La storia

Dalla corsia del Manzoni al Madagascar, la missione di una giovane anestesista

Valentina Noseda, 33 anni per la terza volta in Africa ha svolto 60 interventi in due settiman

Dalla corsia del Manzoni al Madagascar, la missione di una giovane anestesista
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Da Lecco al Madagascar in missione per aiutare gli ultimi. Valentina Noseda, 33 anni, originaria di Biassono, medico specializzando in forze all’ospedale Manzoni  di Lecco non è alla sua prima esperienza in missione. «Sono alla mia terza missione in Africa, seconda in Madagascar, come specializzanda in Anestesia - racconta - Al mio ritorno ritrovo un ospedale che si è ingrandito rispetto a sette anni fa quando ancora ero una studentessa di medicina».

Dalla corsia del Manzoni al Madagascar, la missione di una giovane anestesista

Valentina Noseda, nata a Monza, ha vissuto per anni a Biassono dove ha svolto volontariato in Croce Bianca per 7 anni. Come dicevamo, la 33enne lavora all'ospedale Manzoni di Lecco come Anestesista all'ultimo anno di scuola di specializzazione.
Il Madagascar è uno dei paesi più poveri del mondo: quasi l’80% della popolazione vive con meno di 2 dollari al giorno. L’ultima crisi politica nel 2009-2013 ha avuto impatti molto negativi sull’economia e sui sistemi sanitari. Tra il 1980 e il 2010, il paese ha subito 35 cicloni e inondazioni, cinque periodi di grave siccità, cinque terremoti e sei epidemie. Alcuni villaggi hanno superato la soglia di emergenza per malnutrizione acuta globale (10%) stabilita dall’OMS e, a livello nazionale, il paese ha uno dei più alti tassi di malnutrizione cronica del mondo, al 47%. «Mi sono recata ad Andavadoaka, villaggio di pescatori, sulla costa Ovest del Madagascar affacciata sul canale del Mozambico, a 200 chilometri da Tulear, raggiungibile solo con un fuoristrada su una pista sabbiosa e piena di buche in circa 7 ore di viaggio».


Partita con un’equipe chirurgica, ha svolto 60 interventi in sala operatoria in poco più di due settimane di attività

«Da quelli più semplici come ernie inguinali, fistole anali, cisti e lipomi a isterectomie di uteri che arrivano a pesare anche più di 3 chili. Anestesie generali, locoregionali, locali e sedazioni si sono intervallate in questo periodo davvero ricco per l’ospedale Vezo che vede fino a 180 accessi giornalieri. Un ospedale in cui volontari italiani e operatori malgasci collaborano da ormai 15 anni fornendo assistenza sanitaria alla popolazione. Un ospedale che coopera con Ong presenti sul territorio su progetti di prevenzione ed educazione. Un ospedale in cui vorresti fermarti e fare sempre di più. Abbiamo osservato pazienti che erano alla loro prima esperienza chirurgica, pochissimi assumono farmaci, è lo specchio di una società che conosce la malattia nella forma più estrema e solo allora si reca in ospedale. La sfida più ardua è confrontarsi quotidianamente con le risorse limitate, farmaci non sempre disponibili, l’attesa degli ordini dalle farmacie locali, adeguarsi ai materiali che si hanno a disposizione, presidi talvolta troppo grandi o troppo piccoli. E’ una realtà difficile da comprendere in cui capita di sentirsi impotenti, penso ai nostri ospedali dove c’è tutto e forse troppo. Torniamo comunque molto orgogliosi per quanto fatto in questo posto remoto. Qui il tempo non esiste, le barche non hanno motori, i carretti sono trainati dagli zebù, il popolo veste le magliette dei calciatori europei famosi negli anni ‘90. Grazie all’associazione, all’equipe e a questa terra rossa che mi ha fatto sentire a casa a 7mila chilometri di distanza».

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