Inaugurato il cippo in memoria di Giovanni Ripamonti, calolziese deceduto a Mauthausen FOTO

"Grazie per l'importante partecipazione a questo evento - ha detto il sindaco Marco Ghezzi - Ringrazio tutte le persone che hanno reso possibile il ricordo di questo nostro concittadino".

Inaugurato il cippo in memoria di Giovanni Ripamonti, calolziese deceduto a Mauthausen FOTO
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Inaugurato il cippo in memoria di Giovanni Ripamonti, calolziese deceduto a Mauthausen, nell'area adiacente al Dancing Lavello.

Tantissimi presenti

Nella mattina di sabato 11 maggio l'Amministrazione calolziese si è riunita in zona Lavello per l'inaugurazione del cippo in memoria di Giovanni Ripamonti, deceduto a Mauthausen. Presenti anche il figlio Franco e Fabio, numerosi parenti, i rappresentanti di classe dell'Istituto Rota con i professori, il corso musicale della scuola media Manzoni, alcuni studenti della scuola Cittadini e numerose associazioni tra cui quelle degli Alpini, dei Marinai d'Italia, dei Carabinieri e dell'Anpi. "Grazie per l'importante partecipazione a questo evento - ha detto il sindaco Marco Ghezzi - Ringrazio tutte le persone che hanno reso possibile il ricordo di questo nostro concittadino".

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Presenti i figli Franco e Fabio Ripamonti

"Non ho mai avuto la fortuna di conoscere mio padre e oggi sono veramente commosso di poter ricordarlo con questo cippo nella sua e nostra Calolziocorte - ha raccontato il figlio Franco - Mi è stato raccontato che quindici giorni prima della mia nascita c'è stato un avvertimento delle SS e i nostri parenti hanno consigliato a mio papà di andare in Svizzera. Mio padre però non ha voluto abbandonare la famiglia e così le SS lo hanno portato all’hotel Regina a Milano, poi al carcere di Milano, a Fossoli e a Bolzano. Da qui è arrivata la sua ultima lettera a mia mamma Piera prima che lo portassero a Matthausen. Successivamente abbiamo ricevuto la testimonianza diretta di un calzolaio di Milano, internato due mesi prima della fine della guerra, che ci ha raccontato che era di fianco a mio padre nelle baracche: un giorno è andato in infermeria e non è più tornato".

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