Giornata mondiale del rifugiato: i drammi e le speranze di chi cerca casa a Lecco
Ali ha un negozio in centro Lecco, Islam condivide un appartamento a Pescarenico con altre 15 persone. E poi ci sono Carlos, Iryna, Halyna, Mikhail, Rim, Youssef...
C'è Ali, che in molti hanno sicuramente conosciuto perchè ha in piccolo negozio in centro Lecco. Ci sono Rim e Youssef che sono diventati genitori da pochi mesi. E poi Carlos, scappato dalle persecuzioni per le sue inchieste giornalistiche (qui vi abbiamo raccontato la sua vicenda), Islam, che vive con altre 15 persone in un appartamento a Pescarenico. E infine Iryna, Halyna e Mikhail che hanno toccato da vicino l'orrore della guerra in Ucraina. Di loro, grazie alla alla campagna di sensibilizzazione lanciata in provincia di Lecco in occasione della Giornata mondiale del Rifugiato intitolata "Io Pago l'affitto" conosciamo nomi e volti. Ma quanti sono gli stranieri che non riescono ad avere una casa solo perché vittime di pregiudizi? Tanti. Troppi.
Giornata mondiale del rifugiato
Oggi, giovedì 20 giugno 2024, anche a Lecco si celebra la Giornata Mondiale del rifugiato e proprio in questa occasione abbiamo deciso di riportarvi le storie, raccolte su Rifugiatolecco.it., di questi uomini che queste donne che hanno si sono fatti in un certo senso portavoce di un dramma quotidiano.
LEGGI ANCHE Inaugurata la mostra di Emergency, "Migrare è un diritto di ogni essere umano"
Ali ha un negozio in centro Lecco
Ali ha 30 anni e viene dal Pakistan. È in Italia da più di 3 anni, perché ha scelto di raggiungere alcuni parenti che erano già nel nostro paese. Ha un negozio in centro a Lecco di riparazione e vendita di cellulari e altri piccoli servizi legati alla telefonia, all’invio di denaro all’estero e di acquisto di biglietti aerei.
“Prima di avere un negozio, cercavo case in affitto tramite le agenzie immobiliari, ma le agenzie mi dicevano che c’era bisogno di un contratto di lavoro. Ora che ho un’attività mia e la partita IVA, la situazione non è cambiata: ora le agenzie mi dicono che i proprietari non vogliono stranieri, anche se hanno un lavoro”.
Ali, in questo momento, sta vivendo con amici, ma la situazione sta diventando molto difficoltosa: “Oltre a volere una mia autonomia, ho bisogno anche della residenza per poter rinnovare il permesso di soggiorno”. La volontà è quella di rimanere in Italia e in particolare a Lecco: “Quando sono arrivato stavo a Bologna, poi sono venuto a Lecco perché c’era un’opportunità lavorativa. Ora vorrei continuare con il mio negozio e vivere qui”.
Giornata mondiale del rifugiato: Islam vive con 15 persone in un appartamento a Pescarenico
Islam è un ragazzo di 26 anni originario del Bangladesh, arrivato in Italia quando aveva 19 anni. Nel 2012 se ne è andato di casa per andare a lavorare in Libia: dopo due anni è iniziata la guerra, che ovviamente ha reso molto più difficile la vita. Sempre a causa della guerra, Islam non poteva più tornare in Bangladesh: l’unica scelta era raggiungere l’Italia via mare, con tutti i rischi che comporta il viaggio.
Poco dopo il suo arrivo, ha avuto importanti problemi di salute, che hanno reso ancora più complesso il processo d’integrazione e di ricerca di un lavoro: “Sono stato operato al cuore e ricoverato a lungo. Quando finalmente sono stato bene, non è stato semplice trovare ma soprattutto imparare un mestiere. Piano piano mi sono appassionato alla sartoria e sono riuscito a fare un po’ di esperienza in quel campo”.
Islam è stato a lungo all’interno del sistema di accoglienza e ora, dopo una lunga serie di contratti a tempo determinato, ha un contratto di lavoro stabile in una ditta che produce abiti da sposa ed è in cerca una casa: “Al momento abito a Pescarenico: siamo in 15 in un appartamento, 5 persone per ogni camera. Abbiamo un solo bagno, ogni mattina c’è una lunga fila ed è difficile. Sono tre anni che cerco un affitto autonomo. Prima le agenzie mi dicevano che serviva un contratto, ora porto loro tutti i documenti in regola e la situazione non cambia: le case non ci sono. Ma io le case a Lecco le vedo, ci sono tantissimi annunci. Ma per gli stranieri non ci sono”.
Anche per lui come per tante altre persone straniere, un grosso problema è legato alla residenza, necessaria per rinnovare i permessi di soggiorno, ma anche per garantire la stabilità al datore di lavoro e poter vedere rinnovati i contratti. “Io voglio stare in Italia. Ma senza una casa non riesco a vedere un futuro.”
