Premio Paolo Cereda: i beni confiscati diventano "cosa di tutti". Premiati gli studenti
La legalità si impara sui banchi di scuola: premiate cinque classi. "Tutti i lavori hanno un valore".

“Erano cosa loro, ora sono cosa di tutti”. È questo lo slogan che ha accompagnato la settima edizione del Premio Paolo Cereda, culminata martedì 27 maggio all’Officina Badoni con la cerimonia di premiazione dei progetti vincitori. Una mattinata densa di riflessioni, emozioni e testimonianze, che ha visto protagonisti studenti, docenti, istituzioni e rappresentanti del mondo civile, tutti uniti nel ricordo di Paolo Cereda e nella lotta contro le mafie.
Premio Paolo Cereda: i beni confiscati diventano "cosa di tutti"
Ha aperto l’evento Alberto Bonacina, referente di Libera Lecco, che ha ringraziato le 32 classi partecipanti: “Solo cinque saranno premiate, ma i vincitori siete tutti. Dedicare tempo e risorse a questi temi è fondamentale. Quest’anno abbiamo scelto di concentrarci sui beni confiscati, che raccontano la presenza della criminalità organizzata anche sul nostro territorio. Beni come il Fiore o il Giglio oggi sono luoghi della comunità. Presto aprirà un appartamento a Olate e una sartoria sociale è già attiva a Costa Masnaga. Un segnale concreto di rinascita”.
Luca Cereda, giornalista e conduttore della giornata, figlio di Paolo e membro della giuria insieme a Ida De Gregorio e Stefano Vassena, ha sottolineato: “Tutti i lavori hanno un valore. L’obiettivo è costruire una società fondata sulla socialità, non sull’individualismo”.
Il sindaco di Lecco, Mauro Gattinoni, ha ricordato il ruolo di Paolo Cereda nella città e l’impegno civico che ne è seguito: “Grazie a questo lavoro di memoria, tutti noi continuiamo a impegnarci. La mafia sottrae risorse oggi, e per contrastarla servono anticorpi forti. Come Comune, facciamo parte di Avviso Pubblico e abbiamo istituito una commissione antimafia. Dobbiamo saper riconoscere i segnali quando qualcosa non va”.
Anche il presidente del consiglio comunale, Roberto Nigriello, ha lanciato un appello alla responsabilità: “Sono tra i promotori del bando che ha dato vita a questo premio. Non possiamo permetterci esitazioni. Il tema della legalità riguarda tutti: nell’ultimo mese lo Stato ha sciolto tre Comuni per infiltrazioni mafiose. Anche Lecco, negli anni ’90, ha vissuto le ferite lasciate dalla famiglia Coco Trovato. Ma oggi siamo un esempio virtuoso nel riutilizzo dei beni confiscati”.
Parole di incoraggiamento anche da Marina Ghislanzoni, dell’Ufficio scolastico territoriale: “Ideare, confrontarsi, scrivere. Questo è vero apprendimento, questa è educazione civica”.
E da Maria Grazia Nasazzi, della Fondazione comunitaria lecchese: “Siamo affezionati a questo bando, è un’occasione preziosa per parlare ai giovani”.
Il prefetto di Lecco, Sergio Pomponio, ha ribadito l’urgenza di vigilare: “La mafia è anche qui, non guarda all’origine. Le bande, il bullismo, sono forme di sopraffazione, negazione della libertà. Fate attenzione: spesso il criminale è uno di noi. La legalità si difende con piccoli gesti, ogni giorno”.
Cinque i progetti premiati, ciascuno con un riconoscimento da 1.000 euro
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La 2D della scuola media di Molteno ha raccontato la storia del Giglio di Lecco attraverso un diario narrato dal punto di vista dei locali stessi.

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La 2B dell’Istituto comprensivo di Valmadrera ha ideato un gioco da tavolo ispirato a Poliminix, realizzando pedine in 3D.

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La seconda del Liceo scientifico Agnesi di Merate ha prodotto un video su un bene confiscato a Osnago.

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La 3A dell’Istituto Maria Ausiliatrice di Lecco ha creato un percorso interattivo sulla pizzeria Fiore, un fumetto per i più piccoli e pagine digitali per riflettere mentre si consuma la pizza.

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La 4A servizi commerciali dell’Istituto Parini di Lecco ha realizzato un video con interviste ai responsabili di Fiore e del Giglio.

A chiudere il pomeriggio, Lorenzo Frigerio, coordinatore di Libera Lombardia: “Le mafie sono qui, investono nella nostra regione. La Lombardia è la piazza principale del narcotraffico. La seconda edizione sul tema dei beni confiscati non è casuale: dobbiamo chiederci tutti, ragazzi compresi, cosa possiamo fare per contrastarle. Ricordo Paolo Cereda, mio amico d’infanzia: ha sempre garantito che le cose venissero fatte con serietà. Oggi la pizzeria Fiore è un simbolo che funziona. I beni confiscati non sono cosa loro, ma cosa nostra, non dimenticatelo”.
L’appuntamento con la legalità è già fissato per il prossimo anno. Tutti i progetti saranno pubblicati sul sito premiopaolocereda.it.
Andrea Gianviti