I comitati: "Ma quale Lecco Bergamo? Quella è la Chiuso Calolzio e non risolve nessun problema, ne crea"
I comitati di Chiuso e Calolzio uniscono le forze e organizzano un tavolo di confronto per il 23 maggio

"Cominciamo a chiamare le cose con il loro nome: quella non è la Lecco-Bergamo, è la Chiuso-Calolzio, e non risolve alcun problema, semmai ne crea di nuovi." Ne sono convinti i membri del Comitato di Chiuso e quelli del Comitato Insieme per una Nuova Lecco-Bergamo, che hanno unito le forze per contrastare un progetto ritenuto inutile, oneroso e dannoso, quello del cosiddetto lotto II di San Gerolamo.
I comitati: "Ma quale Lecco Bergamo? Quella è la Chiuso Calolzio e non risolve nessun problema, ne crea"
"Chiariamo subito che non siamo contrari alla Lecco-Bergamo: si tratta di un'infrastruttura assolutamente fondamentale per il nostro territorio, e chi ci vive lo sa bene", hanno spiegato venerdì 16 maggio 2025 alla Casa sul Pozzo Luca Dossi (Comitato di Chiuso) e Paolo Cola (Comitato di Calolzio), portavoce dei due gruppi. "Siamo contrari a questa proposta progettuale, che si limita a spostare di qualche chilometro il problema del traffico, creando nuove criticità per le due comunità."
Proprio per questo motivo, i due comitati hanno organizzato un incontro per il prossimo 23 maggio, aperto agli amministratori del territorio e non solo. Tra gli invitati figurano l’assessore regionale alle Infrastrutture, Trasporti e Mobilità sostenibile Claudia Maria Terzi; il sottosegretario alla presidenza di Regione Lombardia Mauro Piazza; i consiglieri regionali Giacomo Zamperini, Gian Mario Fragomeli, Jonathan Lobati; il Commissario Straordinario presso SIMICO S.p.A. Fabio Massimo Saldini; la presidente della Provincia di Lecco Alessandra Hofmann; il sindaco di Lecco Mauro Gattinoni; il sindaco di Calolziocorte Marco Ghezzi; il sindaco di Vercurago Roberto Maggi; i sindaci di Erve, Carenno, Monte Marenzo, Torre de’ Busi, Cisano e Caprino Bergamasco (Gian Carlo Valsecchi, Luca Pigazzini, Paola Colombo, Eleonora Ninkovic, Antonella Sesana e Luca Tami); il presidente della Comunità Lario Orientale Valle San Martino Antonio Rusconi; il presidente del Parco Adda Nord Giorgio Monti; il presidente dell’Ordine degli Ingegneri di Lecco; il presidente dell’Ordine degli Architetti di Lecco; e il membro del Consiglio Nazionale Ingegneri Vittorio Addis.
Un lungo elenco di figure istituzionali che, secondo i comitati, "probabilmente non hanno piena contezza di ciò che il progetto comporta. Si tratta di un intervento incluso nelle opere olimpiche, che si dice pronto a partire. Ma non siamo convinti che tutti conoscano i dettagli e le conseguenze. Per questo abbiamo deciso di dare voce alle nostre comunità e parlare a viso aperto", ha sottolineato Dossi.
"Nella sola Calolzio verranno demoliti diversi immobili, con il coinvolgimento diretto di 9 famiglie, e numerose attività saranno costrette a trasferirsi. Ci saranno espropri a Chiuso e Calolzio. E tutto questo per un problema, quello del traffico, che non sarà risolto", ha detto chiaramente Cola. "Inoltre, manca una visione complessiva: del terzo lotto, quello del Lavello, non si conoscono nemmeno i tempi di progettazione. Noi non siamo progettisti, ci limitiamo a proporre una revisione del progetto attuale, evidenziandone le criticità già segnalate dalla stessa Anas, che le ha messe nero su bianco mesi fa. È proprio Anas a sollevare dubbi sia sui costi, sia sulla possibilità di realizzare l’opera senza ulteriori approfondimenti. Basti pensare che, secondo l’attuale progetto, dove sbucherà la nuova tratta è prevista una rotatoria con un diametro di 36 metri che immette su una strada che porta a una rotonda con diametro di 9 metri… e questo certo non garantisce una mobilità efficiente, sicura e sostenibile lungo la SS 639".
L’obiettivo dell’incontro del 23 è "mettere le carte sul tavolo", ha dichiarato ancora Dossi, "perché vogliamo far partire un percorso di confronto virtuoso. Non vogliamo limitarci alle lamentele a cose fatte. Conosciamo bene questo territorio: già nel 2013 avevamo segnalato i problemi del cantiere, ma siamo stati ignorati, persino derisi. E cosa è successo? C’è una voragine ferma da dieci anni."
Durante la serata del 23 maggio sarà anche lanciata ufficialmente una petizione, disponibile sia in formato cartaceo che online. L’obiettivo è chiedere al Commissario Straordinario ing. Fabio Massimo Saldini, al Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Matteo Salvini, alla Regione Lombardia e alle Province di Lecco e Bergamo "di prendere in considerazione una diversa ipotesi di tracciato, che preveda la revisione degli ingressi e il completo attraversamento di Calolziocorte a monte, e non a lago, con uscita oltre la frazione di Sala, nell’ottica del completamento dell’asse viario Lecco-Bergamo e nel rispetto delle peculiarità del territorio."
Una soluzione, questa, che secondo i comitati sarebbe meno impattante per le comunità, eviterebbe lo spostamento di famiglie e l’abbattimento di edifici (con indennizzi stimati tra i 14 e i 20 milioni di euro), sarebbe meno onerosa e permetterebbe di risolvere realmente il problema viabilistico.