Lecco

Autismo e Lavoro – Diversamente competenti: presentato il progetto

A Lecco i numeri sono in crescita nel corso dell’ultimo anno. Martinelli “Il nostro ambulatorio, che si occupa della fascia d’età dai 0 ai 18 anni, ha visitato 288 pazienti, di cui 78 nuovi diagnosi nel 2022. Dati praticamente raddoppiati rispetto a 6/7 anni fa.

Autismo e Lavoro – Diversamente competenti: presentato il progetto
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E’ stato presentato nella mattinata di oggi, lunedì 15 maggio 2023, nella sede di Confcommercio Lecco il convegno “Autismo e Lavoro – Diversamente competenti” che si terrà domani pomeriggio nella Sala conferenze di Palazzo del Commercio e la cui partecipazione sarà riservata principalmente all’imprese lecchesi di ogni settore, una trentina circa, con più di 15 dipendenti, e quindi tenute al rispetto dell’obbligo occupazionale di lavoratori appartenenti alle categorie protette.

Autismo e Lavoro – Diversamente competenti: presentato il progetto

A Alberto Riva, direttore Confcommercio Lecco , in rappresentanza anche delle altre associazioni coinvolte in questo progetto, Confindustria Lecco -Sondrio, Confartigianato Lecco, API Lecco- Sondrio e Ance Lecco-Sondrio, è toccato il compito di presentare la mission del convegno.
“Il convegno che si svolgerà domani pomeriggio è un’iniziativa partita dall’Ospedale Manzoni, nella quale verrà stigmatizzato l’autismo ad alto potenziale e verrà specificato cosa si intende. Quando ci è stato proposto di fare questa informativa, tutte le associazioni all’unanimità hanno aderito con molto piacere e molto entusiasmo. Per le imprese introdurre nella propria struttura le persone affette da autismo ad alto potenziale può essere un’opportunità non solo nell’assolvere un obbligo di legge ma anche perché, nello svolgimento delle proprie attività, queste persone con alcune piccole attenzioni possono avere la medesima produttività di qualsiasi altra persona”.
Paolo Favini, direttore generale ASST Lecco, nel ringraziare tutte le realtà che hanno permesso la realizzazione del progetto, ha tenuto a sottolineare il ruolo propositivo delle imprese del Lecchese.

“È proprio un convegno che si propone di facilitare l’inserimento nel rispetto della l.68/99 ma anche al di fuori di essa: stiamo parlando di persone che in alcune situazioni hanno delle abilità pari o addirittura superiori ad altre realtà, e che quindi possono trovare sia un inserimento lavorativo nelle medie e grandi imprese, ma possono trovare collocazione anche nelle realtà artigianali possedendo delle capacità produttive di massimo interesse. Capacità che portano questi ragazzi e i loro familiari a proseguire un percorso di salute: avendo degli sbocchi importanti si facilita la loro crescita e il loro inserimento lavorativo e sociale. Il convegno è una pubblicità della tematica dell’autismo a ogni livello sociale e un avanzamento globale sociale del nostro territorio, che è uno dei più attenti a queste problematiche sociali e le nostre imprese hanno dimostrato più di una volta in passato che sono imprese che fanno impresa sociale”.

L’importanza del porre attenzione all’inserimento lavorativo di chi soffre dei disturbi dello spettro autistico è stata motivata da Ottaviano Martinelli, direttore della Neuropsichiatria per l’Infanzia e l’Adolescenza ASST Lecco. “Il convegno vuole essere un inizio di sensibilizzazione di tutte le realtà produttive e rientra in altre iniziative analoghe in Italia, che portano una dimensione di attenzione e di inclusione dei ragazzi con il disturbo dello spettro autistico. C’è una grande attenzione anche da parte di RL e ci sono progetti in atto che si stanno sviluppando da almeno dieci anni”.

Il momento delicato a cui il convegno vuole dare rilevanza è proprio quello in cui i ragazzi con spettro autistico devono affrontare il passaggio dall’esperienza scolastica, una volta conclusa, al mondo del lavoro e degli adulti, “perché l’inclusione – ha spiegato Martinelli - diventa un obiettivo ambizioso e spesso difficile”, per cui diventa necessario “creare una conoscenza della problematica a livello territoriale e la sensibilità che le aziende dimostrano credo sia il presupposto indispensabile per realizzare progetti mirati”.

