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I versi della canzone di Ghali condivisi dal cardinal Gianfranco Ravasi

L'alto prelato originario di Osnago ha twittato: "Ma qual è casa tua. Ma qual è casa mia. Dal cielo è uguale, giuro"

I versi della canzone di Ghali condivisi dal cardinal Gianfranco Ravasi
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"Ma qual è casa tua. Ma qual è casa mia. Dal cielo è uguale, giuro". Tre versi che a molti suoneranno familiari, dopo averli ascoltati tutta settimana durante il festival di Sanremo.

Tre versi che parlano di accoglienza e inclusione, cantati da Ghali sul palco dell'Ariston e che hanno colpito addirittura il cardinal Gianfranco Ravasi, originario di Osnago, che li ha riportati in un tweet sulla piattaforma X (ex Twitter).

Il Ghali-pensiero condiviso dall'alto prelato

Sta facendo discutere la scelta dell'alto prelato originario di Osnago, legatissimo alla sua terra d'origine, di condividere sui social network i versi della canzone di un artista che con il suo "Stop al genocidio" ha aperto uno squarcio nella serata finale del festival di Sanremo. Una posizione ribadita anche ieri, domenica, a Domenica In e scatenando le ire della comunità ebraica, con coda di polemiche infinite.

Non è nuovo Ravasi a prese di posizione forti. E non ha mai nascosto un pensiero autentico di accoglienza e integrazione a 360 gradi. Non è per altro nemmeno nuovo alla ricondivisione di messaggi portati sul palco dell'Ariston: nel 2021 in un tweet citò la canzone di Madame, che quell'anno ancora giovanissima portò al Festival la canzone "Voce".

Chi è il cardinal Gianfranco Ravasi

Ordinato presbitero per l'arcidiocesi di Milano il 28 giugno 1966 dal cardinale Giovanni Colombo, Ravasi nel 1989 è stato nominato prefetto della Biblioteca Ambrosiana. Il 22 giugno 1995 è nominato da papa Giovanni Paolo II protonotario apostolico soprannumerario, quindi 3 settembre 2007 il Papa Benedetto XVI lo nomina presidente del Pontificio consiglio della cultura.

Dal 18 ottobre 2022, compiendo 80 anni, in base a quanto disposto dal motu proprio Ingravescentem Aetatem di papa Paolo VI del 1970, esce dal novero dei cardinali elettori e decade da tutti gli incarichi ricoperti in Curia romana.

 

 

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