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C'è ancora razzismo a Lecco, ma per i giovani l'integrazione è la regola

Presentati i risultati dell'Indagine sul razzismo nelle scuole lecchesi: "Generazione Z: cresciuti nelle diversità"

C'è ancora razzismo a Lecco, ma per i giovani l'integrazione è la regola
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I giovani lecchesi hanno una visione concreta e pragmatica dei fenomeni migratori, sono sempre più consapevoli del reale  numero di stranieri presenti nel nostro Paese e nella nostra città, sono favorevoli a politiche migratorie non dettate dalla ideologia, propendono per lo Ius Soli,  ma continuano  ad assistere, a Lecco, ad episodi di razzismo.   E' quanto emerge da  "Generazione Z: cresciuti nelle diversità", la  ricerca sulla diffusione di stereotipi e di atteggiamenti propri del razzismo e comportamenti discriminatori tra la popolazione studentesca delle scuole superiori di Lecco effettuata da  Les Cultures, i cui risultati sono stati illustrati oggi, mercoledì 5 giugno 2024 da Maria Grazia Zanetti e Andrea Panizza.

C'è ancora razzismo a Lecco, ma per i giovani l'integrazione è la regola

"Sin dall'inizio della sua attività, Les Cultures ha dedicato grande attenzione al tema del razzismo, coerentemente con la propria mission che prevede l'impegno per affermare una società aperta, contraria a ogni tipo di discriminazione - hanno spiegato Zanetti e Panizza - Una prima indagine era stata effettuata nel 1998 (Dipende da chi?), seguita da una seconda nel 2010/11 (Diverso da chi?). Ritenendo di grande interesse poter avere una fotografia aggiornata del fenomeno in un contesto fortemente mutato e poter fare delle analisi in una prospettiva temporale, l'associazione ha svolto quest'anno una nuova ricerca coinvolgendo 307 studenti frequentanti 19 classi quarte di 7 scuole del Lecchese". Si tratta di IIS Badoni,  IIS Bertacchi, IIS Fiocchi, Liceo Scientifico e Musicale G.B. Grassi, IIS Medardo Rosso, IIS Parini e  IIS Rota.

La terza ricerca  è stata organizzata organizzata nell’ambito del progetto Nuove Identità Meticce (sostenuto dalla Fondazione Comunitaria del Lecchese e sviluppato in collaborazione con l’associazione Alliance of BAME Voices) per dare una lettura storica dell’evoluzione della percezione del fenomeno in questi 25 anni di distanza  dalla prima rilevazione.

"Gli anni che intercorrono tra il 1998 (anno della nostra prima ricerca) e il 2024 segnano il passaggio alla fase “matura” delle migrazioni in Italia: dopo una forte crescita, la presenza di cittadini stranieri si è sostanzialmente stabilizzata, andando a rappresentare una componente strutturale del Paese, in grado di contribuire alla sua crescita sul piano economico e a contrastare il suo declino su quello demografico.  I ragazzi che hanno preso parte alla nostra rilevazione avevano 4/5 anni in occasione della precedente ricerca - hanno spiegato Panizza e Zanetti -  È facile immaginare come l’esperienza quotidiana che hanno vissuto negli anni della crescita abbia loro offerto occasioni di contatto e conoscenza delle concrete manifestazioni locali e quotidiane delle migrazioni radicalmente diverse da quelle delle generazioni precedenti. A nostro avviso è proprio in questa diversa esperienza diretta che si riscontra una delle cause che stanno alla base delle risposte raccolte con questo piccolo lavoro di ricerca: nella condivisione della quotidianità si costruisce la normalizzazione del fenomeno"

Il primo livello su cui  è visibile questo cambiamento è quello di un deciso miglioramento nella percezione della reale presenza numerica: è infatti nettamente diminuita la quantità di ragazzi che sovrastima i numeri reali.

"Nel '98 gli stranieri l'1,7 della popolazione lecchese e per il 60% dei ragazzi erano "Troppi". Oggi, a fronte di una presenza di poco superiore all'8%, la risposta "Sono troppi" è diminuita al 19,58%".

"In questi ultimi anni la narrazione politica e mediatica delle migrazioni si è focalizzata prevalentemente sulla tematica dei richiedenti protezione internazionale, concentrandosi su sbarchi e ingressi irregolari dai confini orientali. Mentre il discorso pubblico resta ancorato ad un approccio fondamentalmente emergenziale al tema, i ragazzi che hanno preso parte alla nostra ricerca sembrerebbero aver interiorizzato la dimensione strutturale del fenomeno. In questo senso è di particolare importanza anche notare come alcuni dei luoghi comuni “classici” sembrerebbero perdere progressivamente la loro presa".

Razzismo: tra i giovani crollano gli stereotipi sugli stranieri

Ma a crollare sono soprattutto  gli stereotipi. "Abbiamo messo a confronto, in prospettiva storica, alcuni dei principali luoghi comuni connessi all’immigrazione cime  Accrescono la malavita, Tolgono lavoro agli italiani, La loro presenza è un pericolo per l’identità italiana, Portano malattie, in tutti i casi la diffusione di questi stereotipi mostra una correlazione inversa alla presenza numerica di cittadini stranieri".

