Lecco-Bergamo, ieri l'incontro dei comitati con le istituzioni. Ghezzi: "O si fa così o non si fa"
I due comitati hanno invitato i sindaci di Calolzio, Lecco e Vercurago a chiedere uno studio di fattibilità ad Anas in merito alla "soluzione 4" da loro proposta

Dura la risposta del sindaco di Calolziocorte, Marco Ghezzi, alla richiesta - da parte del Comitato di Chiuso e del Comitato calolziese per una nuova Lecco-Bergamo - di chiedere ad Anas la realizzazione di uno studio di fattibilità per una eventuale "soluzione 4", oltre alle tre già valutate, per la Variante di San Gerolamo, che possa risultare meno impattante per i residenti e per l'ambiente e che risolva davvero il problema del traffico, questione che, per i due comitati, non verrebbe risolta affatto con la proposta attuale, la soluzione 1. La tematica è stata affrontata nel tardo pomeriggio di ieri, venerdì 23 maggio 2025, nel corso di un confronto promosso dai due comitati, al quale erano invitati i rappresentanti delle istituzioni e degli ordini professionali, alla Casa sul Pozzo, a Chiuso.

Lecco-Bergamo, ieri l'incontro dei comitati con le istituzioni. Ghezzi: "O si fa così o non si fa"
Tra le istituzioni e i rappresentanti degli ordini professionali che hanno accolto l'invito dei due comitati, oltre al sindaco Ghezzi, il consigliere regionale Gian Mario Fragomeli, il vicepresidente della Provincia Mattia Micheli, i sindaci di Monte Marenzo, Vercurago e Lecco (rispettivamente, Paola Colombo, Roberto Maggi, Mauro Gattinoni), oltre ad alcuni consiglieri comunali del capoluogo e Vittorio Addis, membro del Consiglio Nazionale degli Ingegneri.
Nel corso della serata, Luca Dossi, presidente del Comitato di Chiuso, e Paolo Cola, presidente del Comitato di Calolziocorte per una nuova Lecco-Bergamo, hanno illustrato ai presenti - oltre alle autorità, in sala c'erano anche alcuni cittadini di Chiuso e di Calolzio - le problematiche che la soluzione 1 della Variante di San Gerolamo comporterebbe e l'eventuale quarta alternativa proposta dai due comitati. Dossi e Cola hanno sottolineato come i comitati siano favorevoli alla realizzazione della Lecco-Bergamo, ma con un tracciato diverso da quello attualmente previsto.
Lo studio della soluzione 1 da parte di Anas
Come spiegano Dossi e Cola nel corso della loro relazione, Anas, su decreto del commissario straordinario Luigi Valerio Sant'Andrea, era stata incaricata di approfondire la soluzione 1 che salvaguarda gli imbocchi nord e sud già realizzati. Questa soluzione - fanno però notare i rappresentanti dei due comitati - comporta interferenze con la linea ferroviaria, demolizioni e occupazioni per il consolidamento delle tratte in materiali sciolti (è necessario l'abbattimento di 9 o 10 edifici), implica il trasferimento temporaneo di famiglie e attività commerciali (sono infatti necessari espropri temporanei per 9000 metri quadri) e utilizza l'ingresso sud (quello di Calolziocorte), completamente allagato da oltre 10 anni. La soluzione 1, inoltre, prevede aree di cantiere di 11mila metri quadri a Calolziocorte e di 475 metri quadri a Chiuso. La stessa Anas, in conclusione del suo studio, ha rilevato alcune perplessità e ha ritenuto preferibile l'adozione della soluzione tre - hanno spiegato i rappresentanti dei comitati - tuttavia, la scelta è ricaduta comunque sulla soluzione 1, la meno costosa, che prevede tecniche di scavo tradizionali.

Le osservazioni dei comitati
I due comitati ritengono che, nella progettazione della variante di San Gerolamo, sia necessario superare l'intero abitato di Calolziocorte, poiché la soluzione indicata in Conferenza dei Servizi dal commissario termina invece nel centro di Calolzio e tutto il traffico in entrata e in uscita dall'imbocco di Calolzio terminerà quindi sulla rotatoria urbana di via Padri Serviti, di soli 8 metri di diametro; il traffico transiterà inoltre nella zona del Monastero del Lavello e si intensificherà nei pressi dell'istituto Rota, l'area del mercato, del cimitero e del nido, con pericolose conseguenze per la sicurezza dei pedoni. Dunque, secondo i due comitati il rischio sarebbe quello di "spostare avanti di tre chilometri traffico e incolonnamenti, nel centro urbano di Calolzio".

La rotatoria di via Padri Serviti

I due comitati fanno inoltre notare come la soluzione 1 sia priva di uno studio del traffico, oltre alla necessità di abbattere 9 edifici del centro di Calolzio e alla previsione di effetti di subsidenza (cedimento) indotti dagli scavi, con relative implicazioni nelle aree circostanti al cantiere, che interesserebbero 31 edifici.

