Tragedia

Il funerale di Antonietta Vacchelli, uccisa dal marito

Le parole della nipote: "Ciao nonna, mi limito a portare alto il tuo nome fiera della persona che sei"

Il funerale di Antonietta Vacchelli, uccisa dal marito
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Era gremita di gente la chiesa di Germanedo, oggi sabato 11 febbraio 2023, per i funerali di Antonietta Vacchelli, uccisa a 86 anni dal marito Umberto Antonello.

 Il funerale di Antonietta Vacchelli, uccisa dal marito

La funzione è stata celebrata da don Andrea Bellani, vicario della Comunità pastorale Madonna della Rovinata e concelebrata da padre Angelo Cupini. Infondo alla chiesa, fra i tanti che hanno voluto tributare l’ultimo saluto all’anziana, c’era anche il sindaco Mauro Gattinoni, in disparte.

«Ogni morte, anche quella di Antonietta, ci mette davanti al bisogno di salvezza - ha detto don Andrea nella sua omelia - Quando la vita finisce si spezzano quei legami di frequentazione e di quotidianità con le persone che abbiamo avuto accanto e non si può semplicemente dire è finita, fa parte del passato, perché quello che si è ricevuto è un tesoro da custodire e da crescere. Ma davanti a questi avvenimenti è necessario far sì che il male non abbia l’ultima parola e per questo Gesù dice ad Antonietta: “Vieni a me, portando con te le fatiche ma anche il bene fatto e gli affetti vissuti”». E ancora. «Gesù ci dice anche “imparate da me” che sono mite e umile di cuore. Davanti ai fatti che ci capitano sentiamo il bisogno di capire e a volte di giudicare, ma il Signore ci invita ad asternerci dal farlo».

«Si soffre di più sulla croce o ai piedi della croce? - ha detto don Francesco Scanziani - Così si domandava Chiara una giovane mamma dal suo letto dell’hospice, capovolgendo la preoccupazione di tutti e dimostrando che anche nei momenti più dolorosi e tristi, quando si vuole bene non si smette di preoccuparsi per gli altri. Anche Gesù sulla croce nel momento in cui muore non pensa a sé, non pensa a questioni di giustizia, ma pensa a Giovanni e sua madre, lì ai suoi piedi e con tenerezza infinita si prende cura di loro: “Madre ecco tuto figlio, figlio ecco tua madre”. Gesù desidera che vivano e che siano uniti che guardino avanti. Così la croce può diventare non un punto di arrivo ma un nuovo punto di partenza, un invito alla vita all’unità e alla pace».

Sempre don Francesco al termine della funzione ha letto una lettera della nipote dell’anziana, Martina Antonello. «Grazie nonni, devo a voi se io oggi sono diventata la persona che sono. A entrambi, devo molto. Siete stati il porto sicuro nei momenti peggiori, la vostra porta di casa era ormai quella di casa mia. Siete stati separati forse nel modo più brutale che possa esistere. Non doveva andare così. Ciao nonna, ti ricordo con la tua precisione infinita, la tua disponibilità, la generosità, solo il nonno sa quante calze bucate mi hai cucito. Ti ricordo per la tua sensibilità, da un mese a questa parte chiedevi a tutte le vicine come avresti fatto sei mesi senza di me. Con le lacrime agli occhi. Ora non ti devi più preoccupare, ma potrai venire con me, nel cuore, ora posso portarti ovunque. Infine il mio essere testarda, dovrò averlo preso da qualcuno che con quella testardaggine nella vita si è fatta rispettare, ne ha passate tante, ma non ha mai mollato. Ti ricordo così, seduta all’angolo destro del tavolo che mi dici: “Ma non hai freddo con quei pantaloncini così corti? Ma tu sei tutta matta. Non senti che aria gelida?” E poi la crostata, il sugo coi piselli, il coniglio coi funghetti, l’arrosto ripieno, mannaggia ora dovrò mettere io le mani in pasta. Non sarò mai ai tuoi livelli come cuoca, ma ho avuto un buon insegnamento nella cucina così come nella vita. Ciao capo, sei e sarai sempre il mio faro penso che nessuna parola serva in questo momento. Mi limito a portare alto il tuo nome fiera della persona che sei. Ora tocca a me in quanto vice dare lezioni di briscola e di scopa come mi hai insegnato, preparare il the alle tre del pomeriggio, non più presto e non più tardi. Tocca a me vivere non solo per me ma anche per voi moltiplicando ogni cosa nel bene e nel male. Ciao nonna ti porto nel cuore. Ciao capo, ti aspetto a braccia aperte».

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Mario Stojanovic

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