Dove sono finiti i lavoratori? Risponde Osvaldo Danzi
Martedì 18 giugno si è svolto il quinto appuntamento del ciclo «Imprese e capitale umano. Il lavoro del domani», organizzato da Netweek, Allianz, e Opiquad
"Un tempo c’era la fila fuori dalle imprese, oggi è l’azienda che deve andare verso i candidati. E per attrarre la forza lavoro è necessario creare contesti di valore, non basta limitarsi ad offrire uno stipendio adeguato". Ad affermare ciò è stato Osvaldo Danzi, ospite d’eccezione del quinto appuntamento del ciclo di incontri "Imprese e capitale umano. Il lavoro del domani", organizzato da Netweek con l’agenzia Allianz 231 di Merate, e Opiquad. La colazione di lavoro intitolata "Dove sono finiti i lavoratori? E le persone?" si è svolta lo scorso martedì al ristorante "Da Giovannino" di Malgrate, con la partecipazione di una cinquantina di imprenditori e stakeholders del territorio.
L'intervista e il racconto dell'incontro "Dove sono finiti i lavoratori?"
Chi è Osvaldo Danzi?
Appassionato di Umane Risorse e tecnologie, è recruiter dal 1997, ma anche giornalista ed editore della rivista Senza Filtro, collaboratore di Wired, fondatore della Business Community FiordiRisorse e ideatore dell’unico Master manageriale definito etico. Inoltre è reduce dal successo di Nobilita, il festival della cultura del lavoro che a fine maggio ha fatto tappa a Milano e che ha visto anche Netweek fra i partner.
Nel corso del suo speech introduttivo ha lanciato molti spunti alla folta platea presente: "Affrontando il problema della carenza cronica dei lavoratori è necessario affermare che il campo in cui si gioca la questione non è soltanto quella della retribuzione, sarebbe troppo riduttivo. E inoltre non è possibile giocare soltanto al rilancio. Naturalmente uno stipendio corretto è necessario ed è la base di partenza, anche se purtroppo in Italia esistono ancora 61 contratti collettivi che prevedono uno stipendio di 6 euro l’ora. Faccio un esempio: se un’azienda da tre mesi cerca un tornitore sotto casa e non lo trova, forse è bene andarlo a cercare altrove. Ma per fare ciò occorre iniziare a lavorare in prospettiva: a tal proposito ritengo che sarebbe sicuramente utile un progetto ben fatto con tutte le Università italiane, si otterrebbero ottimo risultati".
Come fare selezione del personale oggi
Prosegue Danzi: "Siamo in un secolo in cui la selezione del personale è cambiata completamente, ma quanto abbiamo investito in quest’ottica negli anni precedenti? Oggi in determinati settori è anche possibile offrire stipendi elevati, ma si tratta di comparti che per anni sono stati massacrati, offrendo retribuzioni minime. Insomma, siamo in un periodo di vacche magre, è ovvio a tutti questo, perciò dobbiamo realizzare progetti, iniziare a formare le persone e farlo rispettando le giuste tempistiche, lavorando in anticipo rispetto alle necessità".
Lungo il suo excursus Danzi ha toccato diversi punti relativi al mondo del lavoro: dalle morti sul lavoro al tema culturale legato al ruolo delle donne e degli over 40, dalle "grandi dimissioni" alle criticità del settore del turismo, passando per il suggerimento dato alle associazioni di categoria, ovvero:
"evolvere al di là dei servizi, forse c’è maggiore bisogno di un supporto culturale alle imprese".
L'importanza di fare rete
Di una cosa è certo: "Le soluzioni si costruiscono insieme ed è necessario lavorare sui contesti, così si può trovare il modo di trattenere e attrarre le persone. Mi spiego: se prendiamo una persona che vive a 800 km dalla sede dobbiamo fornirgli sostegno, magari facilitandolo con l’abitazione. Fornire un contesto di valore significa anche rifiutare di lavorare con realtà che producono armamenti, come ha scelto di fare Angelo Corte si di Co.El., è una scelta che genera valore e attrattività, un motivo di orgoglio per chi lavoro in un’azienda del genere".