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Alieni nell'Adda? Il gambero killer infesta il fiume

Proprio come il pesce siluro, che ormai da anni è purtroppo presente nel fiume, ma non è certo originario del nostro territorio,  è un infestante che sbilancia completamente l'ecosistema dell'Adda

Alieni nell'Adda? Il gambero killer infesta il fiume
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Alieni nell'Adda? Il gambero killer infesta il fiume. Stiamo parlando del gambero rosso della Louisiana che è tutt'altro che una specie locale, autoctona. Proprio come il pesce siluro, che ormai da anni è purtroppo presente nel fiume, ma non è certo originario del nostro territorio,  è un infestante che sbilancia completamente l'ecosistema dell'Adda, creando grossi guai. Im passato segnalazioni della presenza del gambero rosso erano state fatte nella zona tra Civate, Annone e Pusiano, e ora anche nel fiume.

Alieni nell'Adda? Il gambero killer infesta il fiume

Sì perchè qualche giorno fa, una nostra lettrice ne ha avvistato un esemplare di grosse dimensioni lungo le sponde del fiume, a Villa d'Adda ovvero nella zona davanti a Imbersago e Arlate di Calco.

"Me lo sono trovato davanti, in mezzo al sentiero che corre lungo l'Adda, in zona Alberone: era davvero grosso e quando mi sono avvicinata per guardarlo bene, s'è eretto sulle zampe posteriori e ha addirittura indirizzato le chele in modo minaccioso verso di me", ha raccontato la lettrice.

 

Tutto ciò che c'è da sapere sul gambero killer

Il gambero rosso della Louisiana è un crostaceo poco conosciuto appartenente alla famiglia "Procambarus clarkii", selezionato dall’uomo per avere un ciclo di vita breve ma alti tassi di fecondità.

In pochi mesi può superare i 50 grammi di peso, mentre una femmina di soli 10 centimetri di lunghezza è in grado di produrre fino a 600 uova e, per di più, la specie è attiva sessualmente quasi tutto l’anno. L’invasione del crostaceo secondo gli esperti diventa ogni anno sempre più pericolosa perché l'animale si nutre delle specie autoctone ed è considerato tra i portatori di una malattia mortale che in Europa fa strage delle specie native: la cosiddetta peste del gambero, cioè l’afanomicosi, chiamata così perché causata dal fungo Aphanomices astacii.

Allo stato selvatico scava tane e lunghe gallerie nei fondali da cui assorbe le sostanze tossiche che si depositano nel terreno: sconsigliato cibarsene. Inoltre sta facendo pian piano scomparire il già raro gambero da fiume italiano (Austropotamobius pallipes), del quale è più forte e resistente. Aggressivo e onnivoro, mangia vegetazione acquatica, uova, piccoli pesci e girini, nonché gli altri crostacei. Insomma, dopo il pesce siluro è arrivato un altro pericolo per l’equilibrio naturale del nostro ecosistema delle acque dolci e anche questo per colpa dell’uomo.

Stesso discorso per il pesce siluro

Guardate cosa hanno preso tempo fa due pescatori sempre nell'Adda, anche se più a sud, in provincia di Cremona:

Fa un certo effetto pensare che nei fiumi italiani girino simili bestioni: nell'Adda, si pescano pesci siluro lunghi oltre due metri. E il problema è che non si tratta neppure di una razza autoctona, ma anche in questo caso di una specie diffusasi negli ultimi anni, che sta turbando non poco anche l'ecosistema indigeno.

Regione Lombardia ha stanziato 20mila euro per l'operazione di contenimento del pesce siluro in 20 aree del fiume Adda, a partire dal lago di Olginate. Ne trarrà beneficio la comunità ittica: la riduzione del siluro favorisce la ricolonizzazione delle specie autoctone.

Gli interventi sono stati concentrati in zone particolarmente a rischio individuate grazie alle precedenti operazioni, nello specifico, oltre al lago di Olginate, si tratta di due aree di Brivio, una a Imbersago, Porto d'Adda, Cornate, Rivolta, Robbiate, un'altra nella zona di protezione speciale Il Toffo. Se ne aggiungono due a Cassano e due a Fara e ben 4 a Paderno d'Adda. Tre le aree interessate a Trezzo.

Il siluro rappresenta una seria minaccia per la biodiversità degli ambienti in cui abita. E' un predatore pericoloso, ma anche un rivale quasi imbattibile per gli altri predatori, mette a rischio la sopravvivenza di intere specie autoctone. Supera i due metri di lunghezza e i 100 chili di peso, dimensioni che gli garantiscono naturale difesa contro altri animali. E' molto resistente, sopravvive con bassa ossigenazione. Si riproduce incontrastato dagli anni '90 per tutto il Po, devastando la biomassa di troppe zone.

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