Civate

"Oliveto, le radici con le ali": agricoltura e sociale si uniscono per favorire l'inclusione

Il progetto nasce alla Casa del cieco: fino a 12 persone potranno prendersi cura degli oltre 200 ulivi presenti.

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Una forte sinergia tra chi si occupa di agricoltura e chi di persone. È questo il concetto che meglio racchiude il valore del progetto "Oliveto - le radici con le ali" presentato nella mattinata di oggi, venerdì 5 maggio 2023, alla Casa del cieco di Civate.

Un piccolo paradiso su cui si affaccia la rsa del paese, dove le persone potranno prendersi cura degli ulivi ma anche di se stessi. Un appezzamento di terreno che guarda verso sud, con una estensione di circa 8mila metri quadrati, che ospita una bellissima fontana contornata da due scaloni ma soprattutto ben 209 ulivi donati dall'ex presidente della Fondazione Maria Agostoni.

"Oliveto, le radici con le ali": agricoltura e sociale si uniscono per favorire l'inclusione

Un progetto articolato che vede una partnership tra quest’ultima, l’Ambito territoriale di Lecco, Impresa Sociale Girasole, Mestieri Lombardia, la cooperativa sociale L’Arcobaleno, Consorzio Consolida e la Cooperativa Olivocoltori Lago di Como, con l’importante sostegno di Fondazione Comunitaria del Lecchese. Tra gli obiettivi del progetto l’attivazione di esperienze lavorative per adulti in condizioni di rischio di marginalità e disagio sociale, per favorire percorsi di autonomia, socializzazione e crescita di competenze traversali. L’oliveto potrà ospitare fino a 12 persone, residenti in tutto il territorio dell’Ambito e in particolare nei Comuni di Civate, Malgrate, Oliveto Lario, Pescate e Valmadrera che costituiscono il cosiddetto “Polo Lago”.

Ad accogliere tutti i presenti Franco Lisi, presidente della Casa del cieco, e il direttore Claudio Butti. "Cito Monsignor Gilardi, che dopo la fondazione della Casa del cieco scrisse "questa è la sola casa tipica del genere, mirabile nell'organizzazione e nel funzionamento - così Butti - Non è un asilo o un ricovero, ma una semplice casa che ha aperto i battenti". Oggi siamo qui per riaprire la casa a questo progetto".

Un oliveto come progetto socio-occupazionale

A illustrare il progetto Tore Rossi, coordinatore dei progetti socio-occupazionali di Impresa Sociale Consorzio Girasole. "La disponibilità della Casa del cieco è stata conferma dell'apertura del territorio alle fragilità - ha detto - Questo progetto nasce da un'intenzione socio-occupazionale, si rivolge a persone adulte che per diversi motivi - disagi fisici, psichici, comportamentali o altro - non sono in grado di inserirsi nel mondo del lavoro tradizionale. In questo caso non c'è una richiesta produttiva ma legata alle singole capacità personali e ognuno può essere seguito da un tutor, unendo la capacità di gestione all'aspetto educativo. Il progetto nasce a integrazione dei Comuni, coinvolgendo le persone che risiedono nel territorio. E poi c'è Girasole, per l'aspetto di cura delle persone e delle cose: il progetto è stato quindi appoggiato e intestato all'impresa sociale".

Sabina Panzeri, presidente dell'Ambito territoriale di Lecco, ha spiegato: "Questo progetto sperimentale è stato approvato dall'assemblea dei sindaci dell'Ambito di Lecco e dà l'opportunità di prendersi cura dei cittadini del territorio. Il dono degli ulivi è il simbolo di noi che doniamo le nostre competenze, ma riceviamo anche il dono di stare insieme dalle persone che aiutiamo. Questo progetto si chiama "le radici con le ali" perché partendo dalle radici della comunità speriamo di volare e riuscire ad esserci a 360 gradi prendendoci cura dell'intera comunità, permettendo che queste radici siano sempre più salde e possano volare verso il futuro".

Presente anche Maria Grazia Nasazzi, presidente della Fondazione Comunitaria del Lecchese: "Il progetto nasce dal Patto per il lavoro come attenzione alla fragilità e contrasto alla crisi, è stato miracoloso firmare tutti insieme questo documento che ora sta dando i suoi frutti. Il titolo di questo progetto è fantastico: "le radici con le ali" intende qualcosa che sta fisso in terra ma ha una prospettiva grande.  C'è il sostegno, l'attenzione concreta all'ambiente che crea una comunità, c'è appartenenza al territorio. Una Rsa non è un ricovero ma si apre ed esce all'esterno, con una comunità che entra in un'esperienza di cura degli anziani: il solo vedere da parte delle persone è già un curare, i fiori hanno bisogno di cura che parte dallo sguardo. Il termine ulivo indica un simbolo di spiritualità e sacralità, pace, fede, vittoria, trionfo, onore: qualcosa davvero di grande".

Oliveto in Casa del cieco: un sogno divenuto realtà

Il sindaco di Civate, Angelo Isella, ha sottolineato le origini della Rsa del paese: un luogo in cui dare accoglienza e un lavoro alle persone, soprattutto giovani, rimaste cieche in guerra. Così come allora, anche oggi la Casa del cieco dà alle persone più svantaggiate la possibilità di trovare un'occupazione attraverso il progetto dell'oliveto. "Ringrazio Maria Agostoni per la disponibilità e per avermi fatto fare il tour dell'oliveto tempo fa: in quel momento sembrava un sogno folle ma oggi vediamo la sua realizzazione, iniziando un percorso che unisce diversi valori. L'ulivo è simbolo di pace, amore, speranza: il comun denominatore è che come gli ulivi tali concetti devono essere curati e coltivati, in questo periodo storico è un bel messaggio perché rispecchia la cura per le relazioni e i rapporti umani".

Il presidente della Cooperativa Olivicoltori Lago di Como, Gaetano Brusati, ha spiegato il coinvolgimento della cooperativa nata nel 2011 per una ventina di persone appassionate di olivicoltura e che vuole curare un territorio di valore. "Noi vogliamo stimolare la messa a dimora degli olivi, ora abbiamo 60 persone e siamo primi produttori di olio Doc del Lago di Como. Siamo stati contattati per questo progetto sia per il nostro obiettivo sia per le nostre competenze: saremo istruttori, a fianco di questa squadra che ha bisogno di trovare spazi e opportunità per chi ha bisogno. Gli ulivi ci sono ma vanno fatti vivere attraverso le persone".

In conclusione Carlo Colombo, presidente di Girasole, ha evidenziato le origini del progetto che "abbraccia un bacino di utenza di 25mila abitanti ed è un punto di partenza per il socio-occupazionale. Stiamo studiando di portarne altri in tutti i nostri poli territoriali". Sottolineando infine come la pandemia possa essere un'occasione di condivisione e di ripartenza: "Se tutti mettiamo insieme tempo, risorse e idee possiamo costruire qualcosa di grande".

I saluti finali sono toccati a Franco Lisi: "Il progetto in origine era un agglomerato di tante idee, la Casa del cieco metterà la propria parte perché anzitutto c'è un contratto in comodato d'uso del terreno. Sinergia, energia, professionalità e sostenibilità ambientale-economica, territorio e condivisione, impegno collettivo per chi non ha voce: questo progetto racchiude tutto ciò".

Tania Gandola

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