"Lupo: sicuri che la follia sia ambientalista?", la lettera di WWF Lecco, Legambiente Lecco e CROS Varenna
Dall’approccio scientifico alla corretta comunicazione, il lupo "percepito" è troppo spesso molto diverso dal lupo "reale"
"Lupo: sicuri che la follia sia ambientalista?": questo il titolo della lettera inviata alla nostra redazione dalle associazioni ambientaliste WWF Lecco, Legambiente Lecco e CROS Varenna, che qui riportiamo integralmente.
"Lupo: sicuri che la follia sia ambientalista?", la lettera di WWF Lecco, Legambiente Lecco e CROS Varenna
Nel nostro territorio stiamo assistendo ormai da mesi a una politica di allarmismo del tutto ingiustificato in relazione alla presenza del lupo. Troppo spesso, infatti, il lupo viene percepito come una problematica da eliminare, più che come una preziosa presenza i cui potenziali conflitti con le nostre attività possono essere prevenuti e mitigati. La realtà è infatti molto differente da quella descritta da molti media e da certa politica. Le associazioni ambientaliste del territorio non possono rimanere in silenzio di fronte a tale (spesso consapevole) diffusione di fake news, specialmente quando si sconfina – com’è avvenuto di recente proprio nel lecchese – in una retorica dell’insulto e dell’aggressione verbale nei confronti di chiunque non pensi che il fucile sia la soluzione.
Spesso si parla di "emergenza lupo", paventando lo spauracchio della pericolosità per l’uomo, quando i dati oggettivi raccontano una realtà diversa: in tutto il territorio nazionale non viene registrata una morte per attacco da lupo da almeno un secolo. L’attuale "emergenza lupo" sembra quindi molto più una questione politica o propagandistica, fondata più sui richiami alla pancia della popolazione che su dati oggettivi.
La "questione lupo", invece che essere affrontata in maniera superficiale e semplicistica, deve essere colta in tutte le sue sfaccettature.
Innanzitutto, non bisogna dimenticare che il lupo è una specie rigorosamente protetta sia dalla normativa europea e internazionale (Direttiva Habitat CEE 1993/43, Convenzione di Berna) sia da quella nazionale (L. n. 157/92, DPR 357/97). Le attuali norme, quindi, impongono soluzioni differenti da quelle descritte dagli slogan cui siamo purtroppo ormai abituati. La soluzione, del resto, non è nemmeno quella – recentemente proposta – di un declassamento dello status di protezione del lupo o di una deregulation venatoria; anche qui, slogan e soluzioni semplicistiche non costituiscono un valido supporto per chi deve convivere con il grande predatore. Basti pensare all’approccio adottato recentemente in Val Bregaglia, in Svizzera: per tre anni consecutivi sono stati prelevati metà dei cuccioli dei branchi di lupo, e il risultato, dal 2021 al 2022, non ha portato né ad una diminuzione dei danni al bestiame (e l’inefficacia degli abbattimenti su questo fenomeno è confermato da diversi studi internazionali) né ad un effettivo contenimento della popolazione di lupo sul territorio (cfr. Intervento del Dott. Mauro Belardi, PMB, novembre 2023).In secondo luogo, spesso non si considera l’enorme impatto che l’uomo già ha sulla popolazione di lupo. Come ricorda correttamente Mauro Belardi (biologo, esperto di sostenibilità ambientale e presidente della cooperativa Eliante), in Italia sono presenti circa 3.300 esemplari di lupo, ma recenti stime dimostrano che ogni anno circa 3-400 lupi muoiono per mano dell’uomo (bracconaggio e incidenti stradali le due cause di morte più diffuse). In sostanza, circa il 10-15% della popolazione di lupo viene uccisa dall’uomo ogni anno. Questo dato dovrebbe far riflettere su quanto una "gestione" illegale (e accidentale) di questa specie sia già in atto, spesso con il tacito assenso delle istituzioni.
In terzo luogo, non si parla a sufficienza degli effetti positivi del ritorno del lupo nel nostro territorio. Spesso la politica – locale e non – ama ricordare gli effetti "devastanti" di animali selvatici quali ungulati (cervi, caprioli e cinghiali soprattutto) e nutrie su alcune attività umane, in primis l’agricoltura. Tutte queste specie sono naturali prede del lupo. In sostanza, la presenza del lupo è decisamente una buona notizia anche per gli equilibri ambientali. La convivenza con il grande predatore non è solo auspicabile, ma è anche possibile, com’è ampiamente documentato. La presenza del lupo comporta ovviamente l’adattamento di alcuni nostri comportamenti e rende necessario un concreto supporto alle categorie maggiormente interessate dalla presenza della specie, allevatori in primis. Diffondere corrette informazioni sulle necessarie strategie di prevenzione del danno è il primo passo per costruire una reale coesistenza e mitigare il potenziale conflitto. Da questo punto di vista, le associazioni ambientaliste, lungi dall’essere un nemico, possono costituire un valido alleato (come avvenuto, per esempio, nell’ambito del Progetto Pasturs – https://pasturs.org/).
Un ulteriore aspetto su cui occorre fare chiarezza è l’idea, cavalcata così frequentemente dalla politica, che il mondo venatorio sia garanzia di tutela ambientale. Chi non ha mai sentito frasi come "sono i primi che amano il territorio, tengono in ordine i sentieri e puliscono i boschi" o "loro amano davvero la natura, se ne occupano più di tutti". Anche da questo punto di vista, preme ricordare un paio di dati – oggettivi e documentati da copiosi studi scientifici, non basati sul sentimento o sulle credenze popolari. Il munizionamento da caccia, secondo i dati presentati in una pubblicazione di ISPRA, rappresenta una fonte non trascurabile di inquinamento da piombo, che – oltre ad avvelenare gli uccelli selvatici – contamina il terreno e determina un rischio sanitario per l’uomo. Del resto, ogni anno l’avvelenamento da piombo è responsabile di milioni di morti per malattie cardiovascolari in tutto il mondo (fonte Lancet Planetary Health).
Questa lettera non si prefigge lo scopo di scadere nell’insulto della controparte – come ne sono (state) vittime le associazioni ambientaliste negli ultimi tempi. Ha lo scopo di ricordare, ancora una volta, come lavorare insieme per l’ambiente significhi tutelare sia il territorio (e la fauna che lo abita, lupo compreso!) sia le attività antropiche, riducendo i conflitti, informando, ascoltando le problematiche e soprattutto fornendo soluzioni concrete che rispettino la natura. Come anche i grandi eventi degli ultimi anni ci rammentano tristemente, infatti, ogni volta che abbiamo agito e agiamo sconsideratamente nei confronti della natura, finiamo inesorabilmente per pagarne le conseguenze.
WWF Lecco, Legambiente Lecco e CROS Varenna