test viene effettuato solo un paio di volte all’anno.
Il macchinario all’interno del laboratorio è costituito da una piattaforma che oscilla con un’intensità diversa in base al proprio movimento; il sistema è infatti studiato per reagire alla postura della persona e alla forza che essa esercita, per studiare i parametri biomeccanici, che vengono poi interpretati dagli allenatori per mettere a punto la strategia più efficace, e per valutare i tempi di reazione. La piattaforma è inoltre avvolta da una schermata che può riprodurre scenari naturali; l’obiettivo è infatti quello di inserire l’atleta in un ambiente immersivo che simuli l’ambiente reale dove svolge la sua attività sportiva. Ad esempio, la piattaforma può essere calibrata per riprodurre le oscillazioni del down hill in mountain bike; o ancora è stata utilizzata per testare lo stress a cui è sottoposta una sedia a rotelle in risposta a diverse sollecitazioni. L’obiettivo è quello di aumentare sempre più questa capacità simulatrice e arrivare, ad esempio, a poter sfruttare la piattaforma per simulare un allenamento sulla Stelvio in piena estate. La sfida è anche quella di portare la tecnologia sul campo grazie alla realizzazione di elettrosensori indossabili.
Sulla piattaforma Alessia Gatti
A destra sulla piattaforma Andrea Monti
La storia del laboratorio del Politecnico
Nella seconda parte della serata, è stata ripercorsa la storia del laboratorio oggi funzionante al Politecnico di Lecco: laboratori di ricerca simili sono nati negli anni Ottanta al Politecnico di Milano ed erano dedicati alla valutazione di pazienti con difficoltà motoria; dunque avevano una finalità prettamente clinica. Nel corso degli anni è emersa però l'esigenza di valutazioni analoghe anche in ambito sportivo, così si è deciso di creare un laboratorio ad hoc: Human Performance Laboratory è il progetto che nasce a Lecco nel maggio 2022 all'interno di E4Sport, laboratorio interdipartimentale che comprende competenze in grado di lavorare in maniera sinergica su quattro temi specifici: atleta, attrezzatura, ambiente e società sportive. Il laboratorio Hpl si occupa della valutazione funzionale e della performance dell'atleta, di biomeccanica e prevenzione infortuni, di sport e disabilità. Il Polo di Lecco è infatti da sempre molto sensibile al tema dello sport, tanto da creare, all'interno del corso di studi di Ingegneria meccanica, un ramo specifico che è proprio Ingegneria dello sport.
Sport, disabilità e inclusione: 3 progetti virtuosi
Sono stati in seguito illustrati dalla professoressa Manuela Galli e dal dottor Luigi Piccinini dell'istituto Medea di Bosisio Parini tre progetti, esempi virtuosi di come sia possibile asservire la tecnologia allo sport e di come quest'ultimo si faccia veicolo di inclusione e integrazione nei confronti dei bambini con disabilità. Il primo è il progetto "Gift - Engineering for sport for all", un progetto volto a creare ortesi (particolari supporti) di nuova generazione specifiche per lo sport per i bambini affetti da emiplegia (le ortesi tradizionali, infatti, permettono ai bambini di camminare ma non di fare sport; quindi l'ora di attività fisica a scuola era vissuta da loro come un momento di esclusione, non di inclusione). Il progetto Gift ha ricevuto un importante riconoscimento internazionale: si è infatti classificato primo negli "BeInclusive Sport Awards".
Il secondo è il progetto "ActivE3 - Everyone, Everywhere, Everyday": attraverso un approccio sistemico al problema della mancanza di attività fisica e/o dell'inclusione, si propongono soluzioni tecnologiche, educative e strumentali per rendere accessibile a tutti - bambini, adulti e anziani in differenti condizioni di salute (sani, fragili, disabili) - uno stile di vita attivo e l'attività motoria. All'interno di questo progetto è stato creato un "Experimental Lab", uno "smart space" interattivo e multisensoriale per attività personalizzabili full body, comprendente esercizi immersivi per allenare i disturbi comportamentali e dell'apprendimento.
Il terzo progetto riguarda invece lo sport come pratica riabilitativa: nato dalla collaborazione tra la società Canottieri e l'istituto Medea di Bosisio Parini, è stato proposto un protocollo riabilitativo basato sul canottaggio, in modo che i bambini potessero fare riabilitazione divertendosi, associandola ad una pratica sportiva e slegandola dall'ambiente clinico, in modo da promuovere un maggiore coinvolgimento. "Pensiamo che lo sport sia uno strumento per favorire l'inclusione e l'integrazione dei bambini con disabilità - ha concluso il dottor Piccinini - Bisogna trovare lo sport adatto al bambino e fornirgli gli strumenti necessari. Noi con questi progetti cerchiamo di limitare il danno motorio e di avvicinare le performance sportive del bambino con disabilità a quelle degli individui con un normosviluppo, adeguando le proposte al quadro clinico del bambino e alle sue potenzialità. Individuare lo sport adatto ci permette di trovare lo sport terapeutico più efficace. E' possibile però anche avvicinare il bambino normodotato al bambino con disabilità, ad esempio proponendo attività come la sitting volley (pallavolo da seduti)". Il dottor Piccinini ha infine concluso confidando un progetto in cantiere: il sogno di organizzare dei giochi olimpici che coinvolgano i ragazzi dell'istituto "La nostra famiglia" proprio in corrispondenza delle Olimpiadi invernali Milano-Cortina del 2026. L'idea è quella di estendere questa iniziativa anche alle scuole del Lecchese, affiancando ogni bambino con disabilità ad un bambino normodotato.
