La finestra di Calvetti

Il Como ko in campo, ma la rivalità deve fermarsi al calcio

Il Como ko in campo, ma la rivalità deve fermarsi al calcio
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di Marco Calvetti

Soddisfo la voglia di levità passando dall’aspro terreno della politica all’erboso campo da calcio.
L’assist me lo offre, su un piatto d’argento, la vittoria del Lecco a Como per tre a zero. Mai capitato prima. Va bene che la categoria era “C”, ma di sicuro l’impresa dei blucelesti si scrive nella storia della società, che fu anche gloriosa.
Non vedo la squadra da quarant’anni, ma la seguo di sguincio per ragioni professionali. Lo sport è sempre una miniera generosa per i titoli sti dei giornali (quorum ego). Negli anni d’oro il mio approccio al derby è sempre stato morbido e non solo per un certo distacco dal tifo acceso, ma piuttosto perché mio padre Alberto, lecchese doc, e riconosciuto maestro di giovani calciatori, aveva sposato mia madre, Carla, comasca di nascita e di genia. La neutralità era una forma di rispettosa equità verso i miei genitori.
Le partite in trasferta le ho viste per anni: si andava con la famiglia a Como per trovare i parenti di mamma e, dopo pranzo, di corsa al Sinigaglia, nel settore “distinti”. Ho contato più sconfitti che vittorie, ma quel mi piaceva era l’incontro allo stadio con gli amici lecchesi, ben più caldi di me. Ritrovarci li era un rito, anche se ci eravamo visti a Lecco il giorno prima. Peccato che poi, alcuni di loro, se le davano di santa ragione, promettendosi il resto per il ritorno.
Da giornalista poi, alla guida di testate cartacee e televisive, mi sono ritrovato a documentare pestaggi premeditati, come quello della domenica nella quale, mentre si giocava la partita, due opposte fazioni di ultrà si erano date appuntamento a Lipomo per un regolamento di conti, corredato da contusioni e denunce.
Ora il clima è cambiato e le relazioni tra i cugini (una volta “odiati”) dei due rami volgono al bello, come testimoniano fusioni istituzionali e intese associative in corso. La Camera di Commercio è tornata unica e può davvero essere la casa di compensazione e mediazione delle diversità e insieme il motore per una economia che ha bisogno di due polmoni sani per respirare.  Sono andato oltre le righe previste, e molte di più ne avrei nella faretra, solo si volessi tirare frecce e frecciate, ma ora ritengo assai più utile l’aratro dell’arco e più fruttuoso investire sugli accordi che sulle rivalità e le rivalse.
Se poi questa nuova stagione nasce sotto il sole di un tre a zero in trasferta, lascio l’equidistanza e, per un giorno, mi vesto di bluceleste.
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