 

Tra il 2010 e il 2024 si è ridotta  a circa un terzo la percentuale di ragazzi che considera la presenza di studenti di origine straniera come una minaccia alla qualità dell’istruzione e  su questo dato incide, probabilmente, il fatto che in questi anni è cresciuta la presenza di studenti di
origine straniera per i quali la lingua italiana è, di fatto, la prima lingua parlata.

Immigrazione e sicurezza

Il tema della sicurezza anche a livello locale è particolarmente sensibile; a partire dal periodo postcovid si sono moltiplicati episodi di cronaca più o meno gravi che hanno contribuito a diffondere una  sensazione di peggioramento delle condizioni di sicurezza in città. Spesso questi episodi hanno visto il coinvolgimento di giovani stranieri.

"Questo si riflette in un 64% di risposte che collegano, a vario livello, la presenza di cittadini stranieri al peggioramento delle condizioni di sicurezza" hanno proseguito  Panizza e Zanetti.

Politiche migratorie

Dalle risposte alle domande su politiche migratorie e diritti emerge un quadro che sembrerebbe delineare un approccio piuttosto pragmatico alla questione. " I ragazzi sembrano essere consapevoli del fatto che le migrazioni sono un fenomeno che connoterà in modo non reversibile questa epoca storica richiedendo, di conseguenza, politiche non ideologiche per governarlo, sia in termini di gestione dei flussi, sia in termini di accesso ai diritti sociali e civili."

Quasi il 60% dei ragazzi infatti ritiene il contributo dei lavoratori stranieri fondamentale al Paese, mentre solo il 18% si dichiara apertamente in disaccordo. Inoltre il  73% del campione si dichiara d’accordo con l’ipotesi di creare canali di accesso regolari.

"È particolarmente interessante notare come i ragazzi non sposino gli orientamenti più repressivi e sicuritari in tema di migrazioni per quanto riguarda respingimenti e accordi con paesi terzi per controllo dei flussi e trattenimenti."

Altrettanto interessante è notare come ci sia una maggioranza di risposte positive alle ipotesi di destinare risorse economiche sia per favorire l’integrazione in Italia (55%), sia per favorire processi di sviluppo nei paesi di origine dei migranti (63%).

Futuro, cittadinanza e diritti

Per la stragrande maggioranza dei ragazzi coinvolti nell'indagine  (68%) un immigrato irregolare in Italia dovrebbe avere diritto alle cure
sanitarie di base nel rispetto dell’anonimato, un immigrato che rimane senza lavoro deve poter accedere ai sussidi di disoccupazione come i lavoratori italiani e deve deve avere diritto ad accedere alla pensione italiana. Per oltre il 70% il figlio di una coppia di stranieri
che nasce in Italia dovrebbe essere di cittadinanza italiana. "Evidenziamo l’alta percentuale (72%) di coloro che aderiscono al principio dello ius soli, in un paese che ancora non ha saputo o voluto attuare lo ius culturae per i figli dei migranti di prima generazione".

Il rapporto tra sfera pubblica e sfera privata

La scuola si conferma, come nelle ricerche precedenti, il luogo che i ragazzi vivono come spazio di uguaglianza ed inclusione.

"Se a differenza del passato la diversità (culturale, religiosa, di aspetto fisico, di orientamento sessuale…) non è più necessariamente percepita come un problema in sé, riteniamo sia fondamentale continuare un lavoro educativo in grado di fornire strumenti per decodificare la crescente complessità che caratterizza e caratterizzerà la nostra società. Il rischio è infatti quello di derubricare ogni forma di diversità come elemento esclusivamente afferente alla sfera privata e personale, mettendo in secondo piano la dimensione sociale e pubblica".

Resta la preoccupazione per i fenomeni di razzismo

Resta la preoccupazione per i fenomeni di razzismo di cui Lecco non è purtroppo immune "Sarebbe una facile scorciatoia quella di definire questa (e le future) generazione come naturalmente propensa all’intercultura per il semplice fatto di esserci “nate dentro” - hanno chiosato Zanetti e Panizza - È sufficiente vedere le percentuali di ragazzi che affermano di avere compagni con idee o atteggiamenti discriminatori o razzisti e di quanti affermano di aver assistito in prima persona ad episodi del genere nel contesto scolastico".

Il 43,6% del campione infatti  dichiara di avere in classe compagne con idee e comportamenti discriminatori e razzisti, percentuale che sale al 57% se la valutazione è fatta su tutta la scuola. il 40,1% ha assistito direttamente ad episodi apertamente discriminatori o razzisti.

"Per questo sosteniamo l’esigenza (e l’urgenza) di rafforzare il ruolo complessivamente educativo della scuola, spesso subordinato ad obiettivi prettamente didattici, per fare in modo che diventi capace di disinnescare potenziali germi di marginalizzazione quando non di violenza".

A questo link è possibile trovare il questionario completo e a questo tutte le risposte raccolte.

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