Martinelli è quindi entrato un po’ più nel merito nella definizione di autismo ad alto funzionamento. “Il disturbo dello spettro autistico è paradigmatico perché in questo ampio ventaglio ci sono condizioni molto diverse tra di loro con criteri di inclusione altrettanto diversi. Si tratta di aprire una strada sulle situazioni in cui gli obiettivi di inclusione sono facilmente raggiungibili e rispondono alle esigenze del mondo produttivo. L’alto funzionamento è davvero un mondo poco conosciuto ma estremamente interessante non solo da un punto di vista medico ma anche e soprattutto umano. Autismo deriva da autos, chiuso in se stesso, quindi difficoltà a entrare relazione con gli altri soprattutto nell’intendere gli altri cosa si attendono da te. Questa è la difficoltà su base neurobiologica, che può essere migliorata e non è legata ad altri motivi, però può essere sicuramente migliorata. Deve essere sostenuta da percorsi di integrazione, perché se viene data una risposta che emargina e tiene distante, queste caratteristiche di isolamento si possono accentuare. Ci sono ragazzi che hanno competenze produttive adeguate, a volte superiori, all’età in alcune aree specifiche: questi sono gli alti funzionamenti. Questo progetto fa sì che questi ragazzi possono dare il loro contributo al mondo produttivo e possono dare uno stimolo per capire che ogni persona è diversa dall’altra e ogni persona deve essere rispettata per le sue potenzialità, e a noi clinici permette di uscire dall’ospedale e andare a lavorare sul territorio”.

Il consigliere provinciale Carlo Malugani, delegato all’Istruzione, Formazine professionale e Centri per l’Impiego, ha illustrato il contributo dato dalla Provincia al progetto. “E’ importante far conoscere questa rete integrata tra Enti, che intende informare e formare le aziende, e chi lavora nelle aziende, per comprendere meglio lo spettro dell’autismo. E’ importante perché anche all’interno delle aziende si deve trovare un ambiente adeguato per l’accoglienza di questi ragazzi. Questi ragazzi a volte hanno competenze superiori ad altri e quindi occorre capire il ragazzo. L’introduzione del Promotore 68 ha agevolato questo fattore, perché si prende in carico di conoscere il disabile e quindi ad individuare con il Comitato tecnico provinciale, dove si va a fare il profilo della persona da collocare, il posto giusto dove inserirlo”.
Enrico Frisone, direttore socio-sanitario ASST Lecco, ha quindi chiuso la presentazione dell’iniziativa rimarcando quanto il lavoro sia la prima necessità a cui guardare per creare delle condizioni di vita che siano il più favorevoli possibile per l’inserimento sociale di chi soffre di disturbi da spettro autistico. “Sono fiero e felice di vedere che il percorso sta ottenendo le risposte auspicate. Quando si parla di sociosanitario qualche anno fa si faceva fatica a pensare qualcosa di diverso dal processo di cura, soprattutto per quello che riguarda la salute mentale. Questo convegno è uno degli esempi dei risultati che si possono ottenere quando si converge sul concetto di salute mentale”.

I numeri a Lecco

Per quanto riguarda le diagnosi nella letteratura nazionale e internazionale si registrano un caso 1 su 70. “Questa crescita incredibile – ha precisato Ottaviano Martinelli - sta a testimoniare una maggiore sensibilità diagnostica, una precocità nella diagnosi, una capacità di differenziare quadri clinici diversi, la possibilità di avere test diagnostici più precisi e la scoperta dal mondo dell’alto funzionamento”. Anche a Lecco i numeri sono in crescita nel corso dell’ultimo anno: “Il nostro ambulatorio, che si occupa della fascia d’età dai 0 ai 18 anni, ha visitato 288 pazienti, di cui 78 nuovi diagnosi nel 2022. Dati praticamente raddoppiati rispetto a 6/7 anni fa. Realtà che pone sfide da un punto di vista clinico: sono in atto dei progetti, come il progetto AUT, che puntano su integrazione tra la parte minorile e la parte adulta, soprattutto nella fascia d’età 16-20 anni che è veramente importante perché il rischio è quello di non riuscire a sostenere le conquiste in età minorile se vengono meno i fattori protettivi di inclusione”.

Elena Ornaghi

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