L'intervista agli ospiti d'onore Andrea Panizza, Alessia Gatti e Andrea Monti
A fine serata, spazio agli ospiti d'onore dell'evento: Andrea Panizza, medaglia d’argento nel canottaggio alle Olimpiadi di Parigi 2024, con Alessia Gatti e Andrea Monti della Nazionale skeleton.
Panizza ha spiegato le emozioni provate prima di arrivare sul podio - come medaglia d'argento - alle Olimpiadi di Parigi: "Quest'anno sapevamo di valere molto probabilmente il podio: sai che la gara andrà bene perché hai lavorato e ti sei preparato per questo, ma poi ce la si gioca sempre sul campo. Erano tutti molto preparati. Sono felicissimo per il risultato raggiunto, ma già prima della gara ci siamo presentati molto consapevoli e pensavamo di poter raggiungere addirittura il primo posto". Parlando della gara, ammette: "Certo, c'erano i momenti di paura, ma poi arriva la sicurezza data dal fatto che non hai lasciato nulla al caso".
Lo sport, praticato a questi livelli, come è noto comporta molti sacrifici: "Rinunci a tante cose - spiega infatti Panizza - Alla famiglia, agli amici... 10 mesi su 12 li trascorro fuori casa. Mi alleno fino a 13 volte a settimana e quindi mentalmente e fisicamente a volte ti senti esaurito, ma con la squadra, gli allenatori e gli amici trovi la forza di allenarti". Riguardo alla gestione della gara, spiega: "Personalmente sono uno che parte molto forte, soffre nella parte centrale della gara per poi ripartire alla fine. All'interno degli equipaggi bisogna trovare un equilibrio: io, ad esempio, sono quello esplosivo; poi c'è invece l'atleta che gestisce la parte centrale di gara, dove di solito gli altri subiscono un calo di energie". Per quanto riguarda gli allenamenti, all'inizio in inverno si lavora in singolo per trovare il proprio equilibrio, poi si passa al doppio, al quattro posti, e poi a marzo l'atleta decide su che barca stare, sempre seguito da osteopata, fisioterapista, mental coach, nutrizionista e, naturalmente, allenatore.
Panizza ha poi dato un suo personale giudizio sulle Olimpiadi di Parigi: "E' stato strano rispetto a Tokyo, ma in senso positivo - racconta - Abbiamo sentito un tifo da stadio alla prima gara e ancora a metà c'era un tifo esagerato: erano circa 30mila persone. Noi non abbiamo vissuto quei disagi di cui molti atleti parlavano perché eravamo in hotel, ma è anche vero che si sa che l'Olimpiade è anche adattamento".
Ora Panizza vorrebbe espandere i suoi orizzonti, mettendosi in gioco anche nel bob: "Sto puntando alle prossime Olimpiadi, sia quelle estive sia quelle invernali. Il sogno sarebbe partecipare alle Olimpiadi di Milano-Cortina nel bob", confida infatti il campione.
E' stato quindi il turno di Alessia Gatti e Andrea Monti della Nazionale di skeleton, presenti insieme al presidente del Bob Club Cristallo, Christian Colombo. Entrambi partiti nell'atletica (Monti ha provato anche il bob, ma non lo convinceva) hanno deciso di mettersi in gioco in questo sport che definire "adrenalinico" è dir poco, dove, una volta presa una spinta correndo per 15 metri, ci si "tuffa" su piste ghiacciate ripidissime, a testa in giù, con la sola protezione del casco.
"Avendo iniziato nel 2022 è un po' presto per parlare di Olimpiadi", spiega Alessia, che però continuerà ad impegnarsi per raggiungere, un giorno, il sogno olimpico. Sulla stessa linea anche Andrea: "Il sogno è arrivare alle Olimpiadi, ma bisogna anche avere i piedi per terra; se non a questa, si punta alla prossima". Uno sport in cui provare sulle piste è fondamentale, ma è possibile farlo solo d'inverno, mentre d'estate ci si allena "a secco".
Infine, alla domanda (legittima) "Ma non avete paura?", la pronta risposta: "Non si ha il tempo di avere paura...".