La riflessione di Pasqua di monsignor Davide Milani: "Non chiediamoci cosa ci manca ma cosa ci occorre"
"La Pasqua si propone a noi come un desiderio nuovo, una proposta di luce, pace, senso, vita che può colmare le nostre parziali mancanze"

Di monsignor Davide Milani, prevosto di Lecco
Perché piangi? Chi cerchi? Oggi, solennità di Pasqua, chi parteciperà alla Messa sentirà questa domanda. È Gesù risorto che la mattina di Pasqua - non riconosciuto - incontra Maria di Magdala affranta per la tragica uccisione in croce del maestro. Poco dopo Gesù la chiamerà per nome e il dolore della Maddalena si cambierà in gioia: colui che pensava sconfitto dalla morte è in realtà vivente.
Tante volte anche noi ci troviamo in situazioni di sofferenza e di pianto, fisico, interiore o spirituale. Molto spesso ci scopriamo abbattuti ma all’inattesa domanda “perché piangi” non sapremmo immediatamente rispondere, se non che siamo tristi, provati. La situazione di mancanza - di cose piccole come di realtà grandi - non riusciamo a tollerarla, spesso perché diamo per scontato che tutto dev’essere a disposizione: persone, ricchezza, opportunità, giovinezza, considerazione. Avere tutto lo riteniamo un nostro diritto e se qualcosa viene meno soffriamo come per un torto.
Ma per noi, creature finite, fragili, dai mille bisogni, assecondare la domanda “cosa cerchi” non è promettente perché in realtà abbiamo bisogno di tutto e tendenzialmente ambiamo a tutto. Se non vigilassimo sul nostro cuore rischieremmo di finire schiavi di ogni desiderio. La Pasqua si propone a noi come un desiderio nuovo, una proposta di luce, pace, senso, vita che può colmare le nostre parziali mancanze.
Non disperdiamoci in mille bisogni, non lasciamoci abitare da rivendicazione, nostalgia, invidia. Esponiamo invece le nostre domande alla luce della passione, morte e risurrezione di Gesù, così da divenire consapevoli di ciò che davvero necessitiamo. A questo serva la preghiera liturgica e personale di questi giorni santi, a convertirci, a cambiare la domanda: non più “cosa mi manca?” ma “cosa mi occorre?”.
Ciò che “occorre”, come letteralmente significa il termine, è ciò verso cui si decide di correre incontro. Chiediamocelo a Pasqua: in quali mancanze sono disperso? Come posso invece trovare ciò che davvero mi occorre e dare direzione così alla mia vita? Se lo è chiesto anche un grande poeta, Carlo Betocchi (Torino 1899, Bordighera 1986). Ciò che occorre è un uomo non occorre la saggezza, ciò che occorre è un uomo in spirito e verità; non un paese, non le cose ciò che occorre è un uomo un passo sicuro e tanto salda la mano che porge, che tutti possano afferrarla e camminare liberi e salvarsi. In questa lirica così scarna ma densa di senso, ci invita a cercare quel che occorre, non tra i beni da mettere a patrimonio, ma in quelle esperienze che ci salvano.
Ci occorre un uomo autentico da incontrare, scoprendo che mentre siamo impegnati in questo sforzo lui stesso ci sta raggiungendo con la sua mano tesa. Questa persona noi la riconosciamo in Gesù Cristo Risorto: mentre camminiamo delusi come i due di Emmaus la sera di Pasqua, lui si affianca a noi per liberarci da quei bisogni che ci rendono schiavi, ci imprigionano a noi stessi, ci impediscono di godere della bellezza che ogni giorno custodisce.
Cerchiamolo, ciò che ci occorre, in questa Pasqua: ci sta venendo incontro con passo sicuro, vincitore della morte, risorto. Come ci hanno narrato i Vangeli quaresimali, Gesù smaschera i nostri falsi bisogni: la tentazione del potere, dei beni materiali, dell’idolatria; ci libera dalla sete ossessionante di emozioni artificiali che non dissetano; ci guarisce gli occhi per consentirci di vedere autenticamente la realtà; ci scioglie dalle bende della paura che paralizza e impedisce di camminare sulle vie del bene. Quel che ci occorre è il Salvatore, l’uomo in spirito e verità della Pasqua.