Terrorismo e legami con l'Isis: pena definitiva per il pugile lecchese e la moglie
Durante le indagini era stato intercettato un messaggio audio ritenuto un’esortazione a colpire l’Italia.
La Cassazione ha confermato quattro condanne, a due uomini e due donne residenti, tutti in Lombardia, per associazione con finalità di terrorismo e per per legami con l’Isis. Tra questi figura anche Abderrahim Moutaharrik, il kickboxer di origine marocchine ma residente a Lecco considerato uomo vicino al Califfato.
Terrorismo e legami con l'Isis: pena definitiva per il pugile lecchese e la moglie
L'uomo venne arrestato aprile 2016, e poi condannato in primo grado a 6 anni di carcere. La stessa pena gli venne inflitta anche dai giudici della Corte d’Appello di Milano il 22 novembre 2017. Con la sentenza espressa dai giudici della massima Corte è diventata definitiva anche la condanna a 3 anni e 4 mesi per sua moglie, Salma Bencharki, con la quale, secondo quando ricostruito dall’inchiesta condotta da Digos e Ros e coordinata dalla procura di Milano, intendeva partire da Lecco per la Siria. Classe 1988, marocchino naturalizzato italiano, operaio con casa a Lecco in via Panigada, ma anche campione di arti marziali, Moutaharrik era uno straniero perfettamente integrato e un insospettabile adepto della Jihad.
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Le altre condanne
Anche per altro due imputati sono state confermate in via definitiva le pene. Wafa Koraichi sorella di Mohamed Koraichi, marocchino che assieme alla moglie italiana Alice Brignoli di Bulciago e ai loro tre figli ha lasciato l'Italia per la Siria, dovrà scontare 3 anni e 4 mesi di reclusione. Infine condanna in ultimo grado e pena di 5 anni e 4 mesi ad Abderrahmane Khachia, residente a Brunello, in provincia di Varese. Si tratta del fratello di Oussama Khachia, il 30enne morto in Siria dopo essere stato espulso dall’Italia per sospetta apologia di terrorismo.
Cellula lecchese dell’Isis
Durante le indagini era stato intercettato un messaggio audio ritenuto un’esortazione a colpire l’Italia. I quattro si sono sempre difesi asserendo che mai avrebbero compiuto azioni violente e negando contatti con il Califfato. La Cassazione ha ritenuto inammissibili i ricorsi presentati dai difensori, concordando con quanto chiesto nella sua requisitoria dal sostituto pg Luigi Birritteri.