Gli edifici da demolire

Gli edifici che subirebbero cedimenti indotti dagli scavi

Le aree soggette ad occupazione temporanea e esproprio
Inoltre - prosegue la relazione dei comitati - con la soluzione proposta in due lotti (San Gerolamo e Lavello) - è necessario un doppio attraversamento del sedime ferroviario, non sono previsti collegamenti per il traffico delle frazioni alte di Calolzio (Rossino e Lorentino) e per i comuni di Erve, Carenno, Monte Marenzo e Torre de' Busi, che percorreranno le attuali strade per recarsi a Lecco o a Bergamo.
I due comitati hanno infine esposto i punti di criticità circa il mantenimento dell'imbocco sud a Calolziocorte, facendo notare come quest'ultimo sia sotto il livello del fiume Adda e completamente sommerso da oltre 10 anni, con necessità di rifacimento, e come siano frequenti le esondazioni del fiume, con conseguenti probabili frequenti chiusure che avrebbero ripercussioni sul traffico. In conclusione, gli scavi della galleria potrebbero intaccare l'efficienza dei pozzi potabili.

I comitati chiedono una diversa soluzione
Alla luce delle sopracitate osservazioni, i due comitati vorrebbero chiedere ad Anas lo studio di un percorso alternativo con una diversa ipotesi di tracciato che preveda la revisione degli ingressi di Chiuso e di Calolziocorte; proceda a monte e non a lago, per uscire oltre la frazione di Sala, senza interferire con l'abitato di Calolzio; consenta il superamento dell'abitato di Calolzio, l'innesto al Ponte Cantù e il raccordo verso la successiva variante di Cisano della Lecco-Bergamo; contempli la possibilità di prevedere uno svincolo a monte per raccogliere il traffico proveniente dai comuni e dalle frazioni montane, senza incanalarlo nel centro di Calolziocorte.
I due comitati chiedono inoltre la comparazione dei costi della soluzione che prevede i due lotti (San Gerolamo e Lavello) con quella a lotto unico; la comparazione dei rischi tra gli scavi da effettuare a monte e quelli a lago; la comparazione degli effetti delle preesistenze in termini di demolizioni, espropri e aree di cantiere fra le due soluzioni e la comparazione dei rischi per indennizzi conseguenti; la comparazione del diverso impatto su ambiente, popolazione e traffico. Proprio per questo i due comitati hanno lanciato una petizione pubblica nella quale chiedono una diversa ipotesi di tracciato, rivolta al ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Matteo Salvini, al commissario straordinario Fabio Massimo Saldini, a Regione Lombardia e alle province di Lecco e di Bergamo. La petizione ha raccolto al momento 150 firme.

La parola alle istituzioni
Come anticipato, il sindaco di Calolzio, Ghezzi, ha risposto ai comitati che "O si fa così o non si fa": "Deve esserci la consapevolezza che modificare il progetto significa non fare più nulla - ha ribadito - l'alternativa quindi è la seguente: realizzare questo progetto, con tutte le sue criticità, o non fare nessun progetto".
Un "ultimatum", quello di Ghezzi, che non è stato ben accolto dai cittadini presenti: "Questo progetto presenta troppi rischi nei confronti dei cittadini, oltre a danni ambientali, per poi non risolvere il problema del traffico: se le cose stanno così, allora è meglio non fare niente", la replica di un pendolare calolziese.
Sulla stessa linea di Ghezzi il vicepresidente della Provincia Micheli, che ha ricordato come oggi si è in grado di avere una facilitazione burocratica grazie alle Olimpiadi di Milano-Cortina (l'opera rientra infatti nel pacchetto di interventi infrastrutturali sbloccati o accelerati grazie ai Giochi olimpici), e che rivedere il progetto significa tornare al "punto zero": "Chi subisce le conseguenze dirette è evidente che avrà un danno, e ho rispetto per queste persone, ma un amministratore pubblico deve avere una visione più ampia", la chiosa.

Di altro avviso il consigliere Fragomeli, che ha sottolineato: "Siamo ancora solo ad una linea progettuale; abbiamo chiesto uno studio di fattibilità per le due corsie sul Quarto Ponte: possiamo chiederne uno ad Anas anche per la variante di San Gerolamo. Se la quarta alternativa non si può fare, ci mettiamo il cuore in pace, ma non diciamo che non ci sono i tempi, perchè non è vero".

Dello stesso parere il sindaco Gattinoni: "Non voglio creare false aspettative, ma chiedere uno studio di fattibilità ci renderebbe tranquilli di aver fatto lo sforzo giusto per sapere se l'alternativa proposta dai comitati sia o meno realizzabile".

Anche il sindaco di Vercurago, Roberto Maggi, ritiene lecito presentare una obiezione alla soluzione 1, però incalza: "Siamo disposti ad aspettare? I miei cittadini mi chiedono sempre quando verrà realizzato il tunnel. Se Calolzio e Lecco decideranno di fare qualche azione noi ci aggreghiamo, ma deve essere un'azione comune e concreta".

L'ingegnere Addis ha infine sottolineato come prima bisognerebbe guardare agli aspetti ambientali e sociali, e solo dopo a quelli economici... "Se no capita quello che è successo a Genova con il crollo del Morandi", evidenziando anche come la stessa Anas abbia avanzato dubbi sulla soluzione 1.

I due comitati hanno quindi invitato i sindaci di Calolziocorte, Lecco e Vercurago a chiedere uno studio di fattibilità ad Anas in merito alla "soluzione 4" da loro proposta.