I neo genitori Rim e Youssef
Rim e Youssef sono una giovanissima coppia tunisina di neanche trent’anni, arrivata in Italia nel 2021, chiedendo asilo politico per via di gravi problemi familiari e trovando accoglienza presso il progetto CAS (Centro Accoglienza Straordinario) gestito dall’Associazione Comunità Il Gabbiano Odv da 8 mesi sono diventati genitori di una meravigliosa bambina, Kmar.
“Lavoro in un’azienda di Bulciago come falegname, con un contratto a tempo indeterminato. Ho sempre amato questo lavoro, che facevo anche in Tunisia, e mi piace molto il posto dove lavoro” racconta Youssef. Anche Rim ha sempre lavorato da quando è arrivata in Italia, ma ora ha dovuto fermarsi per riuscire ad accudire la bambina.
Dopo 3 anni dall’arrivo, questa famiglia è ancora in carico al sistema di accoglienza anche se in prossimità del superamento della soglia reddituale per la quale non avrebbero più diritto a permanere in accoglienza. “Dobbiamo e vogliamo uscire dall’accoglienza e vivere come tutti. Ma sono più di dieci mesi che cerchiamo una casa in affitto e non la troviamo. Quando sentiamo le agenzie e si accorgono che siamo stranieri, non ci sono più case a disposizione” racconta Rim “La nostra operatrice ha provato a telefonare alle stesse agenzie che avevano risposto di non avere più case in affitto e a lei, essendo italiana, hanno invece proposto delle soluzioni che a noi non avevano nemmeno nominato. Purtroppo, nonostante la mediazione dell’operatrice, le agenzie hanno rimbalzato la nostra richiesta adducendo motivazioni sempre diverse”.
Oltre a non riuscire a trovare una soluzione abitativa per poter uscire dalla struttura d’accoglienza, anche la situazione documentale rischia di essere un grande ostacolo per la coppia: “Abbiamo un permesso di soggiorno per richiesta d’asilo che scade ogni sei mesi, ma per proseguire il nostro iter manca una cosa fondamentale: la definizione dell’iter legale e la possibilità di ottenere un riconoscimento e dunque un permesso di soggiorno di lunga durata. Abbiamo consegnato il contratto di lavoro, l’attestato di frequenza del corso di italiano, tutte le carte che ci hanno chiesto, ma senza un permesso di soggiorno stabile rischiamo di non riuscire ad accedere all’affitto di un immobile per via della diffidenza che questa situazione documentale genera negli affittuari”.
Giornata mondiale del rifugiato: la storia di Iryna, Halyna e Mikhail
Iryna è una giovane cantante di neanche trent’anni, arrivata a Lecco lo scorso anno dall’Ucraina, per fuggire dal conflitto scoppiato nel 2022. “Abitavo a Kiev da oltre dieci anni e vedere la guerra è stato molto spaventoso. Quando sono arrivata qui ho trovato tantissime persone molto molto gentili, che ringrazio per l’accoglienza che mi hanno dato”.
Tantissimi i lavori che ha fatto finora, tutti saltuari e precari: pulizie, lavapiatti, addetta al confezionamento. “Sto andando anche a scuola di italiano, ma il lavoro mi impegna molto. Cerco di mettere via qualche soldo per trovare una casa in affitto”.
Al momento, infatti, Iryna è ospite di una struttura di accoglienza gestito dalla cooperativa Aeris, ma sta cercando da parecchi mesi un affitto autonomo: “Sono qui da sola, senza famiglia, senza nessuno. È ancora più difficile trovare casa nella mia situazione. Le agenzie mi dicono che non c’è nulla perché ho un contratto a chiamata e serve l’indeterminato.” Il permesso temporaneo per l’emergenza Ucraina scadrà alla fine dell’anno, poi Iryna potrà convertirlo, ma uscendo dal sistema di accoglienza “Io voglio rimanere in Italia, ma non so cosa succederà dopo.”
Una coppia in Italia da circa due anni: lui si chiama Mikhail, ha 45 anni ed è russo, lei Halyna, di 38 anni e d’origine ucraina. Sono arrivati entrambi a causa del conflitto scoppiato nel 2022, con un permesso di protezione temporanea. Halyna ha una disabilità al 100% che non le permette al momento di lavorare, mentre Mikhail lavora da quando è arrivato, ma sempre con contratti precari. Al momento sono ospiti di una struttura di accoglienza gestita dalla cooperativa Aeris, ma stanno cercando un appartamento per vivere in autonomia e anche per capire se stabilizzarsi qui in Italia.
“Le agenzie chiedono pagamenti anticipati molto alti e noi non abbiamo questa disponibilità: possiamo pagare ogni mese, non per sei mesi o un anno come chiedono alcuni proprietari. Alcune persone poi non vogliono affittare agli stranieri la loro casa e questo è un altro problema per noi”.
La Giornata Mondiale del Rifugiato è un evento annuale che mira a sensibilizzare sulla situazione dei rifugiati e dei richiedenti asilo. Sul nostro territorio, è l’ottavo anno in cui il progetto “Lecco: una provincia accogliente” del SAI - Sistema di Accoglienza e Integrazione propone iniziative allo scopo di raccontare il tema migratorio nelle sue diverse sfaccettature e dimensioni